Cosa succede ora a Pioli: tradito dal ‘suo’ Milan, a Roma ha ricevuto la risposta sul futuro che aspettava
"Ci è mancata qualità". "Non siamo stati all'altezza della situazione". Stefano Pioli deve essersi sentito tradito dal ‘suo' Milan. In queste due espressioni c'è tutta la delusione dell'uomo e dell'allenatore che si attendeva altro dalla sua squadra. A Roma ha ricevuto la risposta che attendeva sul suo futuro, che non è solo il #PioliOut urlato in rete dall'umore dei tifosi: prestazione, sconfitta (la seconda nel doppio confronto) ed eliminazione nel derby di Europa League lo hanno (quasi) messo alla porta. E sotto processo dinanzi alla Curva non è finito solo lui.
Altro che "ultima spiaggia", la partita dell'Olimpico s'è rivelata un naufragio per i rossoneri. In undici contro undici hanno commesso errori imperdonabili e sono stati infilati due volte in venti minuti: sguarniti e scompaginati sui gol di Mancini e poi Dybala (grazie all'affondo di Lukaku). In superiorità numerica non hanno mai dato l'impressione di avere abbastanza determinazione per ribaltare le sorti dell'incontro. Ci hanno creduto poco e male.
In una parola, surclassati all'andata e al ritorno. Tanto è sufficiente perché lo stesso allenatore e la società (che, forse, lo ha fatto già da tempo e i calciatori lo hanno recepito) prendano atto della situazione e a fine stagione tirino le somme. "Abbiate pazienza ancora un po'…", ha mormorato Pioli con grande amarezza durante le interviste.
La qualificazione in Champions può bastare per una riconferma dopo una batosta del genere? In cinque anni ha sì riportato lo scudetto al ‘diavolo', gli ha ridato un'anima e un'identità di gioco, brillantezza e ottenuto risultati importanti ma i tonfi nei derby (dopo quello in Champions con l'Inter è arrivato quello con la Roma in Europa League) e il fallimento di tutti gli obiettivi stagionali si aggiungono alla mole di critiche arrivategli addosso come banderillas, fino a sfiancarlo.
È la fine di un ciclo? Il futuro è sicuramente incerto, nemmeno vincere il derby di lunedì prossimo e fare uno sgarro all'Inter guastandole la festa scudetto può bastare. È vero che, per usare le parole dell'ad Furlani di poche settimane fa, anche quest'anno "C'è stata un’altra squadra che è andata oltre le previsioni. Ieri il Napoli, oggi l’Inter".
L'impressione che si ricava (anche) dal doppio confronto con la Roma è che non sia più riuscito né a incidere né a migliorare i calciatori. Anzi, che in qualche modo siano stati loro stessi ad averlo sfiduciato definitivamente offrendo quel tipo di spettacolo, con l'aggravante di una stagione contrassegnata dagli infortuni, da scelte tattiche discutibili e da una formazione che nel complesso è apparsa poco equilibrata, dal quel ‘maledetto' 5-1 incassato nel derby che è una macchia difficile da lavare via.
Il presente è fatto di orgoglio e opportunità per chiudere in maniera dignitosa ma è già passato. Il tempo delle scelte è adesso. Il futuro è da decidere oggi. Antonio Conte è il nome che più di tutti affascina ma comporta altri costi e strategie. Poi c'è il profilo di Julian Lopetegui, che pure piace. Poi ci sono le variabili Maurizio Sarri, Roberto De Zerbi, Thiago Motta.