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Cosa è successo al Napoli di Ancelotti (e perché il tecnico rischia)

Quest’anno, il Napoli è più fragile rispetto alla scorsa stagione. Meno pericoloso in attacco, la squadra di Ancelotti tira da più lontano e con meno precisione. I centrocampisti centrali vengono saltati con più facilità, i reparti sono spesso più distanti e la difesa non riesce a reggere. Tanti, non a caso, i gol subiti nei secondi tempi.
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Il Napoli si è perso, e non sa tornare. Il 4-4-2 di Ancelotti non funziona, i numeri confermano un'involuzione rispetto all'anno scorso. La squadra è meno efficace in attacco, concentrata nel rispetto delle linee ma meno dinamica e fluida nella circolazione del pallone. Il centrocampo protegge meno la difesa, che si scopre più vulnerabile nonostante l'arrivo di Manolas per Albiol. Le ultime partite dimostrano tutti i difetti di una squadra intimorita e incapace di sbloccarsi.

Napoli troppo fragile nei secondi tempi

Il Napoli ha tentato 188 tiri, di cui 97 in porta, in 14 partite. Mantiene una media di possesso palla di 28 minuti e 38 secondi, e ha tentato 769 attacchi complessivi dall'inizio della stagione. Distribuisce equamente i gol tra primi (11) e secondi tempi (12), ma è particolarmente vulnerabile nelle riprese: 11 reti incassate.

Lorenzo Insigne tira più di tutti (27 conclusioni) e crea più occasioni da gol (19). E' anche l'unico nella rosa in doppia cifra per passaggi chiave. E' solo nono, però, in Serie A.

Dal punto di vista difensivo, non bastano i 184 recuperi totali di Koulibaly, quinto in campionato, a salvare la stagione. Né i sette tra pali e traverse colpiti da Mertens e Milik a consolare Ancelotti. I numeri, al di là delle accuse dei calciatori, certificano il fallimento del progetto del nuovo tecnico. Il confronto con l'anno scorso è chiaro.

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Napoli sempre meno pericoloso: tira male e da lontano

In questa stagione, nelle azioni con palla in movimento, il Napoli ha prodotto 20.32 expected goals totali (0.10 per tiro). L'anno scorso, a parità di xG per singola conclusione, nel totale della stagione gli xG, una misura che indica il livello di pericolosità offensiva, ha raggiunto quota 57.25. In dieci delle 14 partite giocate, il Napoli ha prodotto occasioni per meno di due gol stimati. Contro il Torino (0.84), la Spal (0.90), il Genoa (0.88), il Napoli è sceso a una sterilità offensiva rimasta sotto la soglia di un gol stimato in 90 minuti.

In termini di conclusioni a partita, il Napoli tira di più rispetto a un anno fa: ma la quantità non è qualità. Aumentano infatti la frequenza dei tiri da fuori e le conclusioni che non centrano lo specchio della porta. Lorenzo Insigne ha significativamente ridotto la frequenza di conclusioni, Mertens invece tira leggermente di più (2.9 rispetto a 2.5) ma da più lontano.

Tenta più della metà dei suoi tiri, infatti, da fuori area. Di conseguenza, i suoi xG ogni novanta minuti sono calati da 0.50 a 0.35. L'unica significativa eccezione riguarda Fernando Llorente, che da centravanti più aggregante manifesta una tendenza contraria al suo recente passato. Nelle 12 presenze stagionali (410′ complessivi), ha infatti segnato tre gol, distribuito sette passaggi chiave e mantiene la media più alta di gol stimati ogni 90 minuti dal 2014-15, 0.78, secondo solo a Milik che secondo il modello dovrebbe segnare più di un gol a partita. E' il miglior dato per il polacco da quando è al Napoli.

Possesso: aumentano i dribbling, calano i passaggi

La squadra è meno compatta, i singoli giocatori si isolano. Cresce la ricerca dei dribbling, cala la media di passaggi corti riusciti a partita, da 495 a 449. E' il segno di una squadra in cui la circolazione del pallone, a parità di occupazione territoriale del campo rispetto alla scorsa stagione, risulta meno armonica e di conseguenza meno efficace.

Per il 43 per cento del tempo, il Napoli gestisce il pallone nella fascia di centrocampo. Come si vede bene da questa situazione di gioco durante il pareggio di San Siro contro il Milan, le posizioni dei giocatori in fase di costruzione favoriscono gli scambi in zona centrale.

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Quello che manca, però, è la qualità negli ultimi trenta metri di campo che consenta agli azzurri di superare la prima linea di pressing e sfruttare la superiorità numerica. Almeno nella prima parte della stagione, il Napoli riusciva ad accompagnare meglio il gioco sulle fasce con il contributo di mezzali come Zielinski in grado di creare un triangolo flessibile con Insigne e Ghoulam sulla fascia sinistra.

Nella zona di destra, è Callejon l'elemento chiave nella riconquista del pallone e nell'occupazione dello spazio. Il suo ruolo nel 4-4-2 di Ancelotti comporta un'attenzione maggiore e una porzione di campo più ampia da coprire, con e senza palla.

In questo fotogramma che si riferisce a Napoli-Atalanta, Callejon viene incontro e Fabian Ruiz si inserisce alle sue spalle (screen tratto da Total Football Analysis)
In questo fotogramma che si riferisce a Napoli-Atalanta, Callejon viene incontro e Fabian Ruiz si inserisce alle sue spalle (screen tratto da Total Football Analysis)

Il centrocampo non protegge la difesa

Il 4-4-2 comporta qualche difficoltà in più nella copertura del campo in fase di non possesso, se le linee non si muovono in maniera armonica. In questa situazione di gioco, che si verifica nei primi minuti della sfida dell'Olimpico contro la Roma, si nota come il centrocampo del Napoli rispetti l'allineamento e tenda a stringersi leggermente in zona palla, lasciando campo scoperto alle spalle dell'esterno sul lato debole. I due attaccanti però restano più alti, riducendo così la compattezza verticale e permettendo a uno dei centrocampisti centrali della Roma di arretrare leggermente e occupare il posto da play basso con più tempo per ragionare e vedere il campo.

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L'efficacia della fase difensiva non dipende solo dalla qualità e dall'attenzione dei difensori. Uno degli aspetti che spiegano l'attuale classifica del Napoli, settimo in Serie A, riguarda i due centrocampisti centrali di riferimento nel 4-4-2 di Ancelotti, ovvero Allan e Fabian Ruiz. Lo spagnolo viene dribblato 1.4 volte a partita, 0.4 in più della scorsa stagione. Considerato che il brasiliano è leader per tackle riusciti (3.8 di media) ma allo stesso tempo è anche il giocatore dribblato più spesso nella rosa del Napoli, è evidente che la difesa quest'anno è meno sicura rispetto alla scorsa stagione.

Le difficoltà difensive

A questo si aggiungono le responsabilità dei difensori. Koulibaly viene dribblato più spesso dell'anno scorso, pur riuscendo in 0.2 intercetti in più. Si sono praticamente dimezzati gli intercetti di Malcuit da 1.9 a 1, ma è tutta la disposizione della linea difensiva a creare al Napoli qualche a sbilanciamento a ridosso dell'area come si vede da questo fotogramma preso durante Napoli-Atalanta.

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Koulibaly è staccato, e non è un'eccezione, rispetto all'altro centrale. Lo scollamento, e la poca protezione che arriva del centrocampo, rende il Napoli vulnerabile agli inserimenti sulle fasce e alle imbucate centrali tra le linee. Così, la transizione post-Sarri rimane un ibrido con troppi equivoci non risolti.

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