Cosa dovrà fare De Laurentiis con il Napoli ora che è il Bari è stato promosso in Serie B
Bari festeggia con un ultimatum già fissato. Due anni per risolvere la multiproprietà col Napoli, due anni per far sì che il ritorno in Serie B possa essere un mattoncino verso un obiettivo più grande, che nel capoluogo pugliese non si vede da ormai un decennio. È tutto nelle mani della famiglia De Laurentiis, tra papà Aurelio che tiene in pugno il Napoli e il figlio Luigi presidente del Bari. Le norme federali lo vieterebbero, ma la deroga concessa ai club rifondati nelle serie dilettantistiche ha aperto uno spiraglio già sfruttato in passato da Lotito, proprietario della Lazio e – fino allo scorso 31 dicembre – della Salernitana. La promozione dei granata in Serie A ha riaperto la polemica, con due club militanti nella stessa categoria e controllati di fatto dallo stesso soggetto. Il conferimento delle quote a due trust, con la successiva cessione a Iervolino, ha risolto una questione critica per la Figc, che a settembre ha posto le basi per lo stop definitivo alle multiproprietà.
Multiproprietà nel calcio italiano, cosa prevede la Figc
Il Consiglio federale, lo scorso 30 settembre, ha approvato all'unanimità «il divieto di qualsiasi partecipazione societaria in più di un club professionistico». Nulla di nuovo, in realtà, perché l’articolo 16 bis delle Noif già vietava tali situazioni prima delle modifiche votate dai consiglieri della Figc: «Non sono ammesse partecipazioni o gestioni che determinano in capo al medesimo soggetto controlli diretti o indiretti in società appartenenti alla sfera professionistica» e «un soggetto ha una posizione di controllo di una società quando allo stesso, ai suoi parenti o affini entro il quarto grado sono riconducibili, anche indirettamente, la maggioranza dei voti di organi decisionali». Niente padri e figli, dunque, come nel caso dei De Laurentiis. Ma nemmeno tra cognati, come Lotito e Mezzaroma, co-proprietari della Salernitana fino alla passata stagione. Solo che in questi casi, con Salernitana e Bari ripartite dai dilettanti a seguito del fallimento della precedente gestione, è stata concessa una deroga.
Da sei mesi, questa deroga di fatto non esiste più. Il nuovo testo dell'articolo 16 bis è decisamente più perentorio: «Non sono ammesse partecipazioni, gestioni o situazioni di controllo, in via diretta o indiretta, in più società del settore professionistico da parte del medesimo soggetto, del suo coniuge o del suo parente ed affine entro il quarto grado. Qualora a seguito del passaggio di una società dal settore dilettantistico al settore professionistico si incorra nella situazione vietata dal comma 1, i soggetti interessati devono porvi fine entro e non oltre 5 giorni prima del termine fissato dalle norme federali per il deposito della domanda di ammissione al campionato professionistico di competenza. L’inosservanza del termine di cui al comma 2 comporta la decadenza della affiliazione della società proveniente dal settore dilettantistico».
Multiproprietà in deroga, a chi è concessa?
Il Bari – proveniente dal settore dilettantistico – secondo questo testo andrebbe addirittura radiato. Ma qui interviene la norma transitoria, perché la multiproprietà col Napoli è antecedente alla nuova normativa e la modifica delle Noif non è retroattiva. I soggetti che detengono un controllo multiplo nel calcio professionistico «dovranno porvi fine entro e non oltre 5 giorni prima del termine fissato dalle norme federali per il deposito della domanda di ammissione al campionato professionistico di competenza della Stagione Sportiva 2024/2025». Entro l'estate del 2024, quindi, non sono più ammesse le multiproprietà. Chi detiene quote di più società sarà costretto a scegliere: Bari o Napoli, per De Laurentiis. Verona o Mantova, per Setti, altro multiproprietario del calcio italiano con un club in Serie A e un altro in Serie C.
E se prima del 2024 si dovesse verificare un altro caso Lazio-Salernitana? Cosa succederebbe al Bari se il prossimo anno, da neopromosso in Serie B, il club pugliese dovesse centrare il doppio salto ritornando in Serie A? I galletti di Luigi De Laurentiis non potrebbero disputare lo stesso campionato del Napoli di Aurelio De Laurentiis. A quel punto, la multiproprietà andrà sciolta «entro e non oltre 5 giorni prima del termine fissato dalle norme federali per il deposito della domanda di ammissione al campionato professionistico di competenza». Proprio come avvenuto un anno fa con la Salernitana: se non si risolve il doppio legame, niente iscrizione per la società «la cui partecipazione societaria è stata acquisita per ultima». Quindi, in quel caso, per il Bari, rilevato nel 2018 dalla famiglia De Laurentiis.
Qual è il futuro per il Bari con De Laurentiis?
Per la prossima stagione in Serie B, il Bari può restare nelle mani dell'attuale proprietà. Dalla prossima stagione, invece, inizierà il countdown. Se il campo dovesse promuovere nuovamente i pugliesi, che non giocano in Serie A dal campionato 2011/12, allora De Laurentiis sarebbe obbligato a cedere immediatamente le quote di una delle sue due società, col Napoli che attirerà pure interessi maggiori da grossi capitali esteri, ma ha una valutazione che si aggira attorno al mezzo miliardo di euro. Più probabile che sia il Bari a finire sul mercato, sempre che non si voglia intraprendere la strada lotitiana del trust. Anche in quel caso, però, si tratterebbe di uno stratagemma finalizzato alla cessione delle quote, che da regolamento deve comunque avvenire entro l'estate del 2024. Una scadenza già fissata dalla Figc per chiudere, una volta per tutte, il capitolo delle multiproprietà. Intanto, Bari festeggia il ritorno in Serie B e sogna di poter tornare al più presto nell'élite del calcio italiano. Senza legami diretti con altri club.