Con quali soldi la Roma farà mercato per Josè Mourinho
La Roma deve tagliare gli ingaggi, la Roma deve ridurre i debiti, la Roma deve fare attenzione al fair play finanziario e poi… la Roma ingaggia José Mourinho. Un allenatore che in carriera ha fatto spendere 1,7 miliardi di euro sul mercato ai propri club e che di stipendio guadagna quanto i top player della Serie A. È chiaro che qualcosa non quadri, ma la strategia di Friedkin ha un senso. Tanto più in un'annata che rischia di chiudersi con i giallorossi fuori dalle competizioni europee (allo stato attuale si qualificherebbero nella neonata Conference League, ma il Sassuolo è a due soli punti). Qualcosa, però, dovrà per forza di cose cambiare. Nei conti della Roma e nelle richieste di Mourinho.
Quanto pesa Mourinho sulle casse della Roma
La Roma verserà sul conto di Mourinho 7 milioni di euro netti a stagione. In questo modo, lo Special One potrà sommare lo stipendio del club giallorosso ai 9 milioni garantiti dal Tottenham, previsti anche in caso di separazione tra le parti (come effettivamente avvenuto), per la stagione 2021/22. In questo modo, il tecnico portoghese potrà assicurarsi almeno per un altro anno una cifra pari a 16 milioni di euro netti. Il tutto con un peso relativamente leggero sulle casse del club capitolino, sfruttando le norme previste dal Decreto Crescita e la conseguente fiscalità agevolata per gli stranieri "impatriati". Di fatto, l'importo lordo degli emolumenti da riconoscere a Mourinho per il primo anno in giallorosso sarà di poco superiore ai 9 milioni di euro. Per il secondo e il terzo anno, invece, verrà meno l'aiuto del Tottenham, ma la Roma ha previsto dei bonus legati ai risultati sportivi.
Cifre da top coach, ma soprattutto, cifre del tutto imparagonabili a quelle del contratto di Fonseca, allenatore uscente della Roma. Negli ultimi due anni, diverse fonti di stampa hanno prima riportato uno stipendio pari a 3 milioni netti per il tecnico ex Shakhtar, altre invece 2,5 milioni di euro. In entrambi i casi, si tratta di somme pari a meno della metà rispetto all'ingaggio netto garantito a Mourinho, il cui stipendio andrà senza dubbio a intaccare i costi per il personale tesserato. Al 30 giugno 2020, la Roma era riuscita a ridurre di oltre 26 milioni tali spese, ma ciò è stato possibile per gli accordi trovati con la squadra durante lo stop forzato per il Covid-19 (con la rinuncia ad un importo lordo pari a circa 30 milioni di euro). Inoltre, la contabilizzazione di parte dei costi è stata spostata nell'esercizio 2020/21, alleggerendo ulteriormente il peso della massa salariale sui conti della passata stagione. In soldoni, passi indietro concreti sulla riduzione del monte ingaggi non ce ne sono stati. E l'ingaggio di Mourinho non comporta certo tagli.
Mourinho alla Roma, quali conseguenze per il fair play finanziario
C'è da dire, però, che la Roma pronta ad affacciarsi nella stagione 2021/22 non ha più lo spauracchio del fair play finanziario sulle spalle. Certo: i paletti esistono sempre, ma la pandemia ha convinto la Uefa a limitarne la rigidità. È un problema comune a tutti i club europei, dai più virtuosi a quelli già da tempo sotto la lente di ingrandimento. Intanto, il consueto triennio di valutazione è stato trasformato in un quadriennio, con l'accorpamento dei risultati del 2019/20 a quelli del 2020/21, per i quali poi si farà una media. Il deficit delle ultime due stagioni, in sostanza, verrà "spalmato" per cercare di ridurre l'impatto del Covid-19 sui conti delle società. In più, la Uefa non prenderà in considerazione tutti i mancati ricavi dovuti alle misure adottate per la pandemia, dal ticketing al merchandising. Prima che il mondo si fermasse, si era ipotizzata la possibilità che i Friedkin avviassero un negoziato con la Uefa per un voluntary agreement, un accordo comune per rientrare nelle condizioni previste dal fair play finanziario, ma ciò non sarebbe possibile se si considera che il club è uscito solo nel 2018 dal regime di settlement agreement.
Nel periodo 2016-2019 si è salvata grazie ai cosiddetti "costi virtuosi" che l'hanno mantenuta nella soglia dei 30 milioni di deficit (nonostante un rosso da oltre 90 milioni), mentre per il triennio – o quadriennio – attuale i rischi sono minimi, proprio perché la Uefa ha adottato un approccio più soft. Ciò non toglie che la Roma debba comunque agire per non far pesare l'effetto Covid-19 sui bilanci futuri. Un indicatore da valutare è l'indebitamento finanziario netto, ridottosi dai 300 milioni del 30 giugno 2020 ai 248 milioni dello scorso 31 dicembre, ma nuovamente aumentato a quota 265,5 milioni di euro lo scorso 31 marzo. Inoltre, e qui si torna a Mourinho, per il monte ingaggi bisogna sempre tener conto della soglia fissata al 70% dei ricavi operativi. Più che un paletto, però, quest'ultimo è un indice oltre il quale la Uefa si riserva il diritto di richiedere informazioni al club riguardo al raggiungimento del pareggio di bilancio.
Quale mercato può fare la Roma per Mourinho
Inevitabilmente, intervenire sul monte ingaggi equivale a ridisegnare la propria strategia di mercato. Perché se la Roma dovesse trovarsi nelle condizioni di dover tagliare i costi degli stipendi, allora Mourinho non potrà certo aspettarsi innesti di altissimo livello. Però, e questo già da prima che il club ufficializzasse l'accordo con l'allenatore portoghese, la strada sembra tracciata da tempo verso l'addio di diversi pezzi grossi, specialmente a livello salariale. Ogni riferimento a Edin Dzeko è tutt'altro che causale, dato che da almeno un paio di sessioni di mercato viene indicato come un possibile partente, ma con un contratto in scadenza nel 2022 potrebbe essere difficile trovare un acquirente. Stessa situazione per Pastore, secondo giocatore più pagato della rosa, ma in scadenza nel 2023. Riuscire a cederlo dopo 34 presenze in tre anni sarebbe un'impresa. Però, per alleggerire il monte ingaggi, la Roma deve trovare una soluzione. Per loro e per altri, cercando di rilanciare qualche rientrante come Kluivert e Under, se non dovessero essere riscattati da Lipsia (che però sembra intenzionato a tenerlo) e Leicester.
Di certo, non il tipico mercato delle squadre di Mourinho: 1,7 miliardi di euro, quelli spesi da tutti i club che lo hanno avuto come tecnico. La sua prima esperienza al Chelsea lo ha visto ottenere calciatori costati sul mercato oltre 371 milioni di euro (con Shevchenko in cima alla lista per quasi 44 milioni), poi all'Inter si è limitato a 163,5 milioni di cartellini in due anni. È al Real Madrid che i cordoni della borsa si allargano nuovamente, con 186,5 milioni investiti dalle merengues nei tre anni col portoghese in panchina, prima di tornare al Chelsea, dove Abramovich gli ha messo a disposizione altri 360 milioni di euro solamente per i conguagli dei nuovi acquisti. Al Manchester United, con la spesa record per Pogba (105 milioni di euro), il costo dei cartellini tocca quota 466 milioni di euro. E al Tottenham, in tre sessioni di mercato, i calciatori acquistati per Mourinho hanno raggiunto una valutazione complessiva di 145 milioni di euro. Alla Roma sarà diverso. E non potrà essere altrimenti.