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Conte si prende il Napoli: “Decido io chi resta e chi va” poi ricorda l’amico Ventrone che non c’è più

Nel giorno della presentazione ufficiale il nuovo allenatore traccia il manifesto della sua squadra: “Avimma fatica’… su questo non ci può e non ci deve battere nessuno. Il mio obiettivo è che il Napoli venga visto non come un club di passaggio ma una meta”. Sui casi Di Lorenzo – Kvaratskhelia è chiaro: “Alla fine se ci sono i problemi li risolvono perché la decisione è sempre mia. E per me, per il presidente, loro non si muovono da qua”. Sul metodo di lavoro cita l’amico Ventrone che non c’è più.
A cura di Maurizio De Santis
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Nel giorno della presentazione ufficiale da allenatore del Napoli, Antonio Conte traccia il manifesto della sua esperienza triennale in azzurro. "Basta chiacchiere. Testa bassa e pedalare. Non è il tempo dei proclami. Nè sono qui per fare da statuina sul Presepe. Il mio obiettivo è che il Napoli venga visto non come una squadra di passaggio ma una meta". E tanto per essere chiaro rispolvera in dialetto quel avimma fatica' (dobbiamo lavorare) che può essere decisivo per colmare il gap anche rispetto a club più forti dal punto di vista economico. Si riparte daccapo, tutto azzerato. Con un solo obiettivo, che non è la vittoria ("è una cosa che non posso promettere, perché alla fine vince sempre e solo una squadra") ma dare tutto e competere per la vittoria.

E farlo senza paura: "Perché avrei dovuto avere paura nel venire qua? Paura di cosa? Ho accettato questa sfida perché c'era un progetto. E anche se c'era un'offerta dall'estero c'era una promessa con il presidente. Nella mia vita nessuno mi ha regalato mai niente. Ma ho sempre conquistato i miei successi lavorando duro, con la fatica e il sacrificio. Il Signore ci ha dato in dono un talento e noi non possiamo fare altro che avere sempre la voglia di migliorarci". 

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I casi Di Lorenzo e Kvara: "Decido io chi resta e chi va"

Quanto alla certezza, che è il presupposto del suo arrivo a Napoli, è stato chiaro: "C’è un progetto, non possiamo competere le solite note per il monte ingaggi e per degli investimenti perché parliamo di altre realtà. Però possiamo farlo per cultura del lavoro e sacrificio: avimma fatica’… e su questo non ci può e non ci deve battere nessuno. Dobbiamo ammazzare sportivamente chi ci sta davanti, facendo così che quel gap possiamo annullarlo. Spero quanto prima perché voi sapete che da questo punto di vista non ho molta pazienza".

Questioni di Di Lorenzo e Kvara o altri ‘malpancisti', Conte è netto al riguardo. "A Napoli non c’è alcuna confusione ma chiarezza di idee, noi sappiamo cosa fare e lo faremo. E per me Di Lorenzo e Kvara sono intoccabili. Sono stato molto chiaro con il presidente, prima di parlare di aspetti economici ho chiesto al presidente di farmi scegliere chi sarebbe rimasto e chi poteva prendere altre strade fuori da Napoli.  Se parliamo di ricostruzione e pensiamo di dar via i migliori allora non ha senso, ma ho trovato grande condivisione al 200% da parte del presidente e del club sotto questo profilo. Alla fine se ci sono i problemi li risolvono perché la decisione è sempre mia. Il discorso del non contento non lo accetto".

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Come sarà il suo Napoli, cita l'amico "Ventrone che non c'è più"

Come sarà il suo Napoli? "L'identità tattica sarà cucita addosso alla squadra. Ho una mia idea ma non può prescindere dalle caratteristiche dei calciatori. Che faccia avremo? Incazzata. L'obiettivo è sempre lo stesso: avere equilibrio e fare un gol in più degli altri". Quanto ai metodi di lavoro, cita il nome dell'amico Gianpiero Ventrone ("un figlio di Napoli") che non c'è più e con il quale ha lavorato da calciatore e poi da allenatore alla Juventus e anche al Tottenham, prima che la malattia lo strappasse agli affetti più cari. "Si deve il lavorare il giusto. Anzi, credo che oggi si lavora anche un terzo rispetto a quanto lavoravo io da calciatore. Io, invece, penso che la fatica bisogna farla e bisogna sentirla. Nella fatica impari a conoscere te stesso, a reggere lo stress e a gestirlo".

Conte trova un cumulo di macerie (in senso metaforico) considerato quanto accaduto in un'annata tremenda, sotto il profilo sportivo e anche umano. Ne è consapevole e affronta la situazione con pragmatismo e una certezza: le redini per la gestione della squadra sono solo nelle sue mani."Il presente di oggi – ha aggiunto il neo allenatore – è che il Napoli ha chiuso a 40 punti dalla prima, con distacchi abissali dalle altre che l'hanno preceduto, al decimo posto e fuori dalle coppe dopo tanti anni in Europa. E quel dolore ce lo dobbiamo portare un po' dentro per fare di più quest'anno".

La stoccata a Ibrahimovic: "Sono un manager, magari davo fastidio"

A proposito di ruolo manageriale e modo d'interpretare il suo compito, è altrettanto sincero. Alle parole di Ibrahimovic sul fatto che non fosse il profilo "cercato dal Milan", ha replicato così: "Rispetto tutti, io mi considero un manager. Voglio avere voce in capitolo, magari da qualche altra parte questa cosa poteva dare fastidio…".

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