Cosa rischia la Juventus per plusvalenze e manovra stipendi: i possibili scenari dopo le indagini
La procura della FIGC ha chiesto la riapertura del caso Juventus per plusvalenze e manovra stipendi. Nonostante l’archiviazione dell’aprile dello scorso anno, le indagini della procura di Torino e confluite nell'Inchiesta Prisma hanno evidenziato “numerosi, nuovi indizi gravi e precisi idonei a modificare la decisione finale” che hanno mosso nuovamente la giustizia sportiva. Ma cosa rischia concretamente la società bianconera in caso di riapertura del caso il prossimo 20 gennaio?
Per ora c'è un'indagine portata avanti dalla Procura di Torino, ci sono fatti circostanziati al periodo 2019-2021 e ci sono accuse, di varia gravità, sintetizzabili come "falso in bilancio" che resta ancora da appurare. Solo allora, si potrà capire se e cosa rischierà la Juventus sul campo. Al centro delle indagini sarebbero le scritture private sugli stipendi, la famosa carta Ronaldo, che però potrebbe rappresentare non un caso isolato ma un “sistema”.
Sulla carta, dunque, se la tesi degli inquirenti dovesse essere accertata e se a quel punto la palla dovesse passare anche alla giustizia sportiva, la Juventus potrebbe subire sanzioni che vanno dall'ammenda con diffida fino alla retrocessione, alla radiazione o alla revoca degli scudetti negli anni di competenza.
Cosa rischia la Juventus a livello sportivo per il falso in bilancio: dalla multa alla penalizzazione
Un ventaglio piuttosto ampio, che si può facilmente ridurre andando a guardare i precedenti. Al Chievo, unico club di Serie A punito per le plusvalenze fittizie, è stata inflitta una penalizzazione di 3 punti nel 2018. In Serie B, il Cesena – nello stesso procedimento del Chievo – di punti se n'è visti decurtare 15. Sempre plusvalenza fittizia, ma stavolta con la cessione del marchio, quella che costò al Palermo 20 punti di penalizzazione nel 2019. In tutti e tre i casi, però, gli illeciti si sono rivelati determinanti per l'ottenimento dell'iscrizione al campionato. Per la Juventus, va ancora accertato se ci sia stato o meno l'illecito. La Procura Figc, intanto, valuta se aprire un secondo filone, dopo i proscioglimenti di mesi fa.
E se si parla di "falso in bilancio", bisogna far riferimento all'articolo 31 del Codice di Giustizia Sportiva della Figc: “Costituisce illecito amministrativo la mancata produzione, l’alterazione o la falsificazione materiale o ideologica, anche parziale, dei documenti richiesti dagli organi di giustizia sportiva, dalla COVISOC e dagli altri organi di controllo della Federazione nonché dagli organismi competenti in relazione al rilascio delle licenze UEFA e FIGC, ovvero il fornire informazioni mendaci, reticenti o parziali. Costituiscono altresì illecito amministrativo i comportamenti comunque diretti a eludere la normativa federale in materia gestionale ed economica nonché la mancata esecuzione delle decisioni degli organi federali competenti in materia. Salva l’applicazione delle più gravi sanzioni previste dalle norme in materia di licenze UEFA o da altre norme speciali, nonché delle più gravi sanzioni che possono essere irrogate per gli altri fatti previsti dal presente articolo, la società che commette i fatti di cui al presente comma è punibile con la sanzione dell’ammenda con diffida”.
Se il falso in bilancio porta ad ottenere “l’iscrizione a una competizione cui non avrebbe potuto essere ammessa”, allora le sanzioni sono quelle “previste dall’art. 8, comma 1, lettere g), h), i), l)”. Nello specifico: “g) penalizzazione di uno o più punti in classifica; se la penalizzazione sul punteggio è inefficace in termini di afflittività nella stagione sportiva in corso è fatta scontare, in tutto o in parte, nella stagione sportiva seguente; h) retrocessione all'ultimo posto in classifica del campionato di competenza o di qualsiasi altra competizione agonistica obbligatoria; la retrocessione all’ultimo posto comporta comunque il passaggio alla categoria inferiore; i) esclusione dal campionato di competenza o da qualsiasi altra competizione agonistica obbligatoria, con assegnazione da parte del Consiglio federale ad uno dei campionati di categoria inferiore; l) non assegnazione o revoca dell'assegnazione del titolo di campione d'Italia o di vincente del campionato, del girone di competenza o di competizione ufficiale”.
In quale caso la Juve rischia la retrocessione in Serie B
L'unico caso in cui la Juventus potrebbe rischiare la retrocessione in serie B, e potenzialmente anche la radiazione dalla FIGC, si presenta qualora si accertasse che l'illecito amministrativo compiuto sia stato decisivo per far ottenere al club l'iscrizione al campionato di Serie A. Il secondo comma dell'articolo 31 del Codice di Giustizia Sportiva prevede che "La società che, mediante falsificazione dei propri documenti contabili o amministrativi ovvero mediante qualsiasi altra attività illecita o elusiva, tenta di ottenere od ottenga l'iscrizione a una competizione cui non avrebbe potuto essere ammessa sulla base delle disposizioni vigenti, è punita con una delle sanzioni previste dall’art. 8, comma 1, lettere g), h), i), l)".
Le possibili sanzioni per la “manovra stipendi”
Prisma, come si è visto, non riguarda solo le plusvalenze. In ballo ci sono le cosiddette "manovre stipendi", relative agli accordi tra il club e i propri tesserati per il taglio degli stipendi nel pieno della pandemia, oltre all'accusa di evasione dell'Iva.
Proprio sulla questione stipendi ha voluto far luce la Consob, dato che secondo i pm torinesi gli accordi per il recupero di tre mensilità non è stato reso pubblico. Questo, però, in termini sportivi ha una rilevanza parziale: la Covisoc richiede alle società calcistiche la documentazione sull'avvenuto pagamento di tutti gli emolumenti, delle ritenute e dei contributi entro le scadenze stabilite dalla Figc. Che questi accordi sui pagamenti non vengano comunicati pubblicamente, è una questione che riguarda la Juventus in quanto società quotata in Borsa, non in quanto affiliata alla Federazione Italiana Gioco Calcio.
Questo, però, insieme alle presunte plusvalenze fittizie e alla presunta evasione dell'Iva, secondo le tesi della Procura di Torino, porterebbe ad una alterazione dei bilanci del club. E lì diventerebbe una questione di gravità dei fatti, in ambito nazionale (qualora l'eventuale falso fosse servito per iscrivere il club in Serie A) e continentale (tra fair play finanziario e licenze UEFA).
La Juve rischia l’esclusione dalla Champions League o dall’Europa League?
La Juve potrebbe rischiare l’eliminazione dalle coppe europee, in questo caso dall’Europa League, solo nel caso in cui verrà accertato che è stato commesso un illecito, sia che quell’illecito ha avuto come obiettivo l’ammissione ad una competizione alla quale non avrebbe potuta essere ammessa in base alle disposizioni vigenti. In altre parole, se plusvalenze e manovra stipendi avevano come obiettivo l’ottenimento del fair play finanziario necessario per l’ammissione alle coppe europee, allora la società bianconera potrebbe rischiare l’eliminazione dall’Europa League.
Cosa rischiano i giocatori della Juventus
La procura federale ha aperto anche un fascicolo su alcuni procuratori del calciatori della Juventus coinvolti nella manovra stipendi. In base alle indagini – e anche in base a quanto emerse da una serie di chat tra gli stessi giocatori -, la società si accordò con i calciatori per far sembrare che i tesserati stessero rinunciando a 4 mensilità. Nella sostanza, invece, i calciatori della Juve rinunciarono ad un solo stipendio, concordando sul fatto che le restanti 3 mensilità sarebbero state pagate nella stagione successiva. I calciatori e i loro procuratori rischiano da una multa alla squalifica.
Cosa rischiano Andrea Agnelli e i vertici della Juventus
Agnelli, Nedved, Paratici e Arrivabene – rispettivamente ex presidente, ex vicepresidente, ex direttore sportivo ed ex amministratore delegato della società bianconera – sono accusati di falso in bilancio, manipolazione del mercato e ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità di pubblica vigilanza: per questi reati la pena va dalla multa alla reclusione. Le dimissioni del CDA lo scorso 28 novembre – alla vigilia dell'approvazione del bilancio – sono state necessarie per evitare arresto o interdizioni o misure cautelari.