Conceiçao si prende tutte le colpe: “Questa è la faccia del mancato passaggio del turno non di Theo”
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Sergio Conceicao è deluso, rammaricato e soprattutto sorpreso dall'eliminazione del Milan dalla Champions League per mano del Feyenoord. Il tecnico rossonero non sa cosa dire quando davanti ai microfoni di Sky gli chiedono il suo punto di vista: "Siamo tutti arrabbiati, abbiamo preparato questa partita per vincerla ma abbiamo sbagliato il secondo gol in diverse occasioni e siamo arrabbiati e delusi per come sia andata, di colpe ne abbiamo anche noi". Conceicao ammette le colpe e le responsabilità sue e di questo Milan.
"Adesso dobbiamo pensare al campionato, la Coppa Italia e dobbiamo lavorare di più – spiega – Dinamo Zagabria e oggi abbiamo giocato sempre senza in meno per via dell'espulsione di un giocatore e l'episodio di Theo ha cambiato la partita perché fino a quel momento loro non avevano creato nulla". Proprio sul rosso al terzino rossonero, l'allenatore del Milan cerca di essere chiaro con tutti: "La faccia di questo non passaggio del turno è di Conceicao non di Theo". È così che il tecnico si prende tutte le responsabilità sull'eliminazione.

Conceicao ha poi parlato delle sostituzioni quando gli sono state chieste spiegazioni sull'uscita di Gimenz: "Sono decisioni mie perché sono pagato per questo, lui quando è arrivato ha avuto un problema, era infortunato e ha giocato anche rischiando di farsi male ancora – ha spiegato l'allenatore rossonero -. Perché non Abraham o una punta? La squadra era in dieci, era bassa, volevo ripartire, sono scelte mie e se non arrivo agli obiettivi mi danno le valigie e vado via".
L'allenatore del Milan sottolinea come le soluzioni in panchina in quel momento non fossero la risposta a ciò che cercava in campo: "Avevo dei cambi ma cambiare tanto per cambiare non valeva la pena devo io capire cosa possono dare in partita". E poi chiude: "C'è tanto da lavorare, sono stato in Italia 7 anni da calciatore e i club danno tanto pressione e questo non aiuta neanche i calciatori".