Cosa c’è dietro l’intervista dell’arbitro anonimo di Serie A a Le Iene: una guerra tra due fazioni
Gianpaolo Calvarese, ex fischietto di Serie A, ha provato a fare chiarezza su cosa si nasconde dietro l'intervista rilasciata da un arbitro di Serie A a Le Iene, nella quale vengono denunciate delle gravi anomalie all'interno del sistema arbitrale che si ripercuotono, in qualche modo, sugli arbitraggi in campionato. Esternazioni che si inseriscono nel contesto di un momento turbolento per gli arbitri italiani, settimanalmente nell'occhio del ciclone per errori grossolani e direzioni controverse (ultima, in ordine di tempo, quella di Rapuano in Napoli-Inter di Supercoppa).
Chi è l'arbitro di Serie A che ha parlato a Le Iene
L'intervistato ha preferito restare anonimo e questo ha sollevato diverse perplessità. Calvarese non si sbilancia sull'identità, se non per una semplice riflessione: "Quello che posso dire è che un arbitro che va in televisione facendosi oscurare il viso e camuffare la voce non ha la mia stima. Chi avesse davvero qualcosa di certo in mano, delle prove, dovrebbe denunciare. Di certo chi è dietro a queste "rivelazioni" non sta dalla parte di Rocchi".
È qui che si delinea il contesto di un'Associazione Arbitri ormai divisa tra due schieramenti contrapposti: "Detto ciò non vorrei sbilanciarmi, ma ho letto di un Comitato nazionale spaccato a metà, con una fazione che fa capo a Trentalange, che dopo il caso D'Onofrio era stato sostituito da Baglioni, e un'altra a Rocchi".
"Lui è stato chiaro, ha parlato di politica", ha continuato l'ex arbitro della Serie A a proposito delle dichiarazioni. "Quando arbitravo io, la politica rimaneva fuori dall'arbitraggio, e penso fosse giusto così. In un momento in cui il campionato è più vivo e combattuto che mai, bisognerebbe concentrarsi sul merito e sulla tecnica, non sulle lotte intestine".
Durante l'intervista andata in onda a Le Iene l'arbitro anonimo ha svelato che i suoi colleghi non si spiegano come possano accadere diversi errori evidenti. Per Calvarese il problema è uno soltanto: "Questo dovrebbe essere chiesto agli arbitri di Serie A. E sostengo da mesi che la ricetta sia lavorare di più sulla tecnica: non è un problema di malafede, di squadre, di frame, ma solo di tecnica".
Come vengono scelte le immagini al VAR
Ha fatto discutere l'analisi di alcuni episodi da moviola specifici da parte dell'arbitro anonimo. Secondo Calvarese è impossibile che gli arbitri al VAR scelgano dei frame appositi da mostrare per favorire una squadra, uno dei temi emersi durante l'intervista: "Assolutamente no. Lo escludo categoricamente. In quella sala VAR ci sono stato, e so che non è così". Dall'introduzione del VAR però ci sono state diverse controversie da risolvere: "Posso dire che per esempio uno dei primissimi problemi che ci si presentarono quando iniziammo a usare il VAR fu la parallasse, ad esempio sul fuorigioco. Da una telecamera centrale sembrava fuorigioco, da un'altra no. Si tratta di un problema geometrico, di prospettiva. E già lì sorsero dibattiti. Ora, col fuorigioco semiautomatico, la polemica si è spostata sul frame perché con tutta questa tecnologia è l'unico argomento su cui si può accendere la polemica. Ma la verità è che in queste situazioni al limite, in cui ci sono due dimensioni e non tre, si può sempre strumentalizzare ciò che si vuole".
Dopo quest'intervista c'è una sola certezza, l'unica ricetta per tornare alla serenità e mettere a tacere tutte le polemiche: "Io ho solo una certezza: se l'AIA non torna a fare quello per cui è nata, offrire un servizio di terzietà e professionalità, allora sarà la fine dell'arbitraggio".