Cosa fa oggi Loris Karius, il portiere decaduto che non gioca da 2 anni e frequenta Diletta Leotta
La notte da incubo di Kiev, per gli errori commessi in finale di Champions League che regalarono vittoria e Coppa al Real Madrid, vanificando tutti gli sforzi del Liverpool. Il flirt con Diletta Leotta che ha fatto il giro del mondo alimentando il gossip sulla vita privata della giornalista e del calciatore. L'alfa e l'omega di Loris Karius è tutto qui, in mezzo c'è un lungo periodo tormentato per aver perso la bussola, schiacciato dal senso di colpa, distrutto da quel crollo di fiducia che ha avuto riflessi anche nelle altre esperienze.
Ovunque è andato, il portiere tedesco s'è portato appresso la fama di bello e impossibile. Il fascino non gli manca, da quando ha costruito un fisico scolpito non passa inosservato: spalle grosse e forti, ‘tartaruga' che gli scoppia sull'addome (e farebbe invidia perfino a Cristiano Ronaldo), braccia grandi e gambe salde abbastanza; capelli biondi, lunghi o raccolti in un codino; sguardo tenebroso. E quant'altro possa renderlo desiderato, ricercato perfino come modello in passerella. Apprezzato in tutto, noto per le sue conquiste, eccezion fatta per le sue doti di atleta.
Perché, prima o poi, tutti s'aspettano che ne combini una delle sue. Perché da quella maledetta sera di quattro anni fa (2018) il mondo del calcio non è stato più lo stesso per Karius: troppo sfortunato, compatito, sedotto e abbandonato, è finito in un vortice di depressione dal quale è uscito a fatica. Fotogrammi della gara con i blancos ancora gli tornano in mente come flash, certe cose non le puoi dimenticare quando ti segnano in maniera così profonda. E vincere (anche) la diffidenza, il pregiudizio è anche peggio.
Jurgen Klopp e il Liverpool non lo hanno lasciato solo nel momento più difficile. Dissero che una gomitata ricevuta alla testa da Sergio Ramos gli provocò una sorta di commozione cerebrale che lo disturbò e fu tra le cause del rendimento disastroso. La percezione sensoriale era alterata, ecco perché calcolò male tempi d'intervento, modo di stare tra i pali, velocità e direzione della pallonate che gli arrivarono addosso ma non riuscì a parare. Era in bambola ma c'era una spiegazione medica alla quale, però, nessuno ha mai creduto davvero.
Circolò questa versione dei fatti anche per stemperare l'attenzione e la pressione che aveva addosso. Provarono a proteggerlo e si strinsero intorno a lui che, solo in mezzo al campo, in ginocchio, sollevò la testa solo per andare a prendere la medaglia al momento della premiazione degli sconfitti. La reggeva tra le dita, non ebbe nemmeno il coraggio di infilarla al collo. Sarebbe stato come far scorrere un cappio per le sensazioni che provava. Passò dinanzi alla Coppa senza nemmeno guardarla, con le lacrime agli occhi e lo sguardo perso nel vuoto.
"Non ho dormito davvero fino ad ora… le immagini mi passano ancora per la testa ancora e ancora… – scrisse nel post condiviso su Instagram qualche ora dopo la sconfitta con gli spagnoli -. Mi dispiace infinitamente per i miei compagni di squadra, per voi tifosi e per tutto lo staff. So di aver incasinato tutto con i due errori e deludervi tutti. Come ho detto vorrei solo tornare indietro nel tempo, ma non è possibile. È anche peggio perché sentivamo tutti che avremmo potuto battere il Real Madrid e siamo stati in gioco per molto tempo".
Karius cambiò aria. Passò in prestito al Besiktas per ritrovarsi ma in Turchia si smarrì di nuovo e sentì ancora una volta il mondo crollargli addosso per una ‘papera' in un match europeo. Accumulò anche un buon numero di presenze in due stagioni (67) ma il rapporto con il club si logorò fino a strapparsi. Lo strattone decisivo arrivò per una strana storia di stipendi non pagati e un clima ostile che lo portarono a risolvere il prestito biennale.
Fece i bagagli è tornò a Liverpool ma vi rimase poco: venne girato all'Union Berlino in Bundesliga, il rientro in Germania gli sembrò propizio ma toccò con mano che le cose avrebbero preso un'altra piega suo malgrado. Si aspettava di giocare di più, con maggiore continuità, di (ri)avere finalmente quella fiducia di chi punta su di te senza indugi. Dovette ricredersi: 4 presenze in campionato (l'ultima a fine febbraio 2021, da allora non ha mai più visto il campo) e una in coppa nazionale fecero di lui un turista di passaggio.
Auf Wiedersehen… e si diresse di nuovo nel Merseyside. La sua esperienza con i Reds era ormai al capolinea. Durò un altro anno: si allenava ma era fuori da tutto. Scaduto il contratto a luglio di quest'anno, ha trovato squadra a metà settembre per andare in Inghilterra al Newcastle. Ma con patti chiari: dinanzi a lui c'è Pope, lui è lì a fare panchina almeno fino al termine della stagione. Poi si vedrà. Fino alla prossima squadra.
Fino al prossimo agguato dei fotografi che lo attendono nei pressi della residenza milanese della conduttrice per vedere lo strano effetto fa vederlo scomparire nelle porte girevoli con Diletta a un passo da lui.