Cosa rischiano i calciatori indagati per le scommesse illegali: perché possono cavarsela con poco

La Procura della Federcalcio ha chiesto agli inquirenti della Procura di Milano gli atti dell'inchiesta sul giro di scommesse illegali nella quale sono coinvolti i calciatori citati come indagati nell'ordinanza. I loro nomi sono venuti alla luce dall'analisi delle chat, del contenuto dei cellulari e di altri dispositivi che appartengono a Nicolò Fagioli e a Sandro Tonali, entrambi risucchiati nel filone che esplose nel 2023 e costò una lunga squalifica (rispettivamente 7 e 10 mesi) dopo aver ammesso le loro responsabilità e patteggiato una sospensione più lieve (oltre ad alcuni obblighi accessori e pene alternative) evitando di finire a processo sportivo.
Il sistema delle giocate aveva come "banca" una gioielleria
Sul piano della giustizia ordinaria, invece, la questione è andata avanti fino agli sviluppi odierni sui flussi di denaro versati per alimentare il sistema delle giocate che aveva come base una gioielleria milanese. Lì i calciatori indebitati simulavano l'acquisto di orologi e altri oggetti di valore che pagavano attraverso bonifici bancari così da coprire gli importi per i quali si erano esposti.
Chi sono i tesserati indagati: 13 calciatori e 1 tennista professionista
Oltre a Fagioli e a Tonali i calciatori nell'occhio del ciclone e indagati per l'ennesimo scandalo che investe il mondo del pallone sono 11: Alessandro Florenzi (Milan), Nicolò Zaniolo (all'epoca alla Roma, oggi alla Fiorentina), Mattia Perin e Weston James Earl McKennie (Juventus), Leandro Paredes (allora alla Juve e oggi ora alla Roma), Angel Di Maria (allora alla Juve e oggi al Benfica), Raoul Bellanova (ex Inter ora al Torino), Samuele Ricci (ex Empoli ora al Torino), Cristian Buonaiuto (ex Cremonese ora al Padova), Matteo Cancellieri (ex Lazio ed Empoli prima di passare al Parma), Adames Hector Junior Firpo colombiano del Leeds United. Unico al momento al di fuori del calcio, il tennista professionista Matteo Gigante.

Cosa rischiano i giocatori sul piano penale e sportivo
Cosa rischiano i giocatori che, a vario titolo, figurano nelle carte dei magistrati? Sanzioni sia dal punto di vista penale sia sportivo, con queste ultime che possono essere più gravi solo se viene accertato che le puntate sulle piattaforme illecite riguardavano eventi calcistici. Nel primo caso i tesserati dovranno difendersi dall'accusa di aver usato piattaforme illegali per scommesse e poker oltre ad averle pubblicizzate all'interno del loro circuito. Un'ipotesi di reato che per la giustizia ordinaria può comportare una condanna fino a 3 mesi di carcere e una multa fino a 500 euro, che può essere sanata attraverso un'oblazione (pagando la metà dell'importo previsto dalla contravvenzione).
La discriminante delle puntate su eventi non calcistici
Per quanto riguarda la giustizia sportiva la discriminante è una sola: non essendo state rilevate (ancora) dagli inquirenti evidenze tali che siano state effettuate scommesse anche su partite di calcio il rischio per i tesserati è limitato. Diversamente, se il mondo del pallone risultasse oggetto delle puntate illecite, ci troveremmo di fronte a una raffica di squalifiche pesanti e all'ennesimo terremo che scuote dall'interno il calcio tricolore.

Cosa dice l'articolo 24 del Codice di Giustizia Sportiva
La norma di riferimento del CGS è l'articolo 24 sul "Divieto di scommesse e obbligo di denuncia" che al comma 1 recita: "Ai soggetti dell'ordinamento federale, ai dirigenti, ai soci e ai tesserati delle società appartenenti al settore professionistico è fatto divieto di effettuare o accettare scommesse, direttamente o indirettamente, anche presso i soggetti autorizzati a riceverle, che abbiano ad oggetto risultati relativi ad incontri ufficiali organizzati nell’ambito della FIGC, della FIFA e della UEFA". In una situazione del genere la violazione prevede (come spiegato al comma 3) per illecito sportivo una squalifica non inferiore a 3 anni e una multa non inferiore a 25 mila euro.
Il caso dell'omessa denuncia: quali sanzioni comporta
Allo stato dei fatti, invece, ai calciatori al massimo la procura federale potrebbe contestare l'omessa denuncia, sempre che si accerti fossero effettivamente a conoscenza degli illeciti. In questo caso potrebbero incorrere (come indicato al comma 5 dello stesso articolo) in una squalifica non inferiore a 6 mesi e a un'ammenda di almeno 15 mila euro.