Dal rigore di Southgate nel 1996 nascono incubi e sogni dell’Inghilterra agli Europei
"It’s coming home, it’s coming home, it’s coming. Football’s coming home" cantavano i The Lightning Seeds nella canzone "Three Lions (Football’s Coming Home)" per gli Europei in Inghilterra del 1996. Da quel momento in poi e in particolare durante il Mondiale di Russia 2018 i tifosi inglesi ascoltavano, cantavano e sognavano con questa canzone, perché se il senso della canzone originale era che dopo molti anni un grande torneo di calcio si svolgeva di nuovo in Inghilterra, virando leggermente il senso stesso secondo un’altra accezione tifosa, i supporter volevano e speravano che l’Inghilterra stesse per riportare a casa un trofeo, riconsegnando ai maestri quello che spetta loro, ovvero il titolo.
Nel 1996 la squadra guidata da Terry Venables vinse il girone, travolgendo Scozia e Olanda, passò i quarti ai rigori contro la Spagna ma ancora una volta ai rigori (come sei anni prima in Italia) fu la Germania a battere gli inglesi in semifinale. Fu una bella avventura, il Paese la ricorda ancora con piacere, anche se il calcio da un punto di vista organizzativo era tornato a casa, però non la vittoria. L’unica volta che l’Inghilterra ha vinto un grande trofeo internazionale è stato nel 1966, ancora una volta in casa, quando riuscirono a battere la Germania Ovest in finale grazie a un’incredibile tripletta di Geoffrey Hurst (con tanto di gol fantasma che assillerà i protagonisti di quella partita per millenni).
Tornando al 1996, chi sbagliò il rigore decisivo per la fine del sogno inglese? Gareth Southgate, attuale commissario tecnico inglese che ha questo panorama davanti a sé: alleno l’Inghilterra con la quale ho subito una delle delusioni più grandi della mia vita calcistica. La alleno dopo che ho fatto bene ai Mondiali 2018 e ho discrete chance di comportarmi bene anche in questi Europei. Come nel 1966 e nel 1996 gioco praticamente in casa tutto il torneo perché l’Inghilterra giocherà a Londra le tre partite del girone iniziale contro Croazia, Scozia e Repubblica Ceca e se riuscirà a qualificarsi come prima, cosa non impossibile vista ad esempio la caratura della Repubblica Ceca nostra ultima avversaria in amichevole, giocherà gli ottavi ancora una volta a Londra, i quarti eventualmente a Roma e poi ancora semifinali e finali che si disputeranno tutte a Wembley. Potrebbe essere quindi un Europeo per il 90% inglese per la squadra dei Tre Leoni e questo fa tornare al panorama di cui sopra e alla domanda: riuscirà Gareth Southgate a scrivere questa sorta di feuilleton melodrammatico per cui sarà l’allenatore che “porterà” il calcio in Inghilterra, dopo che era stato lui a far finire il sogno di Euro 1996? "Ci ho pensato per un paio di decenni", ha raccontato di recente su quell'errore.
Al netto e in attesa del destino, resta da ragionare sulle idee di Southgate e sulla rosa che ha l’Inghilterra. Southgate in Russia ha dimostrato soprattutto di saper gestire il gruppo, di mettere i calciatori nei posti giusti, ma le sue scelte sono ancora poco concepibili da tanti punti di vista. Prima di tutto non riesce a scegliere un modulo preciso, cercando a volte di andare incontro all’utilizzo che di alcuni calciatori fanno le rispettive squadre di club, mentre altre volte li fa giocare in posti e con compiti assolutamente differenti. Ad esempio non si decide a giocare con la difesa a 3, schierando Walker da centrale di destra come nel Manchester City, oppure con quella a 4, scegliendo fra i diversi terzini destri che ha convocato (Trippier, Walker, Reece James e aveva convocato anche Alexander-Arnold, infortunatosi e sostituito con Ben White, anche lui schierabile come terzino destro). Tutta questa abbondanza su un lato, mentre al centro se Harry Maguire non recupera perfettamente dai suoi problemi, ci sono Stones, Ming e Coady, non il massimo.
A centrocampo o si va verso l’usato anche un po’ usurato come Henderson o si va verso il nuovissimo che avanza, come Bellingham che ha 17 anni. In attacco poi c’è fin troppa abbondanza e bisogna ancora una volta capire come poter far coesistere almeno per spezzoni di partite uomini come Sancho, Grealish, Sterling, Rashford, Foden e Saka. Certo, leggendone i nomi e unendovi anche il centravanti titolare, Harry Kane, uno si può chiedere cosa c’è da lamentarsi, ma non avere quasi per nulla gerarchie e strutture tattiche precise e mandate a memoria potrebbe causare della confusione. Southgate potrebbe per sua fortuna utilizzare le tre non impossibili partite della fase a gironi per costruirsi la sua squadra e poi da lì iniziare a macinare grazie alle tante bocche di fuoco che ha.
Una cosa è certa, questo Europeo per l’Inghilterra è molto inglese, anzi londinese e il primo tassello del “Coming home” è stato portato a casa. Adesso bisogna capire se anche un titolo riuscirà ad arrivare nella sede della FA. Per questo dobbiamo aspettare e vedere se tutto si incastra nel modo migliore.