“Cristiano Ronaldo si comporti come Filippo Ranocchia”: Capello spiega alla Juve come si fa
La Juventus comincia oggi la sua nuova stagione di Serie A a Udine con l'incognita Cristiano Ronaldo trasformata in solida certezza dalle parole pronunciate alla vigilia del match da Massimiliano Allegri: "Le voci le avete messe in giro voi, a me ha detto che resta". Si riparte dunque da CR7, cercando di far finalmente funzionare il rebus tattico dell'attacco bianconero, non del tutto risolto da Andrea Pirlo: oggi alla Dacia Arena il tecnico livornese schiererà un tridente formato da Chiesa e Dybala assieme al portoghese, mandando in panchina Morata e Kulusevski.
Un'idea su come far funzionare al meglio le cose lì davanti ce l'ha Fabio Capello, interpellato sulla questione dalla Gazzetta dello Sport. Il tema centrale è sempre Ronaldo: "Ai giocatori bisogna parlar chiaro, dire dove si è e dove si va. Chiarezza con tutti, dai ragazzi ai campioni. Se si può trattare Ronaldo come Ranocchia? Certo che si può, l’importante è che lui, Ronaldo, si comporti come Ranocchia. Bisogna avere il coraggio di agire con tutti alla stessa maniera, questo ti fa essere rispettato".
L'ex tecnico bianconero ha un messaggio anche per Paulo Dybala, si dia una mossa: "Ha tutto per essere un campione ma dico una cosa. Guardate Insigne: era bravo con la palla, poi qualcuno gli ha detto “devi anche correre” e lui ha corso per i compagni. Dybala dovrebbe dare quel qualcosa in più sul piano dinamico. Deve dare un segnale. È stata la mia battaglia con Savicevic. È durata sei mesi, poi ci siamo messi d’accordo. E i compagni da allora hanno lavorato per lui".
Quanto alle prospettive della nuova/vecchia Juve allegriana, Capello sentenzia: "È la favorita, anche se sarà una Serie A molto equilibrata. Io vedevo l’Inter davanti, anche dopo l’addio di Conte, ma Lukaku cambia tutto. Locatelli è un ottimo giocatore, ma la Juve era un’ottima squadra già prima. Io vedo in Allegri una persona che non fa voli pindarici. Quando guidi un gruppo, non devi seguire le mode ma adattare il sistema di gioco ai calciatori. Il calcio evolve ma la differenza la fanno i grandi giocatori. La realtà è questa".