Cosa succede al Barcellona e a Messi, il retroscena di una crisi
Il Barcellona nell’ultima giornata di Liga ha battuto il Betis in rimonta ma non sembra aver ancora superato la crisi. Una crisi che riguarda anche il suo leader indiscusso, vale a dire Lionel Messi, ma non solo. Una crisi che parte da lontano e che ha raggiunto il suo apice nelle scorse settimane quando i blaugrana hanno perso la Supercoppa spagnola, hanno visto l’avvicendamento in panchina tra Ernesto Valverde e Quique Setien, sono stati eliminati dalla Coppa del Re e hanno assistito al diverbio a distanza tra il ds Eric Abidal e la stessa Pulce che ha fatto sorgere dubbi sulla sua permanenza futura in Catalogna.
Settima difesa della Liga e la pesante assenza di Suarez
Tutte situazioni che si riverberano sullo spogliatoio e in campo creando difficoltà che non risparmiano nessun reparto: i 28 gol subiti nelle prime 23 giornate di Liga (soltanto settima difesa del massimo campionato spagnolo) evidenziano i problemi nella fase difensiva, così come il rendimento offensivo calato drasticamente dopo l’infortunio di Luis Suarez rende palpabile la necessità di trovare urgentemente un sostituto dell’uruguayano per il futuro tenendo in considerazione anche l’età del “Pistolero” che ha appena compiuto 33 anni. Anche se il reparto che maggiormente sembra non offrire il contributo sperato è il centrocampo lento, poco dinamico e incapace di gestire le esigenze del velocissimo gioco moderno (un problema comune a quello della Juventus di Sarri, per intenderci).
Un centrocampo troppo ‘vecchio’ per la filosofia blaugrana
I giovani Frenkie de Jong e Arthur, rispettivamente classe ‘97 e ‘96, non sembrano ancora in grado di ricoprire il ruolo con gli stessi risultati di due illustri predecessori come Xavi e Iniesta, mentre Sergio Busquets (31 anni), Arturo Vidal (32) e Ivan Rakitic (31) a causa dell’età non possono garantire quella esplosività e quella rapidità necessarie per non andare in sofferenza appena i ritmi di gioco si alzano.
Ma questo problema non è una novità, ma è lo stesso che negli ultimi anni si è evidenziato soprattutto nella fase ad eliminazione diretta della Champions League: è proprio sfruttando questa lacuna che il Psg ha rifilato un 4-0 ai blaugrana nell’andata degli ottavi nel 2017 (poi cancellato dalla famosa “remuntada” del Camp Nou), è così che la Juventus nel turno successivo li ha battuti per 3-0 eliminandoli, ed è così che sono nate gli incredibili ribaltoni subiti da Roma e Liverpool nelle ultime due edizioni della Coppa dalle Grandi Orecchie.
La parabola discendente del Barça cominciata con l’addio di Guardiola
A questo si aggiunge il sempre minor apporto in fase di non possesso degli attaccanti, in particolare di Leo Messi. Come sottolinea Jonathan Wilson in un articolo pubblicato su The Guardian è la disponibilità al “sacrificio” dell’argentino uno dei principali motivi di questa crisi che arriva dopo una parabola discendente che, con l’eccezione della parentesi con Luis Enrique in panchina (che nel 2015 vinse la Champions League a Berlino battendo la Juventus di Allegri in finale), comincia con l’addio di Pep Guardiola.
"Dieci anni fa Messi era un lavoratore disponibile – si legge nell’analisi del giornalista britannico -. Potrebbe non essere stato il pressatore più vorace, ma ha fatto la sua parte. Nel 2009-10, ha riguadagnato la palla attraverso contrasti o intercetti in media 2,1 volte a partita nella Liga . Quella fu una stagione eccezionale ma negli anni che seguirono lo standard era 1,2 o 1,3. Dalla partenza di Pep Guardiola, queste cifre sono costantemente scivolate. La scorsa stagione era addirittura a 0,5; in questa stagione 0,8".
Leo Messi sotto il proprio standard di gol
Premessa l’indiscutibile qualità del sei volte Pallone d’Oro, tra i pochi giocatori al mondo in grado di determinare le partite con una giocata e dotato di un talento cristallino come pochi altri nella storia del calcio mondiale, va detto che in questa prima parte di stagione oltre all’apporto in termini di sacrificio a calare è stato anche il suo rendimento in fase di finalizzazione: nonostante sia attualmente il capocannoniere della Liga con 14 centri nelle ultime annate solo nella stagione 2015/2016, nella quale è stato fuori per quasi due mesi a causa della rottura del legamento collaterale mediale del ginocchio, aveva avuto un rendimento così “deficitario” a questo punto del torneo.
La Pulce “padrona” dello spogliatoio blaugrana
Ma come detto i problemi del Barcellona e di Leo Messi non riguardano soltanto il campo. A parte l’evidente calo del fattore identitario dei giocatori in rosa (lo zoccolo duro della formazione che ha dominato in Spagna, in Europa e nel Mondo con Guardiola era composto da 7/8 giocatori cresciuti nella Masia del Barça), anche l’armonia nello spogliatoio blaugrana non sembra essere quella dei tempi migliori. Secondo i bene informati, infatti, sarebbero state proprio le pressioni della Pulce, padrone indiscusso dello spogliatoio del club catalano, a “convincere” la dirigenza ad esonerare Ernesto Valverde. Lo stesso concetto “lasciato intendere” in un’intervista del direttore sportivo ed ex giocatore Eric Abidal che ha scatenato la tanto sorprendente quanto dura reazione “social” del numero #10 argentino.
Lo scontro con Abidal: i tifosi spaventati dalla ‘clausola’, il Napoli spera nel caos
Una reazione che ha sorpreso tutti (anche se dietro ciò secondo la stampa spagnola c’è il malumore per il mancato acquisto di Neymar e per l’immobilismo nell’ultimo calciomercato invernale, nonostante servisse un sostituto dell’infortunato Suarez), in particolare i tifosi, preoccupati dalla vicinanza della scadenza del contratto milionario del loro idolo (fissata al 30 giugno 2021) e, soprattutto, dalla clausola che permette a Messi di potersi liberare al termine di ogni stagione (anche se sono pochissime le squadre in grado di potersi permettere di acquistare la Pulce).
Un accordo che si basa dunque esclusivamente sul rapporto di fiducia tra giocatore e club. Un rapporto che dopo questi ultimi episodi sembra essersi inclinato. Ed è proprio in virtù di ciò che il presidente Josep Maria Bartomeu ha convocato i due e li ha convinti a stabilire una tregua. Quanto e se durerà è ancora tutto da vedere. Insomma il Barcellona sembra essere una bomba ad orologeria pronta ad esplodere in qualsiasi momento, il Napoli, prossimo avversario dei blaugrana negli ottavi di Champions League (andata il 25 febbraio, ritorno il 18 marzo), fa da spettatore interessato e spera, magari, di essere quella fatidica scintilla.