Cristiano Ronaldo nella trappola del provocatore di Messi e Son: ha avuto la sua vendetta
Al–Bulayhi, ancora lui. Cristiano Ronaldo aveva un conto aperto con il calciatore dell'Al-Hilal ed è caduto nella trappola di nervi che gli è stata tesa per una ripicca mai dimenticara. Vecchie ruggini di un passato abbastanza recente che sono affiorate nel corso del match e poi deflagrate scatenando una rissa. Lo stesso difensore non è nuovo ad atteggiamenti sopra le righe quando incrocia l'Al-Nassr: nell'estate scorsa, al termine della finale di Champions araba, scoppiò una gazzarra per colpa di una bandiera e di una vendetta.
La furia di CR7 è esplosa nella semifinale di Supercoppa araba ed è stata devastante anzitutto per se stesso: quella reazione inconsulta gli è costata l'espulsione e, con ogni probabilità, anche un provvedimento disciplinare molto severo, aggravato dalla mimica verso il direttore di gara (ha agitato un pugno minaccioso dopo il cartellino rosso). È arrivata all'acme della tensione, dopo un altro faccia a faccia con l'avversario che ha provato (riuscendoci) a fargli perdere il lume della ragione.
C'è un video che mostra come Al-Bulayhi si comporta sempre allo stesso modo quando affronta con orgoglio al limite della spavalderia gli avversari, in particolare quelli più blasonati e temibili. Lo fece ai Mondiali in Qatar contro Messi, lasciando argentino senza parole dopo avergli intimato "non vincerai". Fece altrettanto con Son, che gli diede una lezione di stile e di fairplay dopo la vittoria della Corea del Sud in Coppa d'Asia con l'Arabia Saudita. Alle spacconate irritanti del difensore replicò prima con un sorriso e poi un abbraccio.
CR7 no, ha usato metodi più rudi per opporsi a lui accettando il confronto-scontro. Alcune immagini mostrano come, prima del faccia a faccia ravvicinato, ci sia stato un altro episodio simile. Conclusa un'azione, il portoghese sta per rialzarsi quando viene apostrofato a muso duro da Al-Bulayhi: l'ex Manchester United non porge affatto l'altra guancia né fa finta di nulla. Si rimette in piedi e gli molla una spallata in pieno petto.
La cosa finisce lì e il furore si sgonfia subito anche perché Milinkovic-Savic (ex Lazio), accortosi della scena, gesticola in maniera evidente verso il compagno di squadra: lo invita a tenere la calma, a tenere a bada la personalità focosa, a ragionare, a non lasciarsi trascinare dall'adrenalina. Sembra quasi dirgli: ma che combini, smettila, così rischi di fare solo danni. Un suggerimento che resterà inascoltato.