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Caso scommesse nel calcio

Cosa spinge calciatori milionari verso le scommesse: “Sono in una gabbia dorata, vogliono scappare”

Beppe Dossena, promotore dell’associazione Special Team Onlus che si occupa di aiutare atleti in difficoltà, ha spiegato a Fanpage.it il contesto e le condizioni che possono portare calciatori milionari a finire nella rete delle scommesse: “Hanno più problemi dei ragazzi comuni”.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Il caso scommesse che si è abbattuto sul calcio italiano in queste ore turbolente ha completamente destabilizzato l'ambiente della Nazionale. Il coinvolgimento di Fagioli – iscritto nel registro degli indagati per scommesse illegali nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Torino – Tonali e Zaniolo, con Zalewski chiamato in causa da Fabrizio Corona ma per ora senza riscontri, mette in evidenza una piaga sociale che in questo caso ha interessato soprattutto i più giovani tra i calciatori. Ne abbiamo parlato con Beppe Dossena, campione del mondo con la nazionale italiana nel 1982. Lui che con Paolo Maldini sta portando avanti la missione dell'associazione Special Team Onlus, che si occupa di dare aiuto e sostegno ai tanti atleti in difficoltà con servizi socio-sanitari.

Beppe Dossena con Paolo Maldini nel corso di un evento organizzato tra la FIGC e la loro associazione.
Beppe Dossena con Paolo Maldini nel corso di un evento organizzato tra la FIGC e la loro associazione.

"Ridare dignità e orgoglio a persone che si isolano per pudore a causa della depressione e si accompagnano ad alcol, droga e gioco per salvarsi – ha spiegato Dossena a Fanpage.it illustrando l'obiettivo dell'associazione -. Siamo obbligati a dargli orgoglio, è questa la nostra missione". Dossena mette in evidenza la vicenda scommessa parlandone come un problema da non sottovalutare: "Quello che è successo oggi non ci colpisce per nulla se parliamo di depressione – ha aggiunto -. La depressione colpisce chi guadagna e chi è famoso e io mi auguro che queste siano ragazzate". L'ex campione del mondo aggiunge: "Condannare sì, perché sanno benissimo che non possono scommettere, ma poi il campo è più largo".

Ciò che è accaduto in queste ore con le vicende Fagioli, Zaniolo, Tonali e Zalewski potrebbe tranquillamente essere definito come un disagio sociale: "Il calcio non è un'isola felice ma una parte della società – ha detto -. Ci corre l'obbligo di mettere attorno a un tavolo tutti i settori educativi per trovare una soluzione, proteggere i giovani e sostenere quelli che sono cascati in queste drammatiche situazioni".

Nelle ultime ore è stato ricorrente il riferimento alla ludopatia, dalla storia di Fagioli a quella di Tonali. Anche in questo caso Dossena fa una riflessione a proposito della vicenda scommesse: "Nella migliore delle ipotesi quello che abbiamo visto oggi può essere frutto di noia, solitudine. Dai lunghi ritiri all'incapacità di avere una vita sociale completa – spiega Dossena -. I ragazzi non possono fare quello che vogliono e si rifugiano in questo mondo artificiale dove vengono aggrediti da tante cose. Nel migliore dei casi è questo, nel peggiore è ludopatia e qui i discorsi cambiano. In ogni caso si tratta di una gioventù che non riesce a fermarsi e trovare fiducia e benessere in quello che hanno".

Dossena spiega come però non sia il caso questo di cadere nei più classici stereotipi: "Qui si parla di giovani con i soldi, ma la depressione, la solitudine e l'insofferenza sono condizioni che dobbiamo intercettare e contribuire ad educare – aggiunge sull'argomento -. È chiaro che l'opinione pubblica resti sconcertata pensando che a loro non possa mancare nulla. Io invece mi chiedo se siamo sicuri che abbiano davvero tutto. Mi auguro che siano gesti solitari e non legati alla malavita organizzata". E conclude: "Secondo me questi ragazzi non hanno tutto, anzi, gli manca tutto". Dossena spiega la sua riflessione: "Chi ha la possibilità di difendersi, forte di una elevata disponibilità economica, è più attratto da queste situazioni – dice -. È un momento capace di darti una scarica di adrenalina per un paio d'ore pensando di risolvere tutti i problemi".

Zaniolo e Tonali durante gli allenamenti.
Zaniolo e Tonali durante gli allenamenti.

Una piaga sociale dunque, un disagio che si manifesta in diversi modi. In questo caso il mondo delle scommesse rappresenta un rifugio: "Loro hanno più problemi di un giovane comune perché hanno i riflettori puntati, le pressioni, le partite – aggiunge Dossena -. È un voler scappare da una situazione particolare, sentirsi in gabbia anche se dorata, ma pur sempre una gabbia". L'ex campione del mondo conclude il suo ragionamento: "Mi auguro solo che non ci siano collusioni con la malavita". Il fenomeno delle scommesse nei giovani calciatori può dunque essere guardato come un'occasione per riflettere su questo disagio: "Oggi è anche più facile con gli strumenti che ci sono – conclude -. È per staccarsi dalla realtà che arrivano a questo e anche il calcio crea i presupporsi di mettersi in una sorta di campana di vetro. Questi ragazzi devono scegliere chi li accompagna nella vita e ascoltare i genitori, le uniche persone che non li tradiranno mai". 

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