Cosa ha fatto Abraham per dimostrare che il Chelsea ha sbagliato a puntare su Lukaku
La stagione da sogno di Tammy Abraham. C'è un'immagine che più di tutte fotografa la serata dell'attaccante che con il suo gol ha battuto il Leicester e mandato la Roma in finale di Conference League contro il Feyenoord. Dopo il triplice fischio s'inginocchia, prega e ringrazia per la grande forza donatagli. Attendeva un momento del genere e ha ringraziato il cielo per aver (finalmente) meritato una buona occasione come non gli era accaduto in Blues.
Il 25 maggio a Tirana, il colosso nigeriano sarà ancora lì davanti per compiere un altro miracolo, vincere un trofeo (anche) in giallorosso. L'anno scorso contribuì, sia pure in piccola parte (un gol al Rennes nella fase a gironi) alla conquista della Champions con il Chelsea e si fermò a quota 12 a reti complessive tra campionato e coppe, all'ombra di Giroud (oggi al Milan) e di Werner.
Nella Capitale ha alzato ancora un po' l'asticella: 25 centri, quando mancano ancora tre partite al termine della Serie A (decisive per capire se e quale sarà il prossimo percorso continentale della squadra di José Mourinho) e la finalissima per il titolo contro gli olandesi. Quindici volte a bersaglio in campionato, 9 su 12 match in Conference: ad Abraham il tecnico portoghese chiede di più, sa che può darlo. "Mi mancava il fiato ma per questa squadra do tutto quello che ho – le parole al termine dell'incontro -. Ho detto a Mou che avevo finito le energie, lui mi ha detto di continuare e l'ho fatto per la squadra".
Del resto, ha già scritto un pezzetto di storia: gli unici inglesi ad aver segnato più di lui nelle coppe (qualificazioni escluse) sono stati Alan Shearer (11 nella Coppa Uefa 2004-2005) e Stan Bowles (11 nella Coppa Uefa 1976-1977). Gli manca poco… ma può contare su una carica speciale: "I tifosi hanno vinto la partita al posto nostro ancora prima del fischio d'inizio".
A Londra già lo rimpiangono considerato che l'investimento fatto su Lukaku s'è rivelato un buco nell'acqua e a bilancio. E molti sono pervasi dall'idea che proprio Abraham era quello che serviva di più al Chelsea là davanti al posto del belga. "Ero un po' infastidito da quella situazione – ha Abraham ammesso di recente in un'intervista a The Athletic -. Mi allenavo in maniera molto intensa e bene, davo tutto ma non capivo perché non meritassi maggiore attenzione".
Semplicemente, Tuchel non lo vedeva funzionale alla sua idea di gioco. Cambierà idea? Una clausola di riacquisto potrebbe consentire al Chelsea di riportare a Stamford Bridge l'attaccante: nell'estate del 2023 dovrà versare una cifra di 80 milioni (il doppio di quella incassata) ma servirà anche la convinzione del calciatore.