Coronavirus, stop al calcio fino al 3 aprile ma non a Champions ed Europa League (a porte chiuse)
Il calcio italiano si ferma fino al 3 aprile. L'ultimo decreto firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte allargherà a tutt'Italia la zona rossa e dunque le restrizioni studiate per contenere l'emergenza Coronavirus. Cosa succede per gli eventi internazionali che si dovranno giocare nel nostro territorio, e in particolare le gare di Champions e Europa League? Prevista una deroga che consente lo svolgimento di eventi organizzati da organismi sportivi internazionali, solo però a porte chiuse.
Coronavirus, ufficiale il decreto che ferma lo sport italiano fino al 3 aprile
Il premier Conte ha fermato il nuovo DPCM sull'emergenza Coronavirus, che di fatto allarga a tutta Italia la zona rossa e dunque le restrizioni previste per limitare al massimo il numero dei contagi. Lo sport italiano, e dunque anche il calcio, si fermerà fino al 3 aprile, con la sospensione di tutti gli eventi professionistici e non: "Sono sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati. Gli impianti sportivi sono utilizzabili a porte chiuse, soltanto per le sedute di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti, riconosciuti di interesse nazionale dal Comitato Olimpico Nazionale italiano (Coni) e dalle rispettive federazioni in vista della loro partecipazione ai giochi olimpici o a manifestazioni nazionali ed internazionali"
Champions, Europa League ed eventi organizzati da organismi internazionali si giocheranno a porte chiuse
Cosa succede però nel caso specifico dei tornei internazionali in programma in Italia? Per esempio, le gare calcistiche di Champions ed Europa League si disputeranno o meno? Per questa tipologia di eventi è prevista una speciale deroga, anche se tutti i confronti si giocheranno a porte chiuse: "Resta consentito esclusivamente lo svolgimento degli eventi e delle competizioni sportive organizzati da organismi sportivi internazionali, all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse, ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico; in tutti tali casi, le associazioni e le società sportive, a mezzo del proprio personale medico, sono tenute ad effettuare i controlli idonei a contenere il rischio di diffusione del virus COVID-19 tra gli atleti, i tecnici, i dirigenti e tutti gli accompagnatori che vi partecipano; lo sport e le attività motorie svolti all’aperto sono ammessi esclusivamente a condizione che sia possibile consentire il rispetto della distanza interpersonale di un metro".