Cristiano Ronaldo bullizzato nel suo primo anno al Manchester United: “Mi divertivo a schiacciarlo”
Nel 2003 Cristiano Ronaldo approdò per la prima volta nel calcio che conta, firmando il contratto con il Manchester United dopo essersi fatto conoscere al mondo nello Sporting Lisbona. Fu l'atto primo di una carriera impareggiabile che continua ancor oggi in Arabia Saudita dopo aver vinto tutto e ripetutamente in Europa. Proprio in quella storica squadra, Cr7 mosse i suoi primi passi ma non fu tutto rose e fiori, come ha recentemente raccontato uno dei totem dei red devils, Rio Ferdinand.
Barthez, Gary Neville, Brown, Rio Ferdinand, O'Shea, Solskjaer, Fletcher, Keane, Giggs, Scholes, van Nistelrooy. E' questo uno delle formazioni titolari in cui un giovanissimo Cristiano Ronaldo doveva provare a farsi strada, senza dimenticare altri campioni di una rosa che di lì a poco avrebbe vinto qualsiasi trofeo avesse incrociato sul proprio cammino. Uno United di assoluti campioni, guidati da uno dei più vincenti tecnici nella storia del calcio inglese, Sir Alex Ferguson in un ambiente da far tremare le gambe a chiunque vi arrivasse. E così fu anche per il diciottenne portoghese, aspirante stella.
A raccontare aneddoti fino ad oggi tenuti nel cassetto dei ricordi, è stato Rio Ferdinand, difensore della nazionale inglese e leader tra i leader in quella squadra epocale che con Cristiano condivise ben sei stagioni in rosso, trionfando in Inghilterra come in Europa, senza quasi alcun rivale. Ed è proprio l'ex stella dello United che ha ricordato anni dopo, ospite di un popolarissimo programma radiofonico australiano "Kyle and Jackie O'" un paio di dietro le quinte molto particolari, che hanno coinvolto l'oggi cinque volte Pallone d'Oro. "Lo infastidivamo molto, sia Quinton Fortune che io" ha iniziato a raccontare Rio Ferdinand rievocando i primi tempi in cui Cristiano Ronaldo iniziò a frequentare lo spogliatoio United. "Lui era molto più giovane di molti noi all'epoca e oggi potrei anche dire che potremmo aver rasentato il bullismo nei suoi confronti".
Un giovane Cristiano in balìa di campioni affermati, ma tutt'altro che semplice coccio di argilla tra quelli ci ferro, poiché ciò che avrebbe spezzato in due quasi qualsiasi altro diciottenne in cerca di gloria, si trasformò per Cr7 in una palestra unica che lui stesso affrontò con il cipiglio di chi ce l'avrebbe fatta. Già allora, infatti, ricorda, Rio Ferdinand, Cristiano Ronaldo mostrava tutte le qualità del fuoriclasse, sia in campo che fuori. "Noi approfittavamo di lui, ma stavamo solo cercando di costruirlo, di costruirgli un po' di resilienza". Missione compiuta alla perfezione perché quella ‘palestra' di "bulli" permise a Cr7 di mostrare sin da subito di che pasta fosse fatto.
"In quel periodo eravamo soliti a giocare a giorni alterni prima dell'allenamento anche a tennis come parte del riscaldamento" ricorda un divertito Rio Ferdinand "Kyle and Jackie O'". "Mi divertivo a schiacciarlo da tutte le parti… ma se fosse stato trasmesso in televisione anche allora avrebbe battuto tutti i record. Lo facevamo piangere sempre, se la prendeva, era già allora molto competitivo". Particolari che richiamano altri aneddoti attorno alla figura di Cristiano, uno tra gli sportivi più meticolosi e precisi in assoluto, amante della perfezione, della cultura del corpo, che ama solamente vincere sempre e comunque. Anche in allenamento dove non ha mai accettato la sconfitta nemmeno in allenamento.
In quel Manchester dei sogni, Cristiano Ronaldo ha forgiato non solo le sue innate qualità calcistiche, ma si è costruito anche come uomo. Nel suo primo anno nello United riuscì immediatamente a lasciare il segno: vinse una FA Cup in cui segnò il primo dei 3 gol al Millawall, alzò al cielo una Community Shield, arrivò terzo in Premier e agli 8vi di Champions. Viatico che poi lo condusse a vincere negli anni successivi (tra il 2004 e il 2009) 2 Coppe di Lega, 3 Premier, 1 Champions League e 1 Mondiale per Club. Ma soprattutto il suo primo Pallone d'Oro, datato 2008, sempre con il Manchester United quando in squadra c'era ancora il 30enne Rio Ferdinand. Che aveva contribuito a costruire una parte fondamentale che ha reso Cr7 il fenomeno che ancora oggi, a distanza di 20 anni, ancora è: la resilienza.