Cosa ci fa il Barcellona in Europa League: il lento declino nato dai tradimenti nello spogliatoio
Un anno fa, mentre Kylian Mbappé bruciava l'erba del Camp Nou infliggendo un 4-1 senza discussione a Lionel Messi e compagni, il terremoto che faceva crollare le fondamenta del Barcellona faceva presagire una pronta discesa agli inferi. Pochi avrebbero potuto immaginare, però, che a distanza di dodici mesi i blaugrana sarebbero stati coinvolti in un'eliminatoria dei sedicesimi di finale dell'Europa League, una competizione che hanno disputato l'ultima volta nel 2004, quando ancora portava il nome di Coppa Uefa. Il declino del Barça ha avuto inizio in quella notte di febbraio, ma si è accelerato quando ad agosto Gerard Piqué suggerì al neo presidente Joan Laporta di non rinnovare Messi per salvare le casse del club.
Un (non) capitano indesiderato
Da anni dedito ad ampliare la sua figura manageriale e commerciale, come accaduto per la chiusura dell'accordo con il main sponsor Rakuten vari anni fa, il difensore catalano è stato quasi naturalmente portato a confessare a Laporta l'utilità della partenza dell'argentino, il cui salario era ormai diventato ingestibile per il club. Questa sua decisione ha portato dei benefici economici ma delle conseguenze negative nel gioco e anche nell'ambiente. Prima dell'inizio della stagione in corso, una volta consumatosi il dramma dell'addio di Messi, lo spogliatoio ha votato chi sarebbe stato il capitano. Per sorpresa di molti tifosi, tra i senatori Sergi Busquets e lo stesso Piqué l'ha spuntata il primo, nonostante il secondo vantasse più tempo nella prima squadra e un carisma decisamente superiore.
Questa scelta, tuttavia, è conseguenza di un silenzioso malcontento della maggior parte dei giocatori verso l'essere sornione di Piqué, un buontempone erudito le cui uscite hanno sempre il sibilo dei missili terra-aria, ma il cui carattere da maschio alfa non è gradito ai compagni. Busquets, invece, rappresenta non solo il nesso tecnico con il passato folgorante a livello di gioco ma anche quella sorta di condottiero silenzioso e discreto anticipato dallo stesso Messi; poche parole, molti fatti. E, soprattutto, una discrezione assoluta. Niente a che vedere con le caratteristiche intrinseche di un Piqué che sia per indole sia per eccessivo amore verso la maglia non le ha mai mandate a dire, e anche per questo non è stato investito con la fascia di capitano, indumento che indossa solo quando a mancare tra i titolari è lo stesso Busquets, che in campo è per Xavi Hernandez quello che lo stesso Xavi era per Pep Guardiola, ossia una sorta di braccio destro.
Le scommesse di Xavi
Tornato al Camp Nou ai primi di novembre come salvatore della patria, l'ex regista blaugrana si è dato da fare per ritrovare il DNA perduto, quel gioco basato sul possesso estenuante volto a dominare gli avversari. Gli interpreti, a parte un attempato Busquets, non sono più quelli di una volta, ma la fiducia data dal nuovo tecnico a elementi come Gavi e Nico, giovani cresciuti nella Masia, ha aperto a la possibilità di vedere miglioramenti a lungo termine. Nell'immediato, tuttavia, il Barça va a sprazzi: contro l'Atletico Madrid la vittoria per 4-2 è stata convincente, mentre il pareggio acciuffato in extremis contro l'Espanyol domenica scorsa ha messo a nudo proprio le pecche di vari giovani, tra tutti il centrale Eric Garcia, che in caso di conferma dello stop di Araujo potrebbe partire titolare contro il Napoli.
Per il momento, l'allenatore che più di ogni altro si ispira a Guardiola sta godendo del giusto credito, e tutto lascia presagire che difficilmente il catalano sarà sottoposta alla sassaiola mediatica usata contro Ronald Koeman, il suo sfortunato predecessore. Dopo aver voluto fortemente il ritorno di Adama Traoré, anche lui cucciolo cresciuto nella Masia e attualmente tra i migliori nei blaugrana, Xavi vede un'eliminatoria equilibrata: "Il Napoli è un rivale difficile, questa potrebbe essere un'eliminatoria di Champions League. Inoltre giocheremo il ritorno fuori casa, non siamo stati fortunati con il sorteggio, ma sarà un doppio scontro alla pari". Una dimostrazione di rispetto per gli azzurri, che contro una grande d'Europa non potranno rilassarsi, nonostante tutto.