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Cosa è successo davvero tra Lukaku e l’Inter prima della finale di Champions: “La verità fa male”

L’attaccante belga ha fatto riferimento alla cronistoria di quella settimana che ha preceduto il match contro la squadra di Guardiola ma non ha detto tutto. Perché limitarsi solo ad accennare il passato?
A cura di Maurizio De Santis
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La mezza verità non detta da Romelu Lukaku sul suo addio all'Inter.
La mezza verità non detta da Romelu Lukaku sul suo addio all'Inter.

Perché non dire tutto e basta? Perché non vuotare il sacco, liberarsi e fare chiarezza? Perché Lukaku preferisce raccontare una mezza verità? Perché, se proprio vuoi prendere il tuo passato e attaccarlo al muro, lavare i panni sporchi in pubblico, continuare a nascondersi dietro silenzio e distinguo imbarazzanti? Le parole pronunciate dall'ex attaccante dell'Inter su quel che accadde prima della finale di Champions a Istanbul significano tutto e niente.

"Su di me sono state dette e scritte tante bugie, ma se svelassi quello che è successo davvero rimarrebbero tutti scioccati". Scandisce i concetti dal ritiro della Nazionale, sono sibillini e forniscono un effetto differente rispetto a quello sperato: non incuriosiscono né alimentano dubbi ma aizzano solo gli animi di un popolo di tifosi che gli ha già preparato un'accoglienza coi fiocchi. E i sibili dei fischietti che lo stordiranno quando arriverà con addosso la maglia della Roma sono l'aspetto meno assordante.

"Infame schifoso, non ci interessa quello che hai da dire – è il tenore del messaggio condiviso sui social dalla parte più calda del tifo nerazzurro -. Non ci interessano le tue giustificazioni, non vogliamo minimamente sentire la tua voce. Se hai le palle (dubito), viene al Meazza. Milano ti aspetta".

A Istanbul, in finale di Champions, Lukaku subentrò a Dzeko.
A Istanbul, in finale di Champions, Lukaku subentrò a Dzeko.

Disagio. È il termine che Lukaku usa per spiegare qual è stata la causa della confusione emotiva di cui sarebbe rimasto preda nell'estate delle promesse d'amore stracciate da un giorno all'altro: diceva di voler restare all'Inter, sotto banco confidava che in un modo o nell'altro il Chelsea e il Milan poi il Chelsea e la Juve avrebbero trovato un accordo e lui sarebbe rimasto a Milano/andato a Torino; ha sperato fino all'ultimo di non doversi accontentare dei milioni dell'Arabia e quando dalla Roma hanno fatto un fischio perché Abraham s'era rotto, non ci ha pensato due volte. Baci e abbracci, sono qui per vincere.

L'Inter, Istanbul, il Manchester City e il gol mancato a un metro dalla porta erano acqua passata. Ci aveva messo una pietra sopra dalla sera alla mattina. Tutto, però, torna stranamente a galla oggi, a meno di un mese dalla sfida del Meazza. Chissà perché. "I primi giorni dopo Istanbul mi sentivo un po' a disagio perché la mia mente era fuori posto – dice Big Roma – a causa di quello che era successo nei giorni precedenti. Ma di questo parlerò solo in seguito".

L'attaccante belga ha parlato dal ritiro del Belgio di cosa è successo, ma senza dire tutto, con l'Inter.
L'attaccante belga ha parlato dal ritiro del Belgio di cosa è successo, ma senza dire tutto, con l'Inter.

Cosa è successo davvero? La cronistoria di quella settimana che ha preceduto il match contro la squadra di Guardiola viene fuori dalle curve della memoria: il giorno di riposo perché "affaticato", la convinzione intima che Inzaghi lo avrebbe schierato titolare (e invece scelse Dzeko al suo posto), il muso a muso con l'allenatore (dettaglio citato dalla Gazzetta dello Sport) che lo aveva estromesso salvo lanciarlo nella mischia nel momento più caldo dell'incontro, l'appello alla compattezza del gruppo, gli errori clamorosi che hanno spostato l'ago della bilancia dalla parte del City. "Dobbiamo crederci, ho sempre avuto fiducia nei compagni, per me sono come fratelli". Poi gli ha voltato le spalle spegnendo il telefono.

Perché limitarsi ad accennare il passato? Mah… Così come è altrettanto stucchevole l'accostamento con LeBron James. "Sono come lui… gioca da tanti anni e ha dovuto sopportare molte cose. Ma ogni estate lavora duro e smentisce tutti. Rispondo anch’io in campo". Lukaku non deve smentire, solo dire la verità. Nient'altro che la verità. Ma evidentemente lui stesso non ha capito dov'è che sta di casa la felicità.

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