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Cosa rischiano Napoli e Roma dopo i violenti scontri tra gli ultras in autostrada

Napoli e Roma sono chiamate in causa indirettamente dopo gli scontri tra tifosi in autostrada sull’A1: cosa prevede il Codice di Giustizia Sportiva in questi casi.
A cura di Marco Beltrami
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La 17a giornata di Serie A è stata rovinata dai violenti scontri tra i tifosi di Napoli e Roma in autostrada. Una guerriglia vera e propria tra ultrà azzurri e giallorossi all'interno dell'area di servizio Badia al Pino in un pomeriggio di follia con 300 sostenitori coinvolti. Mentre le forze dell'ordine con l'ausilio degli agenti della Polstrada e del Reparto Mobile di Firenze stanno cercando di risalire all'identità dei protagonisti sfruttando le telecamere e accertando dunque colpe e responsabilità che secondo quanto trapelato sembrano pendere più dalla parte dei tifosi azzurri, in tanti si chiedono cosa rischiano i due club. Cosa dice il regolamento in questi casi, e c'è la possibilità di eventuali sanzioni?

Il tema della responsabilità dei club per le azioni dei propri tifosi è sempre caldo in situazioni del genere. Le società in termini di regolamento pagano le conseguenze delle intemperanze dei propri sostenitori, con provvedimenti che possono essere anche pesanti. La casistica però è circoscritta geograficamente, con i provvedimenti disciplinari che riguardano situazioni verificatesi o all'interno dello stadio o nei dintorni dello stesso. Per quanto riguarda la guerriglia odierna, questa si è verificata sull'autostrada del Sole, lontano sia dallo stadio Ferraris sede di Sampdoria-Napoli che da San Siro dove si giocherà Milan-Roma.

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Il codice di giustizia sportiva dunque contiene un articolo che punisce i fatti violenti dei sostenitori, ma limita il raggio d'azione degli stessi "sia all'interno dell'impianto sportivo, sia nelle aree esterne immediatamente adiacenti". Questo significa che in termini di regolamento non dovrebbero esserci sanzioni per la Roma o il Napoli dopo gli scontri di oggi tra Monte San Savino e Arezzo.

Questo quanto prevede il regolamento:

  • 1.Le società rispondono per i fatti violenti commessi in occasione della gara da uno o più dei propri sostenitori, sia all'interno dell'impianto sportivo, sia nelle aree esterne immediatamente adiacenti, se dal fatto derivi un pericolo per l'incolumità pubblica o un danno grave all'incolumità fisica di una o più persone.
  • 2. Per i fatti di cui al comma 1, si applica la sanzione dell'ammenda con eventuale diffida nelle seguenti misure: da euro 10.000,00 ad euro 50.000,00 per le società di serie A; da euro 6.000,00 ad euro 50.000,00 per le società di serie B; da euro 3.000,00 ad euro 50.000,00 per le società di serie C.
  • 3. Se la società è già stata diffidata ovvero in caso di fatti particolarmente gravi, oltre alla sanzione di cui al comma 2, è inflitta una o più sanzioni di cui all'art. 8, comma 1, lettere d), e),f). (che prevede dunque d) obbligo di disputare una o più gare con uno o più settori privi di spettatori; e) obbligo di disputare una o più gare a porte chiuse; f) squalifica del campo per una o più giornate di gara o a tempo determinato fino a due anni) Se la società è stata sanzionata più volte, si applica, congiuntamente all'ammenda, la sanzione della squalifica del campo che non può essere inferiore a due giornate.
  • 4. Se la società responsabile non è appartenente alla sfera professionistica, ferme restando le altre sanzioni applicabili, si applica la sanzione dell'ammenda nella misura da euro 500,00 ad euro 15.000,00. In caso di fatti particolarmente gravi, può essere inflitta alla società la sanzione di cui all'art. 8, comma 1, lettera g). Se la società è stata diffidata più volte e si verifichi uno dei fatti previsti dal comma 1, si applica la sanzione della squalifica del campo non inferiore a due giornate.
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Ovviamente le cose potrebbero cambiare solo in caso di interventi "dall'alto". In passato per esempio è successo che per situazioni di particolare gravità fosse il governo ad intervenire, come accaduto in occasione di un Roma-Napoli del 2008, con il divieto di trasferta per i sostenitori azzurri dopo gli scontri tra le tifoserie, lontano dallo stadio. In quel caso però si entrò in un'altra sfera di competenze, al di là del regolamento sportivo.

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