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Coronavirus, il ministro Spadafora attacca Lega e Sky: “Temevano solo per i risarcimenti”

Il ministro dello sport ha raccontato la reazione del calcio italiano di fronte allo stop dei campionati: “Ci siamo assunti le nostre responsabilità, registrando la grande incapacità del calcio a decidere. E vorrei dire che ora mi è tutto più chiaro. A cosa mi riferisco? Al fatto che le norme non c’entrano niente. Che il Dpcm serviva per mettere a riparo Lega e Sky dal rischio dei risarcimenti. Una delle due ci avrebbe rimesso. I presidenti prima mi hanno insultato per far giocare le partite, e poi hanno detto di chiudere tutto”.
A cura di Alberto Pucci
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L'emergenza Coronavirus ha fermato l'Italia, e con lei anche lo sport più seguito da tutti gli italiani: il calcio. A pochi giorni dalla decisione del blocco dei campionati e dei tornei nazionali, Vincenzo Spadafora è tornato sulle polemiche che hanno accompagnato la scelta di fermare il pallone per evitare il contagio tra i tifosi e tra gli stessi calciatori. "Sono rimasto perplesso di fronte alle polemiche degli ultimi giorni – ha dichiarato il ministro dello sport – Avevamo già considerato la possibilità di sospendere tutto, ma abbiamo preso la decisione di continuare a monitorare la situazione con l’aiuto del comitato tecnico-scientifico ora per ora. E quando abbiamo capito che quella sarebbe stata la strada più giusta abbiamo sperato che la Lega avesse un sussulto di dignità verso tutto il Paese, i tifosi, i calciatori".

"Ci siamo assunti le nostre responsabilità, registrando la grande incapacità del calcio a decidere – ha aggiunto Spadafora nell'intervista rilasciata alla ‘Gazzetta dello Sport' – E vorrei dire che ora mi è tutto più chiaro. A cosa mi riferisco? Al fatto che le norme non c’entrano niente. Che il Dpcm serviva per mettere a riparo Lega e Sky dal rischio dei risarcimenti. Una delle due ci avrebbe rimesso".

Spadafora e l'appoggio a Damiano Tommasi

Durante il suo attacco frontale, il ministro ha poi rivelato di essere stato al centro della rabbia di molti protagonisti del nostro calcio: "È stata solo una questione di soldi, e non mi faccia parlare dei messaggi che ho ricevuto. Di quei presidenti che prima mi insultavano per far giocare le partite, e poi hanno detto di chiudere tutto. Chiedo di capire che ci sono circostanze in cui nessuno è immune, e bisogna avere la flessibilità necessaria per affrontare questi scenari. Flessibilità che non c’è stata. Perché, ripeto, la linea è stata dettata solo da ragioni economiche".

"Ora dopo ora, siamo di fronte a un’emergenza straordinaria e lo scenario può cambiare e richiedere nuove decisioni – ha concluso il ministro dello sport – La prima cosa che voglio dire è che ciò che sarà deciso per tutto il Paese avrà ovviamente i suoi risvolti sullo sport e sul calcio. A tutti i livelli". Solo pochi giorni fa Spadafora aveva condiviso il grido d'allarme di Damiano Tommasi, lanciando a sua volta un messaggio inequivocabile al mondo del calcio: "Non ha senso in questo momento, mentre chiediamo enormi sacrifici ai cittadini per impedire la diffusione del contagio, mettere a rischio la salute dei giocatori, degli arbitri, dei tecnici, dei tifosi che sicuramente si raduneranno per vedere le partite, solo per non sospendere temporaneamente il calcio e intaccare gli interessi che ruotano attorno ad esso!".

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