Conceiçao prima di Juve-Milan in Supercoppa: “Guadagniamo tanto, niente alibi. Contano i risultati”
Sergio Conceiçao ha sei mesi di tempo per convincere il Milan che lui è il portoghese giusto da tenere in panchina, il tecnico che meglio si confa alle esigenze della squadra, alle aspettative del club. Alla vigilia della partita con la Juventus si presenta in conferenza stampa con gli occhi lucidi ma non è per l'emozione della sfida di Supercoppa italiana né perché domani avrà di fronte a sé il figlio, Francisco.
"Sono solo raffreddato e stanotte ho avuto 39 di febbre", afferma il neo-allenatore a cui i rossoneri si sono affidati perché la stagione non naufraghi dopo aver liquidato Paulo Fonseca senza troppi convenevoli. Vincere e cominciare a farlo proprio dal torneo di Riyad, in Arabia Saudita, è l'unico modo che c'è per tracciare una linea spartiacque col recente passato, svelenire il clima, sbrogliare la matassa ingarbugliata nella quale il ‘diavolo' è rimasto impigliato scivolando fuori dalla lotta scudetto in anticipo e accumulando un distacco preoccupante dalla zona Champions.
"Due squadre che hanno più paura di perdere che vincere", è l'idea che Conceiçao s'è fatto sia della Juve che del suo Milan visti all'opera nello scontro diretto che venne salutato dai fischi sonori di San Siro. Qualcosa cambierà anzitutto nell'approccio ma il nuovo tecnico non fa proclami, non cerca l'alibi delle assenze o del poco tempo a disposizione, né si presta al gioco degli accostamenti che lo colloca dalla parte della lavagna dove figurano colleghi come Allegri, Conte, Simeone. Bada al sodo e taglia corto: "Devo portare i risultati al Milan ed essere giudicato per questo".
Conceiçao fa l'unica cosa sensata in momenti del genere: serrare i ranghi e aggrapparsi alla disciplina del lavoro. Sa di avere – almeno sulla carta – un orizzonte limitato ma deve agire come se non lo fosse. "Non mi piace esprimere concetti da visionario, il mio dovere è lavorare ogni giorno. Venerdì giocheremo in uno stadio pieno, guadagniamo tanto: cosa si può chiedere di più?".
L'ultima riflessione è di quelle che pure piacciono tanto ai tifosi e che negli ultimi anni ha visto Massimiliano Allegri spesso nel mirino per l'estremo pragmatismo mostrato rispetto a chi lo metteva in controluce per il gioco poco entusiasmante. L'ex Porto, che ha le spalle larghe, concede un'altra pillola di sé: "Le parole non servono, in questi grandi club contano solo i risultati. E noi dobbiamo cambiare il momento". La terapia per guarire il Milan dai suoi mali è appena iniziata. Che poi funzioni o meno lo dirà solo il riscontro del campo.