Cosa aspettarsi (e non aspettarsi) dal calciomercato del Napoli dopo la cessione di Koulibaly
Quanti buchi copre, in campo, Kalidou Koulibaly? Tanti, ma mai quanto quelli che coprirà nel bilancio del Napoli, per il quale c’è un obiettivo già fissato: 58,9 milioni entro il 2026, ovvero quel che serve per ripianare quanto perso nel 2021. Perdita per cui il consiglio di amministrazione presieduto da Aurelio De Laurentiis ha proposto «l’integrale riporto a nuovo, rinviando all’approvazione del bilancio al 30 giugno 2025 il ripianamento della stessa». Nel verbale dell’assemblea tenuta lo scorso 27 ottobre, per l’approvazione dello stesso bilancio, il ripianamento risulta invece rinviato «all’approvazione del bilancio al 30 giugno 2026». Cinque anni per spalmare la più ampia perdita dell’era FilmAuro, cercando di trovare sponde sul campo – con la qualificazione in Champions League – ma soprattutto sul mercato.
Quanto pesa la cessione di Koulibaly per il Napoli?
Calcolatrici in mano, la cessione di Koulibaly al Chelsea per 40 milioni di euro varrà una plusvalenza da circa 39 milioni di euro, dato che il centrale senegalese era ormai giunto all’ultimo anno di contratto e il Napoli, a differenza di altre società, adotta una aliquota di ammortamento tale che il valore storico di un cartellino si riduce fino al 3% all’ultimo anno, per i contratti quinquennali. Nel caso di Koulibaly, avendo siglato un secondo accordo quinquennale nel 2018 (quando entrò nell’ultimo anno del precedente contratto), questo valore residuo si è ulteriormente diluito. In più, dal monte ingaggi, si va a liberare una casella da circa 11 milioni lordi. Solo con la sua partenza, dunque, il club andrebbe a ripianare gran parte della perdita che si trascina dietro da un anno, anche se è evidente che da sola non basti.
Va visto in quest’ottica anche il piano di contenimento degli ingaggi del Napoli, che in un colpo solo ha detto addio a tre uomini simbolo dell’ultimo periodo come Insigne, Mertens e, appunto, Koulibaly. Abbassamento dei costi, ricavi extra da mercato e dalla Champions League, con l’obiettivo di ritornare a produrre utili necessari per chiudere i conti col passato, con quei 58,9 milioni da ripianare entro il 2026. È inevitabile, però, che questo porti ad un ridimensionamento. Specialmente se le cessioni non dovessero limitarsi a quella del difensore ormai partito alla volta di Londra. Resta infatti in piedi l’ipotesi di un addio per Fabian Ruiz, che come Koulibaly si ritrova con un contratto in scadenza nel 2023. Un bivio, per il Napoli, tra il cederlo e monetizzare quanto più possibile o il tenerlo e sperare di trovare un accordo con lo spagnolo, col rischio di salutarlo gratuitamente tra un anno.
Il mercato del Napoli, tra riscatti e addii
Tra la necessità di ripianare le perdite e quella di dover rimpiazzare i partenti, il mercato del Napoli è di fatto in un limbo. La squadra che affronterà la prossima Champions League, allo stato attuale, non ha grosse novità rispetto a quella della passata stagione, fatta eccezione ovviamente per le uscite già citate (a cui aggiungere quella del portiere Ospina, pure lui svincolato). Quelli per Olivera e Kvaratskhelia sono gli unici investimenti fatti finora in entrata, oltre al riscatto di Zambo Anguissa dal Fulham, ma solo per i cartellini di questi tre calciatori, il Napoli ha già messo in conto una spesa da 36 milioni di euro.
Poi va tenuta in considerazione quella per gli ingaggi, che nel caso di tutti e tre saranno agevolati dal Decreto Crescita. Il più oneroso è quello di Zambo Anguissa (su 3 milioni netti avrà un peso di circa 4 milioni lordi), seguito da Olivera (1,5 milioni netti, circa 2 milioni lordi) e Kvaratskhelia (poco più di un milione lordo, bonus esclusi). Una politica di contenimento dei costi che, a questo punto, dovrebbe essere seguita anche per individuale il centrale con cui sostituire Koulibaly.
La Champions League può aiutare il Napoli nel risanamento
Non è la prima volta, però, che il Napoli di De Laurentiis chiude in perdita. Già nel 2020, complice l’impatto della pandemia di Covid-19, la società ha dovuto fare i conti con un rosso da quasi 19 milioni di euro. Solo che, in quell’occasione, si è dato fondo alle riserve per azzerare le perdite e tappare le falle: circa 3,66 milioni sono stati presi dall’accantonamento degli utili degli esercizi precedenti e il resto, pari a 15,3 milioni, è stato preso dalla «riserva volontaria» che rappresenta la vera e propria cassaforte del Napoli. Al 30 giugno 2021, questa voce ammonta a 125,85 milioni di euro, solo che per la maggior perdita mai avuta dal 2004 ad oggi, si è deciso di non utilizzarli. Comprensibilmente, perché i quasi 60 milioni di "buco" causati da stadio a porte chiuse, mancata qualificazione in Champions League e altri effetti pandemici, avrebbero pressoché dimezzato le riserve accumulate in oltre 15 anni di gestione.
Ecco dunque che la strategia del Napoli passa sì dal campo, ma anche dal mercato. Aver centrato nuovamente la qualificazione in Champions League darà ulteriore slancio, dato che tra quota di partecipazione per la fase a gironi (15,64 milioni di euro), quota legata al ranking storico (17 milioni di euro) e premio per il terzo posto in Serie A (5 milioni di euro dalla Uefa e 16,8 milioni dalla Lega) si superano i 54 milioni di ricavi garantiti, a cui aggiungere la ripartizione del market pool per la partecipazione al massimo torneo continentale, i premi in base ai risultati ottenuti nella competizione e il plus dei ricavi dal botteghino per le partite casalinghe in campo europeo. Praticamente certo, salvo catastrofi inimmaginabili, il superamento della soglia dei 60 milioni di euro, che però serviranno per gestire la rosa e la stagione, insieme alle altre entrate. Il resto, dovrà arrivare dal mercato. E Koulibaly lo dimostra.