Volano gli stracci tra Sarri e i calciatori della Lazio: alta tensione nello spogliatoio
Nel confronto faccia a faccia con la squadra Maurizio Sarri ha lasciato trapelate un concetto tanto semplice quanto ruvido sventolato a muso duro ai calciatori della Lazio: se proprio non mi sopportate più e non mi volete allora abbiate il coraggio (magari usando un linguaggio meno forbito…) di chiedere al presidente che mi cacci.
Tradotto: lui non si dimetterà mai, ha ancora un anno di contratto (fino al 2025) scolpito con un ingaggio da 3.5 milioni netti e non vi rinuncerà solo perché c'è malessere all'interno del gruppo che l'anno scorso ha portato al secondo posto dietro il Napoli stellare di Luciano Spalletti. E il presidente, Lotito, non ha alcuna intenzione di lasciarsi prendere la mano e fare ribaltoni. Almeno per adesso.
La brutta sconfitta di Bergamo contro l'Atalanta (il match era virtualmente chiuso già nel primo tempo). La necessità di riscattarsi subito contro il Cagliari e dare un senso a una classifica che attualmente vede i biancocelesti al 9° posto, a -4 dalla Roma 5ª e -5 dalla zona Champions, oltre agli ottavi di Coppa col Bayern Monaco e al banco di prova in campionato col Bologna spostano un po' più in là il momento delle decisioni solenni.
In mezzo c'è il malcontento strisciante che accompagna un'annata balorda, discontinua (iniziata malissimo e poi raddrizzatasi in Serie A, salvo finire di nuovo fuori strada), caratterizzata dalla trama sfilacciata che si manifesta dentro e fuori dal campo. Con ogni probabilità, nemmeno lo stesso Sarri sa da dove partire per rammendare quel che è una coperta corta e un ciclo vitale che sembra essere esaurito.
S'è giocato anche la mossa della strigliata e delle parole pesanti dopo la disfatta contro l'Inter in Supercoppa italiana, per le proporzioni della sconfitta (3-0) e per quel dato di zero tiri in porta davvero disarmante. Tormentato per quanto visto si sfogò così: "Ci può stare perdere contro una squadra forte come l'Inter ma non in quel modo".
La domanda che ronza in testa per spiegare le discese ardite, i tonfi e i blackout tattici-emotivi, è una sola. E forse ha già la risposta: quanti lo seguono ancora? A giudicare dagli spifferi che trapelano (ne parla il Corriere dello Sport) buona parte dei giocatori sarebbe stanca sia dell'approccio sia del modulo sia di sentirsi continuamente messa alla frusta, spalle al muro per assunzioni di responsabilità diretta.
Dopo Bergamo Sarri ha utilizzato il termine "cilindrata" per spiegare qual è allo stato dei fatti il potenziale che la sua squadra sta esprimendo. "Non mi riferisco solo a quella fisica, ma anche tecnica, mentale, che è importante come le altre se non di più. Noi a volte siamo mancati in uno di questi tre aspetti, ci sono squadre che quando si muovono, lo fanno meno di noi ma sono più efficaci".
In buona sostanza, la questione è essenzialmente mentale e non tattica. Il tecnico ha molto da rimproverare (e non lesina certo obiezioni, anche con toni pungenti) e poco da rimproverarsi perché, a suo dire, ha fatto finora il possibile per dare una svolta alla situazione. E se proprio le cose dovessero andar male allora lui andrà incontro alla sorte alla sua maniera