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Plusvalenze in Serie A: le ultime news

Cosa rischia la Juve per l’inchiesta sulle plusvalenze: esclusa dal campionato solo in un caso

Juve sotto indagine per le plusvalenze gonfiate. Casi analoghi si sono chiuse con assoluzioni o penalizzazioni, ma il club ha avvisato gli investitori di possibili impatti negativi a seguito delle verifiche Consob.
A cura di Benedetto Giardina
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Da decenni il calcio italiano è alle prese con la bolla delle plusvalenze. La Juventus è solo una delle tante società a sfruttare il meccanismo di compravendita dei calciatori, spesso tramite scambi (l'ultimo col Genoa per Rovella, che si sarebbe liberato a parametro zero sei mesi dopo), trovando così il modo per tappare le falle nei propri bilanci. I bianconeri, però, sono quotati in Borsa, motivo per cui la Consob ha deciso di mettere nel mirino le suddette operazioni. Da qui è partita l'inchiesta della Guardia di Finanza sui conti nel biennio 2019-2021, che vede indagati il presidente Agnelli, il vicepresidente Nedved e l'ex ds Paratici. Ma la Juventus, di fatto, cosa rischia?

Plusvalenze, quando possono comportare l'esclusione dal campionato?

Sul campo l'esempio più recente riguarda Chievo e Cesena, entrambe fallite poco dopo essere state travolte dallo scandalo delle plusvalenze gonfiate. In quel caso, però, la giustizia sportiva è stata a dir poco clemente: i clivensi vennero penalizzati di tre punti (che risultarono ininfluenti nella corsa alla salvezza in Serie A nella stagione 2018/19), mentre i romagnoli, già esclusi dal campionato di Serie B per inadempienze finanziarie, avrebbero dovuto scontare 15 punti di penalizzazione qualora avessero ottenuto la licenza per partecipare al torneo cadetto. Non una bolla di sapone, ma quasi, tanto più se si considera che inizialmente era stata affermata l'improcedibilità per la società veronese poiché il patron Campedelli non era stato ascoltato dalla Procura. Una situazione che ha inevitabilmente dilatato i tempi del processo sportivo e causato non pochi problemi negli altri campionati, col Crotone che sperava in un ripescaggio in A ai danni del Chievo e l’Entella che ha atteso di essere ripescato in B in luogo del Cesena, ma invece fu costretto a proseguire la stagione in Serie C poiché il torneo cadetto si disputò con 19 squadre.

Un murale comparso a Roma, raffigurante Andrea Agnelli, nei giorni del caso Superlega
Un murale comparso a Roma, raffigurante Andrea Agnelli, nei giorni del caso Superlega

Questo giusto per prendere un esempio reale di quanto accaduto, nel mondo del calcio, quando si cerca di far luce sulle plusvalenze realizzate tramite cessione di calciatori (altre plusvalenze, come quelle derivanti dalla cessione dei marchi, sono state sanzionate in maniera più pesante). Il Codice di giustizia sportiva della Figc, invece, lascia parecchia discrezionalità al giudice: si va dall'ammenda con diffida fino all'esclusione dal campionato di competenza. La mano pesante, però, è contemplata solo nel caso in cui l'eventuale illecito sia commesso al fine «di ottenere l'iscrizione a una competizione a cui non avrebbe potuto essere ammessa». In pratica, se le plusvalenze iscritte a bilancio sono state necessarie per rientrare nei parametri federali per l'ottenimento della licenza, allora si può procedere con una penalizzazione o peggio ancora, con l'esclusione dal campionato. E qui torniamo al Chievo: il deferimento scattò a seguito di «plusvalenze fittizie per complessivi € 25.380.000» e altre condotte finalizzate all’ottenimento della «Licenza Nazionale e l’iscrizione al campionato di Serie A» dal 2015 al 2018, «in assenza dei requisiti previsti dalla normativa Federale». Alla fine, la sanzione fu un -3 in classifica con ammenda da 200 mila euro.

Milan, Inter, Roma e Lazio, quando le plusvalenze finiscono in tribunale

Fuori dal terreno di gioco, l'iter non si preannuncia breve, né tantomeno semplice. I precedenti, in tal senso, dimostrano come il tema delle plusvalenze sui cartellini dei tesserati sia tutt'altro che chiaro. Nel 2008, il processo sulle plusvalenze di Inter e Milan si concluse con l’assoluzione di entrambi i club perché «il fatto non costituisce reato». La Lazio venne assolta in merito alla vicenda sul cosiddetto doping amministrativo, mentre alla Roma è stata inizialmente inflitta una multa da 60 mila euro, poi sospesa dalla Cassazione nel 2012, con l'assoluzione per quanto riguarda l'affare Nakata. Anche allora, come nel caso di Chievo e Cesena, i nomi in ballo erano per lo più di giocatori appartenenti ai settori giovanili, molti dei quali rimasti nel limbo del calcio di periferia, senza mai trovare spazio tra i professionisti. Nel caso dei giallorossi, inoltre, finirono sotto la lente di ingrandimento alcuni movimenti incrociati col Palermo, allora di proprietà di Sensi, patron del club giallorosso.

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Anche nel caso della Juventus, nell'ambito dell'inchiesta "Prisma", sono finiti nel mirino i trasferimenti di calciatori militanti in serie minori (passati dall'Under 23 bianconera). Sui rischi a livello penale, però, i precedenti non dicono granché. A livello amministrativo, invece, è stata la stessa Juventus a mettere in guardia gli investitori nella nota di sintesi relativa all'ultimo aumento di capitale da 400 milioni:

«La Società è soggetta a una verifica ispettiva da parte della Consob ai sensi dell’art. 115, comma 1, lett. c), del TUF, in merito alla voce “Proventi da gestione diritti calciatori” iscritta nei bilanci al 30 giugno 2020 (complessivamente pari a Euro 172 milioni) e al 30 giugno 2021 (complessivamente pari a Euro 43,2 milioni). L’Emittente è esposto al rischio che ad esito della verifica ispettiva in corso la Consob adotti provvedimenti sfavorevoli per il Gruppo. Ai sensi dell’articolo 154-ter, comma 7, del D. Lgs. n. 58/98, la Consob può avviare un procedimento amministrativo e “nel caso in cui abbia accertato che i documenti che compongono le relazioni finanziarie non sono conformi alle norme che ne disciplinano la redazione, può chiedere agli emittenti di rendere pubblica tale circostanza e di provvedere alla pubblicazione delle informazioni supplementari necessarie a ripristinare una corretta informazione del mercato”. Ove all’esito dell’eventuale procedimento che fosse avviato nei confronti dell’Emittente si verificasse tale circostanza, potrebbero verificarsi impatti negativi anche significativi sulla reputazione e sulla situazione economica e patrimoniale dell’Emittente e del Gruppo».

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