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Cosa è successo davvero tra Allegri e i dirigenti dell’Inter nel tunnel: Marotta era incredulo

Questa stagione alla Juventus è una delle più difficili sotto il profilo umano e professionale per Massimiliano Allegri. Le ultime sortite sopra le righe contro Spalletti, l’Inter e i suoi calciatori scandiscono il nervosismo e la frustrazione per una situazione “surreale”.
A cura di Maurizio De Santis
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Il nervosismo di Allegri è uno degli aspetti del momento difficile che sta attraversando alla Juve.
Il nervosismo di Allegri è uno degli aspetti del momento difficile che sta attraversando alla Juve.

Tra l'incudine e il martello c'è Massimiliano Allegri. È la peggiore situazione in cui possa trovarsi un allenatore, per lui che si trova sulla panchina della Juventus in questa fase è anche peggio. Le esplosioni di nervosismo che hanno raggiunto picchi elevati contro Napoli (per la battuta sullo scudetto, "finalmente ce l'avete fatta a vincerne uno"), contro l'Inter ("siete delle merde" ancora rimbomba nei corridoi di San Siro) e contro i suoi calciatori ("come si fa a perdere contro una squadra di morti", è stato l'acme della reprimenda per l'eliminazione in Coppa Italia) scandiscono la situazione psicologica molto delicata che vive il tecnico livornese.

Una frase in particolare dà l'idea della sua condizione, Allegri l'ha pronunciata dopo la sconfitta con i partenopei in campionato: "Tutti parlano della Juve per sentito dire ma la realtà è che stiamo vivendo una situazione anormale, quanto ci è accaduto finora è surreale". Una vicenda che ne ha messo a dura prova ogni controllo della ragione. E non si tratta delle critiche che ha (sempre) ricevuto sul gioco brutto, sul corto muso, sulla tattica ‘vecchia', sull'incapacità di trovare soluzioni alternative. No, certe cose gli strappavano un sorriso e una battuta sui calciatori che "sono come cavalli" e i ragionamenti su schemi e tattica che "sono tutte puttanate". Questa volta è diverso, è qualcosa che gli ha prosciugato energie nel profondo.

Il tecnico bianconero con Luciano Spalletti che lui stesso ha consigliato al Napoli.
Il tecnico bianconero con Luciano Spalletti che lui stesso ha consigliato al Napoli.

Da un lato la squadra: naviga a vista in mezzo ai marosi di una situazione societaria scossa dalle indagini della giustizia sportiva e penale legate all'inchiesta Prisma della Procura di Torino, dall'azzeramento improvviso dei vertici; vive nell'assoluta incertezza di quel che le potrà accadere, considerati anche i rischi delle "manovre stipendi" che possono avere conseguenze disciplinari per i tesserati che le hanno sottoscritte; non sa (o forse lo immagina, ed è devastante sotto il profilo emotivo) se alla fine del campionato tutta la fatica fatta finora avrà un senso oppure sarà inutile per la sforbiciata che verrà data dalla Corte d'Appello Federale e per le ulteriori, possibili sanzioni in arrivo dall'Italia e dalla Uefa.

Dall'altro i tribunali: penale, sportivo, popolare. Quest'ultimo – che ha trovato proseliti anche tra gli stessi tifosi bianconeri – ha emesso da tempo la sua sentenza inesorabile, con tutto quel che ne consegue in termini di smania forcaiola, odio viscerale, pregiudizio, quel "chi è senza peccato scagli la prima pietra" divenuto una sassaiola e la conta dei risultati che lo penalizza. Fuori (ancora) dalla lotta scudetto anche per la falsa partenza in campionato. Fuori (ancora) dalla Champions. Fuori (e male) dalla Coppa Italia. Europa League e quarto posto in campionato restano per raddrizzare un'annata balorda e tremenda che non è ancora finita. E con la squadra che mugugna nei suoi confronti. Può andare allo sprofondo oppure restare a galla. Bere o affogare.

Il compito più duro di Allegri è stato tenere la situazione in pugno nonostante tutto.
Il compito più duro di Allegri è stato tenere la situazione in pugno nonostante tutto.

Lì, nel mezzo, c'è Allegri. Che gode ancora del sostegno da parte della neonata dirigenza: lui, unico punto di riferimento per l'area sportiva dopo le dimissioni in blocco del precedente board, ha ancora due anni di contratto in tasca, un bonus di fiducia meritato per quanto fatto e attenuanti molto solide. Che è sempre stato com'è oggi, nel bene e nel male. Con quei pregi tali da spingere il presidente, Aurelio De Laurentiis, a fargli una corte serrata per averlo a Napoli salvo dirottare su Luciano Spalletti "suggeritogli" dallo stesso tecnico livornese. E quei difetti (ma chi non ne ha?) sulla sua idea di calcio che l'hanno portato spesso a duellare in tv contro chi gli ha rinfacciato la mancanza di proposta e di modernità.

Disillusione e frustrazione. Allegri deve averne accumulate abbastanza, fino a eruttare ogni cosa (come lui anche il vice, Landucci, per quella frase "pelato di merda, ti mangio il cuore" rivolta a Spalletti). Ha perso la pazienza, gli sono saltati i nervi. Perfino Giuseppe Marotta, suo grande estimatore, è rimasto spiazzato da tanta impudenza. Era incredulo. Non s'aspettava che il corto muso divenisse brutto muso fino a quella mancanza di rispetto sguaiata, arrogante e rancorosa. Proprio tu, Max? Deve aver mormorato per quel ceffone (metaforico). La diplomazia ha appianato le cose, smussato le asperità e spento i bollenti spiriti. Ma tra l'incudine e il martello resta Allegri, che proprio non ci sta a farsi schiacciare. A pagare per tutti. A passare per grullo.

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