Cosa c’è dietro il silenzio della Juventus sul caso tamponi nella Lazio
La vigilia di Lazio-Juventus è contraddistinta dal caso tamponi scoppiato in casa capitolina. Per il club capitolino Strakosha, Leiva e Immobile sono considerati al momento disponibili e arruolabili per il lunch match domenicale della 7a giornata di Serie A (sono risultati positivi nei test rapidi del Campus Biomedico di Roma, ma negativi a quelli molecolari del laboratorio di Avellino). Una situazione che ha sollevato un polverone, e che è finita sotto la lente d'ingrandimento della Procura nell'ambito dell'inchiesta per l'eventuale violazione del protocollo alla vigilia del match di Champions con lo Zenit. Qual è la posizione della Juventus? Al momento non ci sono comunicati ufficiali dei bianconeri, anche se filtra irritazione per quanto sta accadendo in sulla sponda biancoceleste del Tevere.
Lazio, il caso tamponi e le parole del presidente Lotito
Il caso della difformità sulla valutazione dei tamponi dei 3 giocatori della Lazio, che al momento sono considerati disponibili per la Juventus ha irritato e non poco la dirigenza della Juventus. Il presidente della Lazio Lotito, ai microfoni di Repubblica, ha commentato così la "debole positività" riscontrata inizialmente per i tesserati capitolini: "Ma che vuol dire positivo? Positivo vuol dire contagioso, no? Anche nella vagina delle donne, di tutte le donne del mondo, ci sono i batteri. Ma mica tutti sono patogeni, solo alcuni in alcuni casi diventano patogeni e degenerano. Anche Tare è positivo, ma oggi nessuno ti dice se uno infetta oppure no. C’è un’aleatorietà dell’interpretazione dei risultati. Per me la valutazione la deve fare il medico, io non lo so se Immobile si sia allenato martedì perché non ero a Formello, ma il medico lo ha valutato, gli ha rifatto l’idoneità sportiva, la capacità polmonare a riposo e sotto sforzo e stava meglio di prima. Una questione è come vengono conservati i reagenti, i tamponi, come viene effettuato il test. Immobile in campo a Torino? Abbiamo il tampone, era negativo. Nessun vuol far giocare i positivi, io ho fatto fare i tamponi pure ai familiari".
La posizione della Juventus sul caso tamponi della Lazio
In casa Juventus tutto tace e non sono state prese posizioni ufficiali, con focus sulla partita dell'Olimpico per quella che sembra una normalissima vigilia del campionato. Filtra però irritazione da parte del club bianconero, sulla gestione di quello che ormai è diventato il caso dei tamponi. D'altronde la posizione dei vertici di Corso Galileo Ferraris, palesata senza troppi giri di parole dal presidente Agnelli dopo la mancata disputa del match contro il Napoli è sempre la stessa. Queste le parole pronunciate all'epoca dal numero uno bianconero: "Credo sia indispensabile fare chiarezza: una situazione di positività all'interno di un gruppo squadra era prevedibile e in questo caso si applica un Protocollo della Figc approvato dal CTS".
C'è la volontà dunque di non alimentare ulteriori polemiche, anche perché già in passato il presidente Agnelli e Lotito hanno trovato motivi di scontro. Basti pensare a quanto accaduto in occasione del primo lockdown, quando il patron della Lazio spingeva per un quasi immediato ritorno in campo, trovando tra gli oppositori proprio il numero uno bianconero (celebre la battuta "sei anche virologo?" che sembrerebbe tornare attuale dopo le ultime dichiarazioni)
La preoccupazione principale, al di là dei possibili provvedimenti nei confronti della Lazio che poi spetteranno alle autorità competenti, è quella sui rischi da evitare e che potrebbero mettere a repentaglio il prosieguo del campionato, nel caso in cui si moltiplicassero i casi di positività (anche debole) riscontrati. Ecco allora che il club di corso Galileo Ferraris, così come la maggior parte di quelli della Serie A potrebbero dire sì ad un laboratorio unico per i tamponi per ritrovare uniformità dopo la querelle dei test del club capitolino