Cosa cambia per Nedved dopo l’addio di Paratici alla Juventus
Cosa succederà adesso a Pavel Nedved? Quale peso avrà nella Juventus che sta ridisegnando il proprio assetto a margine di una stagione? Come cambierà (se cambierà) il suo ruolo nella piramide bianconera? L'addio di Fabio Paratici dopo undici anni è uno dei tasselli saltati a margine di una delle stagioni più dure per il club sia per i risultati sportivi (le vittorie di Supercoppa e Coppa Italiana non compensano affatto l'amarezza per l'ennesima eliminazione in Champions e per uno scudetto perso con largo anticipo) sia per le vicende che l'hanno investito fuori dal campo (dal caso ‘esame farsa di Suarez' fino alla vicenda della Superlega, con la Uefa che minaccia sanzioni gravissime) sia per la congiuntura economica a causa della pandemia.
Il quarto posto agganciato all'ultima giornata e col fiato sospeso, più per demeriti del Napoli di Gattuso che per meriti propri, è stato come toccare il fondo. Le ricadute di una mancata partecipazione alla Coppa sarebbero state disastrose. Evitato il naufragio, serve ripartire. Per farlo, la società ha dato un primo segnale di discontinuità chiudendo il rapporto (già in scadenza) con l'uomo mercato degli ultimi anni. Andrà via anche Andrea Pirlo, al suo posto arriverà una ‘vecchia' conoscenza: tutti gli indizi conducono a Massimiliano Allegri, il tecnico che venne silurato dopo il doppio confronto con l'Ajax.
Furono proprio Nedved e l'ormai ex Paratici a decretare la fine della sua esperienza, ritenendo quel tonfo (e più ancora l'aver sempre subito il gioco degli avversari) un fallimento. E quando Cristiano Ronaldo sottolineò il proprio disappunto con un gesto eloquente con la mano (come a dire: "ce la siamo fatta sotto") il parere della coppia di dirigenti si rivelò decisivo per sollevare l'allenatore dell'incarico. C'è un dettaglio di allora che spiega bene come si fosse creata una frattura tra allenatore e parte dello staff dirigente: il tecnico sottolineò come fosse necessaria una rivoluzione nel gruppo così da preparare anche il terreno per il futuro; Nedved e Paratici manifestarono, anche pubblicamente, opinione opposta.
Ci volle poco per capire come non lavorassero per potenziare la squadra ascoltando le sue richieste ma per sostituirlo. E l'ingaggio di Maurizio Sarri (alter ego nel duello a distanza su scudetto, gioco, tattica e schemi) ne fu la conferma: la Juve aveva preso il suo acerrimo rivale, convincendo anche il presidente Agnelli (più vicino al livornese).
A distanza di qualche anno la ruota della sorte ha voluto altro: Allegri sta per rientrare alla Juve. Tornerà a Torino e, con ogni probabilità, le sue parole avranno un peso maggiore anche nelle prossime scelte sulla composizione e sulla gestione della rosa. Tra i suoi ‘oppositori' quasi sicuramente non ci sarà più CR7 mentre la diarchia Nedved-Paratici è stata spezzata, depotenziata dall'evoluzione negativa della stagione.
E che il rapporto fosse logoro lo si era intuito – oltre alla gestione dell'operazione e dell'esame di Suarez – anche in occasione della discussione accesa che vide i due protagonisti dopo la batosta in casa presa contro il Milan. Oggetto del dissenso era la posizione di Pirlo: da un lato c'era Paratici che spingeva per l'esonero, affidando a Tudor il ruolo di traghettatore fino al termine della stagione; dall'altro il vice-presidente che premeva per la conferma dell'ex giocatore e lo faceva con un punto di forza a suo favore in virtù del legame con il presidente, Agnelli, e con maggiori garanzie di restare in bianconero. Questo lo ha salvato, quale sarà la sua sfera d'influenza lo si capirà a breve. La priorità adesso è ricostruire un ciclo terminato con poca gloria e molta delusione.