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Conte sotto pressione al Tottenham, chiede aiuto a Paratici: “Dovremmo fare come in Italia”

Antonio Conte vorrebbe che le cose in Inghilterra andassero come in Italia: “Per noi potrebbe essere molto, molto meglio”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Non sono giorni facili per Antonio Conte al Tottenham, dopo la sconfitta subita nel derby londinese contro l'Arsenal, la seconda di fila in casa dopo quella incassata dall'Aston Villa a Capodanno. In mezzo la vittoria a domicilio col Crystal Palace e quella di FA Cup col Portsmouth. Un cammino troppo incostante per soddisfare le aspettative dei tifosi della squadra, adesso quinta in Premier League a cinque punti dalla coppia formata da Manchester United e Newcastle.

Il tecnico leccese è sotto pressione, circolano nomi di possibili sostituti a fine stagione quando il contratto dell'ex CT azzurro probabilmente non sarà rinnovato, da Tuchel al cavallo di ritorno Pochettino. Intanto però Conte non ci sta a fare da parafulmine per una situazione di cui lui non si sente l'unico responsabile, dopo aver più volte denunciato l'inadeguatezza della rosa rispetto ai traguardi di alta classifica che i tifosi si attendono.

Nella conferenza stampa di oggi che precede il match di giovedì sera in casa del Manchester City, Conte si è lamentato di essere mandato davanti a microfoni e taccuini sempre e soltanto lui, unica faccia di fatto esposta al pubblico da parte del Tottenham. Del resto è la tradizione del calcio inglese, dove il manager è una figura che assorbe più funzioni oltre a quella meramente di allenatore. Onori e oneri, in maniera totale: va tutto bene quando si vince e i riflettori sono su di sé, ma se le cose prendono una brutta piega c'è l'altra faccia della medaglia.

Antonio Conte ha il contratto col Tottenham in scadenza a giugno
Antonio Conte ha il contratto col Tottenham in scadenza a giugno

Dover stare sempre lì a spiegare perché il Tottenham non riesce a fare il salto di qualità è logorante per Conte, che ha auspicato di essere aiutato nell'interfaccia con i media da qualche figura dirigenziale, che sia il Ds Paratici – col quale c'è un rapporto umano forte dai tempi della Juve – o qualcun altro ancora più in alto. "‘In Inghilterra c'è la cattiva abitudine che ci sia solo l'allenatore a parlare e a spiegare – ha detto il tecnico pugliese – Non ho mai visto lo staff medico venire qui a spiegare perché un giocatore fa fatica a recuperare. Non ho mai visto il club o il direttore sportivo venire qui per spiegare la strategia e la visione del club".

"In Italia, ad esempio, prima di ogni partita c'è una persona del club che deve presentarsi davanti ai media e rispondere a ogni domanda – ha continuato – Per noi potrebbe essere molto, molto meglio. Perché altrimenti ogni volta c'è solo una faccia a spiegare una situazione che penso sia meglio che spieghi il club. Ma questa è un'abitudine e la rispetto". Al di là di queste parole dette ai media, Conte peraltro non ha parlato con Levy o con il Tottenham di cambiare rotta: "Non chiederò nulla. L'allenatore deve stare zitto e accettare la situazione".

Allo stato attuale, Paratici risponde raramente alle domande in pubblico, mentre Levy fa pochissime interviste e consegna solo un "messaggio del presidente" all'anno. Questa è la realtà Inghilterra e non cambierà, nonostante le lagnanze di Conte.

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