Cosa rischia la Roma per le plusvalenze gonfiate: i possibili scenari dopo le indagini
Le indagini della Procura capitolina sulle presunte plusvalenze gonfiate dalla Roma nella compravendita di 12 calciatori tra il 2017 e il 2021 si sono concluse. Sei gli ex dirigenti giallorossi che hanno ricevuto la notifica di chiusura degli accertamenti (che precede la richiesta di rinvio a giudizio): l'atto è stato notificato all'ex proprietario James Pallotta e a Mauro Baldissoni, Guido Fienga, Giorgio Francia, Umberto Maria Ghandini e Francesco Malknecht che rischiano ora di andare a processo, insieme alla società A.S. Roma, per rispondere dei reati di falso in bilancio e aggiotaggio informativo mentre per gli attuali presidente e vicepresidente Dan e Ryan Friedkin ci sarà una richiesta di archiviazione.
Per capire quale sarà l'esito di tale indagine bisognerà attendere le richieste dei Pubblici Ministeri e l'eventuale decisione del GUP, ma la chiusura delle indagini apre un nuovo scenario per quel che riguarda le ricadute della vicenda a livello sportivo. La Procura della FIGC e il Procuratore Giuseppe Chiné attendevano infatti l'esito delle indagini della Procura di Roma per proseguire la propria fase istruttoria sul ramo dell'inchiesta sui rapporti con altre società relativamente ai procedimenti che nel 2023 avevano visto coinvolta la Juventus.
Nello specifico si attendeva di capire qualcosa in più riguardo alle presunte plusvalenze fittizie della Roma che secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia di Finanza riguarderebbero dodici operazioni di calciomercato per un totale di 179 milioni di euro effettuate con il Sassuolo (le cessioni di Marchizza e Frattesi e l'acquisto di Defrel), con l'Inter (l'operazione che ha portato Nainggolan in nerazzurro con Zaniolo e Santon in giallorosso), con l'Atalanta (l'acquisto di Cristante e la cessione di Tumminello), con il Napoli (la cessione di Manolas e l'acquisto di Diawara) e con la stessa Juventus (l'acquisto di Spinazzola e la cessione di Luca Pellegrini).
Se l'impianto accusatorio prospettato dalla Procura capitolina dovesse essere confermato e la Procura FIGC, dagli atti d'indagine della giustizia ordinaria, dovesse rintracciare nuovi elementi probatori rispetto a quelli già giudicati nel processo del 2022 appare quasi inevitabile che il club giallorosso rischi anche un nuovo processo sportivo che potrebbe portare a delle pesanti sanzioni. Gli articoli di Giustizia Sportiva a cui fare riferimento per capire cosa rischia la Roma nell'eventualità sono quelli già noti dopo la vicenda Juventus, cioè l'articolo 4 (che cita i principi della lealtà, della correttezza e della probità in ogni rapporto comunque riferibile all'attività sportiva) e l'articolo 31 (che prende in esame uno spettro ampio di comportamenti illeciti e relative sanzioni per le violazioni in materia gestionale ed economica).
Nel primo caso sono previste ammende e penalizzazioni di uno o più punti in classifica qualora venisse rilevata anche la "mancata lealtà sportiva" per la sussistenza di un sistema illecito tale da eludere norme sportive o penali. Nel secondo, invece, la violazione della norme federali prevede una vasta gamma di sanzioni per il club da quelle pecuniarie fino a quelle pesantissime come la retrocessione o addirittura l'esclusione dal campionato qualora gli illeciti commessi siano stati determinanti per l'iscrizione al campionato e alle coppe europee. Qualora invece il Procuratore Giuseppe Chinè dagli atti delle indagini della Procura di Roma non dovesse riscontrare nuove e ulteriori prove in grado di aggravare la posizione del club giallorosso rispetto all'impianto accusatorio del 2022, la Roma sarà prosciolta e non avrà alcuna conseguenza in ambito sportivo.