Cosa cambia per l’arbitro Serra dopo l’errore in Milan-Spezia: retrocessione e un divieto
Se questa mattina l’arbitro di Milan-Spezia Marco Serra avesse cercato semplicemente il suo nome e cognome su Google lo scenario che si sarebbe trovato di fronte sarebbe stato a dir poco desolante. “Stop e poi la Serie B”, “Ma che combini?”, “Le scuse non bastano”, “L’errore costa caro”. Costa caro ai rossoneri, certamente, che con i potenziali due punti persi in casa contro i liguri vedono allontanarsi la vetta della classifica al netto di un’Inter più costante e con una partita ancora da recuperare. Ma non è da meno il peso che l’errore di San Siro commesso al 92esimo minuto potrà avere sulla sua carriera: a 39 anni – quindi ancora “giovane” per stare nel massimo campionato – lavare via l’etichetta di arbitro che ha compromesso una partita importante in una fase delicata del torneo sarà difficile, e il rischio di essere ricordato come “quello del gol annullato a Messias con lo Spezia” è alto. La stampa non è stata clemente con lui: in un fuorionda su Dazn l’ex calciatore ed ora opinionista Dario Marcolin si è lasciato andare ad un “sì, dopo attacchiamo gli arbitri” un attimo prima che venisse mandata la pubblicità. Un modo di raccontare il calcio che soprattutto in Italia esacerba gli episodi sottraendo serenità ai direttori di gara.
Cosa può aver pensato Serra dopo il fischio che annulla il gol di Messias
Non è stato così in campo, con le reazioni arrabbiate ma composte dei protagonisti della gara: Rebic che quasi lo compatisce a caldo, con il pallone calciato da Messias ancora in rete, l’uscita dal campo senza alcun accerchiamento e Ibrahimovic che lo consola negli spogliatoi. Marco Serra si è reso conto immediatamente di aver sbagliato: dopo il fischio ha alzato le braccia in segno di scuse, conscio di aver sbagliato a non aspettare un secondo in più prima di intervenire. Forse la scarsa lucidità per la fatica di una gara arrivata ormai ai minuti di recupero, anche se è proprio allora che ogni errore si fa più pesante e la stanchezza dei giocatori stessi apre le porte agli imprevisti.
Impossibile sapere se fosse a conoscenza del fatto che ad osservarlo, in tribuna, c’era anche Marco Gervasoni, vice designatore di Gianluca Rocchi. Fatto sta che in lui deve essere subentrato quel terrore di aver compromesso il normale andamento di una gara, che è la sconfitta più grande per un arbitro. Facile ipotizzare una sottile ed innocente speranza – in difesa del suo lavoro – che quel pallone calciato sulla punizione che ha vanificato il gol di Messias potesse comunque entrare in rete. Così come è immaginabile l’enorme amarezza per il goal partita dello Spezia arrivato poco dopo. E non per questione di tifo o di simpatie, ma per le polemiche che ne sarebbero derivate.
Fiducia e autostima: così Serra può ripartire dopo l'errore
Domani sarà al Var per Sassuolo-Cagliari di Coppa Italia, poi lo aspetta uno stop, la pausa nazionali e una ripartenza probabilmente dalla Serie B. Forse una preclusione con il Milan, come fu per Daniele Orsato e l’Inter dopo il contatto Pjanic-Rafinha. Come tutti gli atleti, sarà animato da una forte voglia di riscatto, di dimostrare di meritare i campi di A come San Siro. Potrà sicuramente fargli bene qualche settimana lontano dai riflettori, per far sbollire animi che però in realtà si erano già raffreddati nel post partita. Il Milan ha fatto sapere che l’Aia si è scusata formalmente per l’accaduto, un gesto inedito quanto pericoloso, probabilmente figlio della nuova apertura della gestione Trentalange, che adesso dovrà essere brava a non depauperare il talento di Serra dandogli nuovamente fiducia il prima possibile: potranno star certi che, per fischiare, aspetterà sempre un secondo in più.