Coronavirus, Veretout: “Roma è una città morta, tutto questo è spaventoso”
Oltre alle principali città del Nord, molti capoluoghi del Centro e del Sud cominciano ad aver paura del Coronavirus. Il migliaio di contagiati e i primi morti, ha infatti costretto anche la nostra Capitale all'isolamento domiciliare. Una situazione drammatica, che ha coinvolto anche i giocatori della squadra di James Pallotta. "Roma è una città morta – ha spiegato Jordan Veretout, in un'intervista concessa a ‘L'Equipe' – Di solito è una città sempre affollata, occupata. Le grandi piazze, il Vaticano, bisogna davvero immaginarle sempre piene. Nel mio quartiere c’è sempre rumore di fondo, ora c’è una sensazione di vuoto, di niente, è un po' spaventoso. Quando mia figlia mi chiede se può uscire in giardino, le rispondo che c’è una piccola bestia nell’aria".
In attesa di tornare in campo, il ventisettenne centrocampista francese si è così chiuso in casa riscoprendo alcuni piccoli e grandi piaceri della vita: "Posso stare di più con le figlie. Realizziamo disegni, giochi da tavolo, abbiamo organizzato una caccia al tesoro. Balliamo e giochiamo a nascondino. Quando i giochi saranno esauriti, le mie figlie mi taglieranno i capelli – ha aggiunto il giocatore della Roma – In questo momento, anche loro sono confinate e spieghiamo alla più grande perché dovremmo rimanere in casa".
La mancanza del calcio
"È complicato vedere le immagini degli ospedali o legate al virus, preferisco vedere quelle dei balconi dove si canta. Gli italiani mostrano sempre solidarietà ed è molto bello, ma di questo non sono sorpreso – ha concluso Veretotut – Il calcio? È la mia passione e quindi mi manca. Questo ritmo, con allenamento e partite, è la mia vita. Abbiamo un programma di allenamento basato su corse e altre cose ma che non sostituisce una sessione collettiva e il piacere del gioco. E il calcio riguarda le emozioni da condividere con il pubblico. Mi manca".