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Covid e Asl, perché il caso della Juventus è diverso dal Napoli che non andò a Torino

I casi di positività nella Juventus nelle ultime 24 ore (Alex Sandro e Cuadrado) e il possibile intervento dell’Asl di Torino ha alimentato dubbi sulla trasferta dei bianconeri a Milano e richiamato quanto accaduto a ottobre scorso in occasione della mancata partenza del Napoli. Ecco perché, al netto del regolamento, le due situazioni sono differenti.
A cura di Maurizio De Santis
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I casi di positività al Covid-19 rilevati nella Juventus nelle ultime 24 ore (Alex Sandro e Cuadrado), prima della trasferta di San Siro contro il Milan, hanno richiamato quanto accaduto con il Napoli che non partì per Torino su ordine delle Asl. Anche allora tra i partenopei furono 2 i calciatori contagiati (Zielinski ed Elmas). Situazione scaturita dal contatto con il ‘focolaio Genoa' sceso in campo al San Paolo apparentemente ‘pulito', salvo riscontrare il giorno dopo l'esplosione del virus nel gruppo squadra. Perché le due situazioni non sono equiparabili? Proviamo a ricostruire cosa sta accadendo.

Le ultime dichiarazioni dell'Asl di Torino (ulteriori positività potrebbero frenare il viaggio verso Milano dei bianconeri) hanno sollevato dubbi sulla disputa della partita. Al netto delle rassicurazioni arrivate dall'assessore per l'emergenza regionale Covid del Piemonte, che ha invece escluso lo scenario più drastico, la linea da seguire è indicata dal protocollo sancito da Figc, Lega Serie A e Comitato Tecnico Scientifico del Governo. Come da regolamento, la Juventus è in "bolla" mentre i due giocatori sono stati isolati dal resto della rosa. Solo dopo un altro giro di tamponi che verrà effettuato nel giorno della partita la squadra partirà per Milano. E solo allora l'Asl – se "ci saranno prove sufficienti per suggerire uno scoppio di un focolaio incontrollato all'interno della rosa" – potrà intervenire a tutela della sicurezza e della salute pubblica, degli atleti.

L'intervento dell'Asl campana (contemplato nello stesso protocollo al punto dove dice "fatti salvi eventuali provvedimenti dalle autorità statali o locali") avvenne con netto anticipo e costrinse il Napoli a cancellare volo e organizzazione della trasferta. Quell'atto bloccò tutto a prescindere e, di fatto, mise in fuorigioco il protocollo nonostante il numero dei casi rilevati (2) permettesse comunque lo svolgimento del match: in base alle norme Uefa per disputare una partita è sufficiente che una squadra abbia a disposizione 13 calciatori (portiere compreso). La Juventus, invece, attende l'esito del prossimo giro di tamponi per verificare chi tra i calciatori può recarsi a Milano come indicato dalle prescrizioni.

La situazione del Napoli era differente anche per un'altra ragione: i timori scaturiti da quanto accaduto al Genoa a distanza di 48 ore dall'incontro giocato al San Paolo, quando furono circa 20 i casi di positività riscontrati, costituendo un pericoloso precedente, alimentando la preoccupazione per i calciatori partenopei e mettendo a rischio quello stesso protocollo che era stato previsto perché il campionato continuasse. È stata questa la motivazione di fondo – oltre all'intervento delle Asl – che ha permesso al Napoli di scagionare la propria posizione al cospetto del Collegio di Garanzia del Coni ribaltando la sentenza di Giudice Sportivo e Corte d'Appello (sconfitta a tavolino e -1 di penalizzazione in classifica).

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