Cosa sta succedendo al Manchester City: perché la crisi più rumorosa del calcio mondiale non è casuale
Il Manchester City sembra immerso in una realtà parallela in cui i quattro titoli consecutivi, la Champions League, il triplete e perfino il Pallone d'Oro di Rodri sembrano non essere mai esistiti. Cosa ne è stato di quella squadra che abbiamo visto fino a un mese fa? Novembre è stato il periodo nero per eccellenza di Pep Guardiola che mai nella sua lunga carriera si era ritrovato a fronteggiare una crisi di queste proporzioni e alla quale non sembra esserci rimedio in nessun verso. Se il panettone fosse un dolce diffuso in Inghilterra l'allenatore rischierebbe di non assaggiare la sua fetta in questa stagione, anche se in verità per uno del suo calibro l'esonero resta l'ultima delle alternative possibili.
Non è facile tracciare i contorni della caduta dei Citizens che è avvenuta letteralmente da un momento all'altro. Un giorno erano in cima alla Premier League, quello dopo sono stati eliminati dal Tottenham Carabao Cup e non sono più riusciti a riprendersi. Era il 30 ottobre e il primo campanello d'allarme era stato ignorato: cosa sarà mai l'uscita dalla seconda coppa d'Inghilterra? Briciole, ma in realtà era il primo segnale di deterioramento.
Cinque sconfitte consecutive per il Manchester City
I numeri parlano chiaro e tracciano un quadro sommario ma piuttosto incisivo. Gli inglesi hanno perso 5 partite consecutive in tutte le competizioni e hanno pareggiato nell'ultima uscita in Champions League contro il Feyenoord mentre erano sopra di 3-0, con tatto di siparietto da parte di Guardiola che per la disperazione si è presentato alle interviste con la testa ricoperta da graffi(simbolicamente le cicatrici del crollo della sua squadra). Per essere ancora più brutali, nel mese di novembre il Manchester City non ha vinto nessuna partita mentre San Marino ha una vittoria all'attivo (per altro storica). Battute a parte, Guardiola ha perso le ultime tre partite in campionato ed è scivolato a -8 dalla vetta occupata dal Liverpool che lo aspetta domenica nello scontro diretto, ma nonostante tutto le speranze per il titolo non si sono spente visto che per sua fortuna è ancora secondo.
I motivi della crisi
Per molti è facile tracciare il perché di questa caduta. Manca Rodri, l'elemento fondante della squadra, ed è naturale che tutto il progetto si sgretoli in un attimo: un ragionamento sensato, dato che anche in precedenza il City aveva sofferto all'inverosimile l'assenza dello spagnolo (se ha vinto il Pallone d'Oro un motivo ci sarà), ma è troppo semplicistico ridurre tutto a un solo giocatore. Di sicuro il vuoto che ha lasciato in campo non è stato colmato bene, perché Kovacic non ha le sue stesse caratteristiche, non è così incisivo e soprattutto non è lucido nel momento in cui la pressione degli avversari sale e c'è bisogno di una exit strategy più raffinata.
Il fattore infortuni è preponderante perché ha privato Guardiola di tanti elementi essenziali tutti insieme. Il già citato Rodri, De Bruyne, Grealish, Doku, Savinho, Akanji e anche Stones e Ruben Dias che hanno destabilizzato fortemente la difesa (17 gol subiti nelle ultime 6 partite, un dato clamoroso). Senza di loro è stato difficile andare avanti ma l'allenatore non ha dimostrato grandi capacità di adattamento in un momento di crisi: l'impianto è sempre stato lo stesso, con qualche rotazione nei reparti più in difficoltà, ma il City non ha saputo cambiare pelle e riadattarsi quando necessario. Ed è così che gli inglesi sono diventati prevedibili e fragili, deboli in difesa ed estremamente vulnerabili al contropiede, la strategia più utilizzata dai rivali che li hanno battuti nelle ultime uscite.
I problemi in attacco
A questo si aggiunge anche lo scarso rendimento di tutto l'attacco. Haaland è indiscutibilmente la punta di diamante della squadra, ma il collettivo crea molte meno occasioni pericolose rispetto alla passata stagione e in tanti sembrano avvolti da un torpore inspiegabile. Il norvegese è a quota 17 gol in tutte le competizioni ma dopo di lui c'è praticamente il nulla con Foden fermo a quota 3 e Grealish che non ha mai segnato in questa stagione. Le alternative in attacco non mancano ma forse Guardiola si è reso conto di aver fatto un errore: lasciar andare via Julian Alvarez a cuor leggero è stata la scelta giusta? L'argentino era l'arma in più del City e quest'anno all'Atletico Madrid ha segnato 9 gol tra campionato e coppe, un bottino che ai Citizens manca tanto.
L'allenatore ha deciso di non sostituirlo proprio perché nel reparto più avanzato le alternative non mancavano, ma non si sarebbe mai aspettato una carestia simile. Senza Julian il City ha perso contemporaneamente un numero 9 e un numero 10, la vera alternativa ad Haaland ma anche un compagno d'attacco con il quale combinarlo per avere un modulo in più da giocarsi. È un malessere collettivo da curare in fretta con una ventata di aria nuova perché le continue cadute possono compromettere un ciclo fin qui straordinario a pochi mesi dalla sentenza sulle presunte violazioni del FFP che potrebbe rappresentare la batosta decisiva.