Da risolutore a esubero: i 365 giorni di Piatek, scaricato dal Milan (dopo Ibra)
Dal 23 gennaio 2019, data dell’arrivo di Piatek al Milan, ad oggi, gennaio 2020, per il polacco di Dzierżoniów è completamente cambiato l’universo. Da risolutore a esubero, da pistolero insaziabile a uno dei tanti, forse troppi, problemi del Diavolo. Che non lo ho ancora ufficialmente scaricato ma che, allo stesso tempo, con un Ibra in più ripone sempre meno fiducia in lui. Rimasto vittima delle crisi di gestione dei rossoneri, dei moduli, dei cambi di allenatore ma anche dal peso di un investimento, da 38 milioni di euro, importante. Le colpe, condivise, lo stanno conducendo verso altre strade, orizzonti e lidi. Con l’Aston Villa, dalla Premier, pronto a mettere sul piatto 30 milioni di euro per portare l’ex cannoniere del Grifone al Villa Park per salvare, in una condizione ambientale di certo non più facile di quella di Milano, i Villans di Dean Smith dal purgatorio della Championship. Ecco, dunque, l’anno ma anche le eventuali colpe e responsabilità del Milan e di Piatek per un’avventura (insieme) poco felice.
I numeri del Pistolero: boom al Genoa, normal one al Milan
L’annata 2017/18 col Cracovia, chiusa con 21 centri in 36 gare di campionato, apre le porte della Serie A a Piatek. Il Genoa di Preziosi, sempre attento ai nuovi talenti che si affacciano nel calcio che conta, scommette tutto sul bomber di Dzierżoniów investendo 4.5 milioni di euro per portarlo al ‘Ferraris’. Una scommessa, l’ennesima del patron dei rossoblù, che però funziona da subito.
Da quando in estate, nel corso del terzo turno di Coppa Italia col Lecce, Piatek si presenta realizzando tutti e quattro i gol che servono alla compagine di Ballardini per battere i salentini. Insomma, l’esordio, come anche la prima parte della stagione del polacco, sono da craque, da nuova stella del football, da intelligente presa di mercato. Il #9 del Grifone segna in ogni occasione, è affamato e non smette di gonfiare le reti avversarie tanto da mettere in fila 9 gol nelle prime otto di campionato. Tanto, da guadagnarsi il soprannome di bomber che, tradotto in polacco, significa killer, uno che spara tanto e che, dunque, si trasforma in un letale pistolero. Di qui l’esultanza cult con le colt fumanti e l’estasi di tutti i fanta-allenatori che, come Preziosi, hanno puntato su di lui. E così, a gennaio, il Milan, impelagato nella lotta per un posto in Champions, lo acquista per 38 milioni di euro dopo un avvio da incorniciare fatto di 19 firme in 21 gare totali (0.9 gol per gara).
Un trend spaziale che giustifica l’entusiasmo e la fiducia in lui in tutto l’ambiente rossonero. Una fiducia però in parte ripagata nella seconda metà del 2018/19 con 11 gol in 21 match totali (0.53 gol per match) ma con un rendimento in calando. Un climax discendente che, giornata dopo giornata, dopo la doppietta nell’esordio dal primo minuto col Napoli in Coppa Italia e 8 marcature nelle prime 11 in Serie A con la nuova maglia, lo conduce all’attuale crisi (irreversibile?) con i colori del Diavolo. Da aprile, il baratro in cui cade racconta di una sola realizzazione nelle otto gare finali della scorsa stagione e di soli 4 gol nelle 18 sfide di questo 2019/20. Prima, forse, della cessione: da letale pistolero a normal one, in un solo anno.
Il Milan non lo agevola, le difficoltà rossonere incidono su Piatek
Una crisi di rendimento che parte da lontano e che non può essere solo colpa del calciatore. Il Milan, infatti, in 12 mesi, ha cambiato tre allenatori con Piatek che è passato da Gattuso a Giampaolo a Pioli e per diversi sistemi di gioco. Tutti, almeno in teoria, funzionali alle sue qualità e alla sua voglia di gol. Eppure, l’unico modulo che sembra averlo agevolato nella sua avventura meneghina è quello proposto da Ringhio che col suo 4-3-3 ha spesso messo nelle migliori condizioni per colpire il polacco con l’ex mediano rossonero quale secondo miglior tecnico italiano, dopo Ballardini (13 reti in 8 gare), per gol raccolti dal pistolero, 11 in 21 match.
Poi, un suo calo mentale, dopo una partenza sprint, e le tante incertezze tecnico-tattiche in casa Milan, hanno fatto il resto per un ragazzo, ora, all’interno di una spirale negativa da cui sembra incapace di uscire: con i 4 gol (uno ogni 297’ di gioco), di cui tre su rigore, come magro, magrissimo bottino di un Milan abulico, a quota 16 gol in 18 sfide e col terzo peggior attacco del campionato.
Pagato 38 milioni di euro, forse troppi
Il peso dell’investimento, dei 38 milioni di euro avrà sicuramente inciso su di un ragazzo non abituato a queste pressioni e a piazze così esigenti. Il boom di inizio anno, di inizio 2018/19 però, giustifica, almeno in parte, la spesa, l’esborso economico per un talento sembrato già pronto e di soli 24 anni. Oggi però, quella cifra, sembra esagerata in virtù di un rendimento normale ed esattamente non in linea con le aspettative di società, pubblico e staff tecnico. Le colpe, dunque, si possono quasi equamente distribuire fra calciatore e club.