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Coronavirus, Ancelotti: “Parlare di calcio m’infastidisce di fronte a questa tragedia”

Carlo Ancelotti in un’intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, ha parlato dell’emergenza Coronavirus, e della necessità del mondo dello sport di fare un passo indietro in questo momento. Grande ammirazione per chi sta combattendo la pandemia in prima linea: “Provo profondo rispetto e ammirazione per medici, infermieri, volontari. In questo momento non riesco a scindere Carlo Ancelotti dal resto del mondo: penso a me stesso e penso agli altri. Il conto dei morti in Italia è terribile”
A cura di Marco Beltrami
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Il tempo delle chiacchiere è finito, per Carlo Ancelotti. L'allenatore italiano direttamente dall'Inghilterra in un'intervista esclusiva a La Gazzetta dello Sport, ha parlato della necessità del mondo del calcio e dello sport di fare un passo indietro e di fermarsi, senza se e senza ma, di fronte all'emergenza Coronavirus. Per il mister non è il momento di parlare di argomenti "futili" di fronte a quella che è una vera e propria tragedia

Ancelotti, giusto fermare il calcio e lo sport

Anche la Premier si è fermata per l'emergenza Coronavirus. Carlo Ancelotti e il suo Everton, stanno seguendo tutte le misure di prevenzione, dopo la positività del giocatore del Chelsea Hudson-Odoi. Il mister alla "rosea" ha sottolineato la necessità di mettere lo sport in secondo piano: "Stop in Premier? Era ora. È stata una decisione giusta e corretta di fronte allo scenario di queste ultime ore. Non si poteva andare avanti. La salute è la priorità. Per tutti: squadre, tifosi, media, lavoratori impegnati nel calcio".

Il fastidio di Ancelotti nel parlare di calcio nei giorni dell'emergenza Coronavirus

Quello che succederà ora in campionato, interessa poco ad Ancelotti. In questo momento il tecnico pensa solo all'emergenza internazionale, e a quelle che sono le reali proprietà: "Riprendere? Chi può sapere che cosa accadrà. Noi, in teoria, dovremmo rimetterci al lavoro il 22 marzo, ma se la situazione generale dovesse peggiorare, come si può pensare alla ripresa del lavoro? Non conteranno le esigenze del calcio, ma la salute delle persone. Se ancora il Coronavirus sarà in piena esplosione, il calcio non potrà ripartire. Playoff o assegnazione dei titoli? Con estrema sincerità, l’argomento non mi interessa. Il calcio, di fronte alla vita e alla salute, va messo da parte. In queste ore per me il calcio conta zero e mi dà quasi fastidio parlarne. Davvero si parla di calcio di fronte alla tragedia alla quale stiamo assistendo? Ci troviamo a fare i conti con una pandemia, una situazione che nessuno di noi aveva mai vissuto fino ad oggi. Il bollettino dei morti dell’Italia è terribile. In un giorno sono scomparse altre duecentocinquanta persone. La priorità è concentrarsi su questa lotta, tutto il resto non conta".

Il pensiero di Ancelotti per l'Italia

Il pensiero va ovviamente all'Italia, e a chi sta combattendo quella che è una vera e propria guerra: "L’Italia è stata costretta a capire che, in questo momento, basta con le cazzate e con le leggerezze. Bisogna rispettare le direttive e ascoltare chi ha la competenza per emanare delle regole. Ci sono ordini ben precisi e vanno eseguiti. Bisogna rispettare se stessi, gli altri e le persone che sono al fronte in questa guerra. Provo profondo rispetto e ammirazione per medici, infermieri, volontari. In questo momento non riesco a scindere Carlo Ancelotti dal resto del mondo: penso a me stesso e penso agli altri. Il conto dei morti in Italia è terribile. Ogni sera leggiamo un bollettino di guerra. Mi pare che quassù non si siano ancora resi conto della gravità della situazione. La vita continua a scorrere con una certa regolarità"

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