Cosa succede al Chelsea “congelato” dopo le sanzioni ad Abramovich: stallo surreale
I beni di Roman Abramovich nel Regno Unito sono congelati e il Chelsea, di fatto, è bloccato. Niente cessione del club, per il momento. Ma non solo questo: nessun tipo di vendita può essere effettuata all'interno del territorio britannico, dalle quote societarie fino a sciarpe e magliette nel negozio ufficiale. Nemmeno i biglietti per assistere alle partite dal vivo a Stamford Bridge, dove potranno accedere di fatto solo gli abbonati. Le sanzioni dirette all'oligarca russo per i legami con Vladimir Putin (che riguardano anche l'organizzazione del Mondiale del 2018 in Russia, oltre a varie agevolazioni fiscali) incidono dunque anche sulla gestione del club londinese, controllato da Abramovich dal 2003 e messo ufficialmente in vendita lo scorso 2 marzo. Una vendita che però, adesso, passa in secondo piano.
Quali pagamenti può effettuare il Chelsea
Il Chelsea può operare in base ad una licenza prevista dall'articolo 64 delle Russia Regulations del 2019, che di fatto esenta il club dai divieti posti dal Governo del Regno Unito in quanto bene di proprietà di un soggetto destinatario di sanzioni come Abramovich. Si tratta però di una concessione temporanea, fino al 31 maggio 2022, ovvero fino al termine della stagione sportiva (esattamente tre giorni dopo la finale di Champions League, in programma il 28 maggio a Parigi e non più a San Pietroburgo). Inoltre, la licenza non dà totale libertà operativa al club, anzi: sono espressamente vietati atti che possano comportare «la gestione o la messa a disposizione di risorse economiche in violazione delle Russia Regulations, salvo quanto consentito ai sensi di questa o altre licenze». In sostanza, il Chelsea continuerà a scendere in campo e la gestione ordinaria è garantita da questa licenza, ma il club non può portare soldi nelle tasche di Abramovich.
I primi ad essere messi al sicuro sono proprio i dipendenti del Chelsea: «Remunerazione, indennità e pensioni di tutti i dipendenti della Società, compresi gli stipendi dei giocatori e del personale tecnico alle dipendenze della Società» sono in cima alla lista dei pagamenti permessi dal Governo del Regno Unito, seguiti da «commissioni, dividendi o altre indennità agli amministratori del Club, pagabili in base a obbligazioni che precedono la data di questa licenza e sono dovute nel periodo di questa licenza», ma non commissioni, dividendi o altre indennità previste per Abramovich in persona. Il Chelsea può inoltre sostenere le spese «correlate alla manutenzione regolare in corso del Club» incluse tasse, assicurazioni e manutenzione degli edifici, escludendo però ristrutturazioni e nuove opere. Si tratta dunque di spese per sicurezza, ristorazione e stewarding, per non più di 500 mila sterline a partita. Limiti previsti anche per i «costi ragionevoli di viaggio» per partite e allenamenti: «non superiori al valore di 20 mila sterline per partita». Mercoledì prossimo, il Chelsea dovrà andare in Francia, a Lille, per giocare la gara di ritorno degli ottavi di Champions League.
Lukaku e gli altri, il Governo autorizza il Chelsea a pagare i club
Le tempistiche della licenza, inevitabilmente, schivano le questioni relative al calciomercato. Non del tutto, però, perché se è vero che i permessi terminano il 31 maggio, con la finestra per i trasferimenti ancora chiusa, è altrettanto vero che il Chelsea ha ancora pagamenti in sospeso, sia in entrata che in uscita, per le precedenti sessioni di campagna acquisti. Uno su tutti: Lukaku dall'Inter, acquistato per 113 milioni di euro e il cui pagamento è assicurato dalla licenza prevista dal Governo britannico. Sono infatti autorizzati i «pagamenti tra club per adempiere agli obblighi esistenti prima del 10 marzo 2022 sugli accordi di vendita dei calciatori» e, allo stesso modo, vengono permessi i pagamenti dei prestiti sempre per operazioni siglate prima della data in cui sono state pubblicate le sanzioni dirette ad Abramovich. Viceversa, per chi ha acquistato giocatori dal Chelsea e deve saldare le rate, il corrispettivo previsto in questa finestra temporale verrà bloccato, come per tutti i beni dell'oligarca russo nel Regno Unito: «il club può ricevere fondi, che devono essere congelati».
Diritti tv e botteghino, gli incassi congelati del Chelsea
Stamford Bridge, per le partite casalinghe della squadra di Tuchel, non rimarrà vuoto. Solo che, come per qualunque tipo di vendita, anche quella dei biglietti per lo stadio sarà soggetta alle limitazioni previste. La licenza prevede che solo «le persone che hanno acquistato biglietti per una partita o un abbonamento prima del 10 marzo 2022 possano presenziare alle partite e acquistare rinfreschi», ovvero cibo e bevande acquistati all'interno dell'impianto. Stessa situazione per magliette, sciarpe e altri prodotti del merchandising ufficiale del Chelsea: se soggetti terzi (dunque altri rivenditori) hanno acquistato i prodotti prima del 10 marzo 2022, allora possono vendere gli stock rimasti invenduti, ma «alla condizione che non vengano resi disponibili al club o al DP (Abramovich, ndr) fondi o altri benefit finanziari».
Come tutti i club inglesi, infine, il Chelsea trova nei proventi televisivi una fonte rilevante dei propri ricavi. Nel 2020, il 44% dei propri ricavi arrivava proprio dagli accordi per i diritti di trasmissione, circa 208,2 milioni di euro, secondo i dati resi noti da Deloitte. Nella passata stagione, solo per quanto riguarda la Premier League, i londinesi hanno ottenuto la fetta maggiore di pagamenti dalla redistribuzione dei ricavi televisivi del massimo campionato inglese, portando a casa 150,8 milioni di sterline (pari a poco meno di 180 milioni di euro). La licenza concessa al club autorizza i pagamenti previsti dagli accordi per la trasmissione delle partite: «Gli organismi competenti possono pagare al Club le entrate per le licenze di trasmissione relative a qualsiasi incontro e qualsiasi commissione». Anche questi, però, saranno congelati prima che possano entrare nelle casse del Chelsea. O nelle tasche di Abramovich.