Cristiano Ronaldo allenatore di se stesso è un lusso che la Juventus non può permettersi
C'è sempre un velo di imbarazzo nelle parole degli allenatori della Juventus che si sono ritrovati a gestire Cristiano Ronaldo nei suoi tre anni in bianconero. È successo ad Allegri, forse il più bravo a ‘maneggiare con cura' il numero 7. È capitato a Sarri, che in alcuni frangenti ha provato persino ad imporsi (senza grandi riscontri). E la storia si sta ripetendo anche con Andrea Pirlo, che ha lasciato Ronaldo a casa alla vigilia di Benevento-Juventus e torna dalla trasferta in Campania con un pareggio dal forte retrogusto di sconfitta.
Cristiano Ronaldo non viene trattato come un calciatore normale perché non è un calciatore normale: questo è chiaro e comprensibile, lo raccontano anche gli otto gol segnati in cinque partite di campionato (uno ogni 48 minuti). Ma il confine tra gestione e auto-gestione ne suo caso è diventato talmente labile da risultare persino ambiguo. Alla vigilia della partita Pirlo aveva spiegato così la sua assenza a Benevento:
"Cristiano Ronaldo effettuerà un turno di riposo concordato, perché era un po’ stanco dopo tante partite. Era in programma di non venire a Benevento".
Dopo la gara ha sommessamente aggiunto un'ulteriore motivazione, parlando di stanchezza e un acciacco rimediato nella gara di Champions con il Ferencvaros, ma sposta di poco il focus della questione: perché la gestione di Cristiano Ronaldo non prevede la sua presenza in panchina?
Da quando è arrivato alla Juventus ha giocato la stragrande maggioranza delle partite, come normale che sia per un campione del suo livello, competitivo oltre la media nel caso specifico. Ma fatta eccezione per la prima stagione – con il campionato nelle mani della Juve già a gennaio – dalle opzioni disponibili per Cristiano Ronaldo è sparita la panchina. Negli ultimi due anni soltanto in un'occasione si è accomodato tra le riserve: è successo in Spezia-Juventus qualche settimana fa, al rientro dal periodo di positività al Covid, una circostanza evidentemente anomala. In tutti gli altri casi in cui non è partito titolare, era indisponibile oppure è rimasto fuori dalla lista dei convocati.
Un anno fa, ad inizio stagione, la Juve scivolò a Lecce, inchiodata sul pareggio senza avere la possibilità di inserire a partita in corso CR7 (disponibile, ma a Torino). Qualcosa di molto simile a quanto successo nel pomeriggio di Benevento, con l'aggravante di una classifica più complicata e il contesto di una squadra ancora lontana dall'avere le certezze a cui ambisce Pirlo. La Juventus di oggi è una squadra che senza Cristiano Ronaldo pareggia contro Crotone e Benevento e non può permettersi il lusso di lasciare a riposo il suo miglior giocatore in nome di un calendario di presenze concordato. Quando disponibile – e non in campo – è decisamente più utile in panchina che a casa.