Cosa fa Flamini al tavolo con Ursula von der Leyen: qual è il business miliardario che lo ha reso un manager potente

Seduto allo stesso tavolo di Ursula von der Leyen c'è anche una vecchia conoscenza del calcio internazionale e italiano. Lo guardi bene e pensi di averlo già visto da qualche parte… poi leggi il nome sul segnaposto e strabuzzi gli occhi: è Mathieu Flamini, l'ex calciatore di Marsiglia, Arsenal e Milan che sul palco dell'European Industry Summit 2025 discute assieme alla Presidente della Commissione Europea di biotecnologia, sviluppo eco-compatibile e una sistema industriale che sia ‘green' e a misura di pianeta. "Siamo tutti dentro – dice l'ex giocatore francese -, impegnati a sostenere la trasformazione industriale dell'Europa e ad andare verso un'economia più verde e innovativa".
L'ex centrocampista, oggi 40enne, è un manager affermato che nel settore biochimico ha creato un'azienda all'avanguardia (GF Biochemicals) soprattutto nella produzione dell'acido levulinico: è un combustibile di ultima generazione, sintetizzato attraverso scarti vegetali e divenuto prezioso per la creazione di materiale plastico a basso impatto ambientale. E non solo considerato che quel conservante naturale ottenuto dalla degradazione della cellulosa può essere utilizzato al posto del petrolio anche nella produzione di molti altri prodotti tra cui quelli farmaceutici e cosmetici.
La quotazione della sua impresa fondata una decina d'anni fa è schizzata alle stelle e oggi, in base ad alcune stime di Forbes, ha raggiunto una valutazione di oltre 25 miliardi di euro. La forza del suo business e la qualità del suo piano industriale sono tali da alimentare la sua mission anche attraverso iniziative collaterali: Flamini ha proposto una rivista che parla in maniera scientifica e divulgativa di ecosostenibilità, introdotto corsi universitari di laurea che s'intrecciano con la bio-economia. Ce n'è abbastanza per spiegare come abbia fatto a trasformare la sua carriera di calciatore in un'esperienza di secondo piano rispetto a ciò che è diventato oggi, anche alla luce di un patrimonio personale di quasi 12 miliardi di euro.
In un'intervista che risale a un paio di anni fa rilasciata a una rivista spiegò: "Da bambino, avevo due passioni: il calcio e la sostenibilità. Sono cresciuto a Marsiglia, vicino al mare e questo mi ha reso sempre particolarmente sensibile a questioni ambientali che prendono in esame inquinamento chimico e la piaga della plastica (e dei suoi residui) negli oceani.
Ecco perché non stupisce, nel corso del suo intervento, che tratti argomenti strettamente legati alla sua specializzazione manageriale.
"La scorsa settimana, un anno dopo la #AntwerpDeclaration, 400 leader aziendali, pionieri del settore e rappresentanti dei lavoratori di tutta Europa si sono riuniti per discutere del #cleanindustrialdeal – ha scritto in un post condiviso su Instagram -. Insieme a @ursulavonderleyen, abbiamo discusso del motivo per cui le politiche dell'UE devono guidare gli investimenti, tagliare i costi energetici e riconoscere che la bio-economia circolare è fondamentale per raggiungere Net Zero.

L'uso di biochimici a emissioni negative e a emissioni neutre derivanti da biomassa e rifiuti organici sarà essenziale per sostituire nel tempo i loro predecessori fossili. La @europeancommission e il suo Clean Industrial Deal possono accelerare l'espansione di questa bioeconomia circolare reintroducendo il 20% di carbonio 14 entro il 2030 in prodotti e materiali, come esplorato nel Carbon Economy Report del 2021.
Ma tale regolamentazione dovrebbe essere basata su incentivi, concedendo crediti di carbonio o crediti d'imposta; quest'ultimo che abbiamo visto funzionare in altre economie per incoraggiare il sequestro di CO2. Ciò contribuirà a colmare il divario di parità (se ne esiste uno) tra il prezzo dei biochimici e i loro equivalenti fossili, incoraggiando al contempo l'uso di queste molecole realmente sostenibili nel mainstream. Consentendo ai bioproduttori di costruire scala e ridurre i costi".