Cosa rischiano i calciatori dell’Inter denunciati dopo una lite per le foto “rubate”
Le indagini sono in corso. Cosa è realmente successo in quella serata all'Hollywood di Milano lo verificheranno gli inquirenti poi si capirà se i calciatori dell'Inter, denunciati da un 35enne friulano, rischieranno di vedere tramutato in caso giudiziario la loro posizione oppure il caso stesso non si sgonfi e finisca nel dimenticatoio di quella notte che stava prendendo una brutta piega.
Tutto è nato intorno alle 4.15/4.30 del mattino, per colpa di un cellulare e di quello che la persona oggetto di pressioni ha raccontato come un grosso equivoco dai risvolti indesiderati: i giocatori credevano di essere stati fotografati o immortalati in un video rubati e – a giudicare dai termini della querela – avrebbero usato metodi spicci per condurre la persona all'esterno del locale per ispezionarne l'apparecchio.
Uno di loro lo avrebbe preso per il braccio e portato in disparte, sostenendo che quegli scatti non erano autorizzati e, qualora li avessero trovati, li avrebbero cancellati. Invece, nulla. Nella memoria del telefono non c'era traccia di immagini o clip. Cosa li aveva tratti in inganno? Forse, la torcia del telefonino: era accesa perché – è la versione narrata dalla parte querelante – serviva a illuminare per leggere il conto delle consumazioni e a nient'altro. Ma non gli hanno creduto. "Hanno perfino visionato i suoi profili social oltre a immagini personali e non hanno trovato niente", ha spiegato lo Studio Legale Tutino che ha preso in incarico la denuncia (se ne occupato l'avvocato Francesca Tutino)
L'imposizione e poi le minacce (presunte). Questo secondo aspetto della vicenda potrebbe aggravare circostanze e condizioni: "Se crei problemi, sai cosa ti può succedere…", è la frase che nella narrazione degli eventi scandisce l'atteggiamento intimidatorio subito dal querelante.
"Un atteggiamento da bulli", così è stato descritto dagli avvocati di parte e per il quale i due giocatori dell'Inter rischiano di essere perseguiti per esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza o minaccia alle persone e anche "violazione della privacy considerato il trattamenti riservato al nostro cliente".
Tutto questo sempre che i fatti siano confermati dal materiale probatorio (a cominciare dal rilevamento delle impronte sul cellulare oltre a ulteriori riscontri che saranno effettuati) e nel frattempo non intercorra alcuna possibile conciliazione lontano dai riflettori.