Così i soccorsi hanno salvato la vita a Bove: 4 minuti dal malore all’ambulanza, 4 minuti all’ospedale
Edoardo Bove già scalpita, a poche ore dal malore che ha tenuto tutta l'Italia col fiato sospeso nel pomeriggio di domenica scorsa durante Fiorentina-Inter. Il 22enne centrocampista lo ripete a tutti in romanesco: "Vojo tornà a giocà". Adesso che la grande paura è alle spalle, adesso che è cosciente e senza alcuna conseguenza neurologica o cardiorespiratoria, il pensiero del ragazzo cresciuto nelle giovanili della Roma è solo uno: fare tutto quello che va fatto per tornare in campo. Una strada che si preannuncia lunga e non scontata, visto che bisognerà prima avere una diagnosi chiara sul malore che ha portato Bove all'arresto cardiaco, poi assicurarsi che il problema non possa ripetersi, ed infine superare tutti i controlli di idoneità all'attività calcistica (è peraltro esclusa la possibilità che Edoardo possa giocare in Italia con un defibrillatore sottocutaneo impiantato, qualora ce ne sia la necessità).
I primi soccorsi di Bove al Franchi: un modello di efficienza che gli ha salvato la vita
Quello che è certo è che il calciatore della Fiorentina si è salvato la vita grazie ai soccorsi effettuati in maniera competente e soprattutto velocissima al Franchi, oltre alle cure poi prestate altrettanto sollecitamente all'Ospedale Careggi: un esempio sicuramente da rimarcare. La sequenza degli eventi in quei momenti drammatici è scandita dalle parole di Giovanni Ghini, presidente della Fratellanza Militare, l'associazione di volontariato che domenica si occupava delle emergenze mediche allo stadio di Firenze.
"Intorno erano tutti agitati. Noi abbiamo lavorato tranquilli, sapevamo cosa fare – è l'incipit del racconto fatto a Repubblica da Ghini, che ha seguito tutto da remoto – Al Franchi avevamo due squadre, una con il medico e due soccorritori, l'altra con tre soccorritori. Sono passati 30 secondi dalla caduta del calciatore al nostro arrivo. Appena il dottore è arrivato da lui ha preso i parametri vitali, valutato lo stato di coscienza, la respirazione e il battito cardiaco. Ha deciso immediatamente, insieme ai sanitari della Fiorentina, che era necessario partire subito per l'ospedale. In 4 minuti Edoardo era già sull'ambulanza".
Il cuore di Bove non si era ancora fermato in campo: il calciatore è stato defibrillato sull'ambulanza
"Il viaggio verso l'ospedale è durato molto poco, 4 minuti – continua Ghini, che poi ha spiegato come Bove abbia avuto l'arresto cardiaco non in campo, dove ce n'erano stati i segni premonitori e per questo gli erano state applicate le placche del defibrillatore, ma sull'ambulanza – Lo abbiamo rianimato, il defibrillatore semiautomatico si è attivato per ristabilire il giusto ritmo del cuore. Il trattamento è andato avanti per tutto il tragitto. All'arrivo in ospedale il medico ha riferito quanto accaduto e tutto quello che era stato fatto dalla sua squadra. Passata la prima barriera di filtraggio dentro al pronto soccorso, Bove è arrivato nella sala rossa".
A quel punto il cuore del ragazzo batteva da solo e lui respirava autonomamente. Dal momento in cui Bove si è accasciato sul terreno del Franchi al suo arrivo nella sala rossa del Careggi, dove è stato preso in cura da medici e anestesisti dell'ospedale fiorentino, sono trascorsi 13 minuti complessivi. Un tempo piccolo, speso come meglio non si poteva da chi ha avuto tra le proprie mani la vita di un ragazzo di 22 anni.