Cosa rischia l’Udinese per i cori razzisti a Maignan nella partita contro il Milan
Cosa rischia l'Udinese dopo il brutto episodio dei cori razzisti a Maignan durante l'ultima partita di Serie A contro il Milan? Decisivo sarà il referto presentato al giudice sportivo che si esprimerà in avvio di settimana, con i provvedimenti che potrebbero andare dalla multa salata al club o alla chiusura per una o più giornata di un settore dello stadio Dacia Arena.
Il questore di Udine D'Agostino presente allo stadio, ha dichiarato all'Ansa che sono partite immediatamente le attività per individuare i responsabili dei beceri insulti rivolti al portiere del Milan che ha abbandonato momentaneamente il campo spingendo l'arbitro a sospendere la gara. Stando alle sue parole si tratterebbe di un episodio circoscritto con pochi tifosi protagonisti nella zona alle spalle del francese in curva nord.
Il resoconto di tutto quello che è accaduto stilato dagli ufficiali di gara è nelle mani del giudice sportivo che si pronuncerà sui cori razzisti, considerando che la normativa italiana è molto rigida su questo. A rischiare è il club friulano che è responsabile da regolamento anche per "cori, grida e ogni altra manifestazione che siano, per dimensione e percezione reale del fenomeno, espressione di discriminazione".
In questi casi il giudice dovrà valutare diversi aspetti, legati ai precedenti, alla circoscrizione dell'episodio, e anche al fatto che i cori razzisti dopo la sospensione pare siano finiti. L'Udinese rischia una maxi multa da almeno 10mila euro, oppure nella peggiore delle ipotesi la chiusura per una o più giornate del settore in questione (con la sospensiva, e quindi concretizzabile solo in caso di ulteriori fenomeni del genere nelle giornate successive). Quasi impossibile invece in questo caso pensare ai prossimi match a porte chiuse, visto che l'episodio è stato (fortunatamente) circoscritto.
Il portiere si augura che vengano presi provvedimenti esemplari al contrario di quanto accaduto in passato. Per questo ha voluto lanciare un appello anche sui social, con destinataria anche la procura.