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Da Sarri a Thiago Motta, perché alla Juventus chi prova a “fare calcio” finisce sempre male

La Juve deve investire forte e bene, oltre che aprirsi al nuovo, per poter reggere il confronto con le squadre migliori d’Europa: ecco cosa non ha funzionato, dalla scelta di Sarri nel 2019 a quella di Thiago Motta.
A cura di Jvan Sica
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La storia della Juventus è una storia di idee e potere, variamente distribuite nell’arco di più di cento anni di vita. Come appendice e in un certo senso manifesto popolare dell’industria più importante della nazione, la Juventus ha sempre cercato di abbinare la forza della gestione e la capacità di innovare come basi delle sue vittorie e del suo successo appunto popolare.

Seguendo anche le indicazioni e i desideri di Giovanni Agnelli, dagli anni ‘60 in poi la Juve ha comprato molto bene, lavorando con squadre provinciali divenute vere e proprie fattorie di allevamento per giocatori che poi avrebbero calcato i grandi palcoscenici in bianconero e ha anche cambiato le sue idee quando il mondo del calcio lo imponeva. Per fare un esempio poche volte riportato, la Juve nel 1976 prende un allenatore di 37 anni, Giovanni Trapattoni, e fonda sulle sue idee innovative ma allo stesso tempo concrete una grandezza calcistica che dura quasi quindici anni. Sono un po’ di anni a questa parte che questi principi storici della Juventus non cambiano, ma i risultati sono molto diversi perché il mondo intorno è cambiato in maniera drastica.

Sarri e Allegri, due filosofie diverse alla Juventus
Sarri e Allegri, due filosofie diverse alla Juventus

Andrea Agnelli nel 2016 per rilanciare la Juventus ha bene in testa i principi storici della Juve e li attua. Prende Higuain dal Napoli e Pjanic dalla Roma, togliendo i due migliori giocatori alle sue due concorrenti dirette in Italia e poco dopo si apre anche al nuovo, prendendo Sarri come allenatore. Secondo i dettami classici tutto sarebbe dovuto andare come di consueto ma qualcosa si inceppa. Sarri vince uno scudetto ma non piace, l’idea che fino a quel momento la Juventus aveva vinto per manifesta superiorità e non per bellezza e potenza di gioco infastidisce buona parte dei tifosi, ma soprattutto il calcio sarriano non fa risultati in Europa, il tavolo da gioco dove le società contemporanee devono misurarsi davvero.

Fallito l’esperimento Sarri, Agnelli non vuole buttare tutto a mare e cerca di seguire l’onda scegliendo un Sarri in potenza benvoluto dall’ambiente, Andrea Pirlo, ma le cose vanno anche peggio. Dopo la controrivoluzione di Massimiliano Allegri, che porta quasi nulla, rendendo ancora più sterile il gioco juventino, si tenta una terza rivoluzione dolce puntando su un allenatore che voglia attuare modelli di gioco contemporanei. Come abbiamo visto, anche Thiago Motta è saltato.

Perché i principi classici del mondo Juve, potere e idee nuove, non valgono più? Prima di tutto perché il mercato si è complicato tanto con investitori e bacini economici con cui è diventato difficile competere e questo fa saltare l’acquisto di calciatori necessari per ricostruire. Per fare un esempio molto semplice, la Juve degli anni ‘80 e ’90 insieme a Thiago Motta avrebbe preso anche Calafiori e Zirkzee, predisponendo al cambiamento rapido l’intera squadra. I due invece vanno nell’Eldorado della Premier League e per non far immalinconire subito Motta, la Juve va a finire che paga troppo Koopmeiners.

Thiago Motta nelle sua ultima partita da allenatore della Juventus.
Thiago Motta nelle sua ultima partita da allenatore della Juventus.

La seconda cosa che non si è vista rispetto al passato è una società che spiega e in qualche modo impone all’ambiente la sua visione. Il sistema mediale non è governabile come prima, questo è da dire, però è anche vero che dopo le prime partite di Motta, il mondo Juve era già quasi del tutto scandalizzato dall’aver ripudiato le vittorie allegriane per un allenatore messo lì solo per sbiancare quel periodo vincente con un gioco decente. Posta in questo modo, al primo anche piccolo problema, il carico di polemiche diventa devastante e non viene retto né dall’allenatore e, come sta uscendo in queste ore, nemmeno da uno spogliatoio in mezzo al vento dei commenti social.

Thiago Motta è stato esonerato anche per difficoltà di gestione dello spogliatoio, perché non ha migliorato nessun elemento della rosa, perché non ha gestito bene la vicenda Vlahovic e in fondo non ha fatto giocare bene la squadra, ma il mondo Juve deve cercare di aprirsi al nuovo senza preconcetti e disturbi legati al passato. La Juve è prima di tutto frontiera e deve esserlo soprattutto in questo calcio, altrimenti si resta indietro ancora più giri rispetto a quelli già presi dalle squadre top in Europa che non hanno paura di cambiare e investono forte dove e quando serve. Forse i soldi di una volta non ci sono più e allora bisogna accelerare con le idee.

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