Così la Juve proverà a cancellare la penalizzazione: nelle motivazioni della sentenza manca qualcosa
La Juventus vive questa fase della sua stagione sospesa tra campo e aule di tribunale. Sul fronte della giustizia sportiva, in attesa dei procedimenti sulla manovra stipendi e sul secondo filone del caso plusvalenze, il club bianconero sta preparando il ricorso al Collegio di Garanzia del Coni nel tentativo di cancellare la penalizzazione di 15 punti inflitta dalla Corte federale d'appello per normalizzare una classifica che si fa preoccupante. Nelle pieghe delle motivazioni della sentenza, esaustive in particolar modo sulla differenza di trattamento tra la Juve e gli altri club coinvolti, sono nascosti anche i punti critici sui quali, con ogni probabilità, verterà il contrattacco degli avvocati bianconeri. Con l'avvocato Federica Ferrari, specializzato in diritto sportivo e cofondatrice DCF Sport Legal, proviamo a decifrare le possibili strategie della Juventus.
Avvocato, se dovessimo individuare la notizia principale emersa dalle motivazioni, qual è?
"Premetto che ritengo siano molteplici gli aspetti rilevanti di questa sentenza, ma dovendone scegliere uno ritengo che possa essere il duplice valore della plusvalenza. Con la motivazione della Corte Federale si cerca di distinguere quando una plusvalenza può dirsi lecita e quando no, in mancanza di una norma che lo specifichi. A tal riguardo, nella decisione si fa riferimento ad un aspetto importante: la plusvalenza non è lecita se ‘connota un canone di comportamento sistematico e non isolato'. Sicuramente un altro aspetto molto rilevante è il valore attribuito alle intercettazioni dei dirigenti bianconeri, che la Corte ha ritenuto ammissibili e rilevanti ‘nella loro capacità rappresentativa di circostanze storiche rilevanti'".
In base al quadro di estrema gravità che viene delineato, la sanzione è proporzionata?
"Casi recenti analoghi non ci sono, è quindi difficile valutare se la sanzione è proporzionata. Sicuramente la quantità di condotte ritenute illecite era cospicua e di questo si è tenuto conto nel verdetto. I fattori su cui la Corte ha però deciso di rideterminare la sanzione rispetto a quella richiesta dalla Procura Federale sono comunque espressamente indicati nella decisione (lettera a) fino alla lettera f): non è però motivata ‘numericamente' la riforma in pejus. L'aggravante, a giudizio della corte federale, è nella ‘pervasività a ogni livello della consapevolezza' di quanto fosse artificioso quel ‘modus operandi'. Da Paratici a Cherubini, da Agnelli a tutto il cda, fino ‘all'azionista di riferimento' passando per i principali dirigenti e all'allenatore, tutti – secondo la sentenza – erano consapevoli di quanto fossero artificiosi gli scambi che portavano a plusvalenze fittizie".
Quando si parla di alterazione del risultato sportivo si prefigura il margine per provvedimenti di revoca nei conforti dei titoli vinti dalla Juventus nel periodo in esame?
"Il procedimento disciplinare a cui si riferisce la decisione della Corte Federale d’appello difficilmente potrà essere riformato (ammesso che il Collegio di Garanzia dello Sport decida di rinviare alla Corte Federale per una nuova valutazione del merito) in ulteriore pejus. In ragione di ciò la sanzione per questa condotta non include la revoca dei titoli vinti. Chiaramente gli altri procedimenti in corso potrebbero sortire esiti differenti rispetto a quelli qui in esame. Ma su quel filone d'inchiesta è presto per ogni valutazione in merito".
Alla luce di quanto emerso: su cosa punterà la Juventus nel suo ricorso?
"La vicenda è complessa e gli aspetti interessati sono molti e alcuni particolarmente tecnici. Il ricorso avanti al collegio di Garanzia dello Sport è ‘un ricorso di legittimità': le doglianze potranno essere solo quelle e di conseguenza limiteranno di molto le argomentazioni. Di certo il club proporrà le ragioni giuridiche per cui la procedura di revocazione non debba essere ritenuta legittimamente ammissibile, reiterando la tesi esposta avanti alla Corte Federale e ritenendo ‘illogiche', come da nota della società, le argomentazioni motivazionali della Corte Federale. Un’ulteriore eccezione preliminare, poco argomentata dalla Corte, potrebbe essere quella relativa alla tardività del ricorso in revocazione della Procura Federale, che non è stata accolta senza però fornire precise considerazioni giuridiche a riguardo. Sicuramente verrà dedicato spazio alla carente motivazione in ordine alla gradazione della sanzione e del computo della stessa. La motivazione, in tal senso, è infatti poco dettagliata".
Perché si pone tanta attenzione sulla fattura corretta a penna dalla Juventus?
"In realtà la Corte sembra utilizzare la circostanza come conferma del proprio assunto secondo cui i dirigenti erano al corrente del sistema attuato e della consapevolezza di questi dell’illiceità della loro condotta. Posso immaginare che nelle migliaia di pagine raccolte molti sono stati i fatti specifici evidenziati, ma forse quello citato dalla Corte Federale vuole rendere in modo semplice l’idea del ‘livello raggiunto'".
La Corte sottolinea più volte il peso dell’aspetto confessorio di intercettazioni, documenti e ammissioni dei dirigenti Juventus. È corretto dire che il vecchio management ha contribuito ad incastrare la Juve stessa?
"La Corte ha ritenuto ammissibile il ricorso per la revocazione della decisione alla luce del fatto che quanto è emerso dalla documentazione inviata dalla Procura di Torino non poteva essere conosciuto dalla Corte al momento dell’emissione della decisione revocata. Precisa altresì che ‘Il fatto nuovo che prima non era noto è proprio l’avvenuto disvelamento della intenzionalità sottostante all’alterazione delle operazioni di trasferimento e dei relativi valori' precisando che tale quadro fattuale è ‘dimostrato dalle numerose dichiarazioni (derivanti dalle intercettazioni), dai documenti e dai manoscritti di provenienza interna alla FC Juventus S.p.A.' Il valore che la Corte Federale attribuisce a tali elementi è forte tanto che se il Club riuscisse a scalfirne l’ammissibilità potrebbe ottenere una nuova, differente, pronuncia".
Nelle motivazioni è spiegato quanto fossero rilevanti le prove emerse dall’inchiesta Prisma per non tornare sui propri passi. Questo processo è stato fatto in modo corretto?
"La linea di demarcazione è molto sottile e credo non si possa parlare di ‘corretto o non corretto', soprattutto come in questo caso si ha a che fare con questioni delicate in cui i precedenti giurisprudenziali non sempre sono applicabili".
Questa sentenza cambia in qualche modo il concetto di plusvalenza o ne definisce meglio i confini in termini di legalità?
"Credo che motivazioni della Corte Federale riguardanti il concetto di plusvalenza siano un passo in avanti per comprendere meglio l’ambito applicativo. La decisione non si spinge fino a darne una definizione specifica o a tratteggiarne gli elementi essenziali ma si limita a valutarla in ambito di ‘sistema'. Rimane sempre impregiudicata la facoltà di attribuire una quantificazione ‘soggettiva' al valore delle prestazioni di un atleta. Circostanza che di per sé non è illecita".