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Commisso, il Re Mida (incompreso) della Fiorentina: con Vlahovic alla Juve, incassati 200 milioni

Da quando è a capo della Fiorentina, 2019, l’imprenditore italo-americano ha ottimizzato l’eredità lasciatagli dai Della Valle. E non è finita qui.
A cura di Alessio Pediglieri
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Nel 2019, era estate, Diego e Andrea Della Valle cedettero la proprietà della Fiorentina per circa 150 milioni di euro. Il nuovo proprietario era un imprenditore italo-americano che i più non avevano mai sentito e che si affacciava nel mondo del grande calcio per la prima volta: Rocco Commisso. Per molti il classico ‘ricco scemo' in cerca di notorietà, pronto a farsi bello mostrando ad amici e conoscenti il suo nuovo acquisto, senza capire nulla di calcio. Oggi, a distanza di poco più di due anni, il ‘ricco scemo' ha incassato circa 200 milioni di euro, sfruttando la dote lasciatagli dalla vecchia proprietà con una rosa rivalutata nell'arco di pochissimo tempo.

Quasi come il mitico Re Mida che tramutava in oro tutto ciò che toccava, per morire poi di fame non potendo più mangiare, oggi Rocco Commisso appare come l'imperatore frigio baciato da Dioniso: sta tramutando la Fiorentina in una società economicamente virtuosa, andando inevitabilmente contro la gogna dei propri tifosi che non gli risparmiano feroci critiche. Il destino dei grandi, si potrebbe dire, di certo di chi non guarda in faccia a bandiere o colori, considera il calcio come ciò che è e che i tempi moderni hanno ridotto: un semplice business. "Sono gli affari, bellezza e nessuno ci può fare niente", verrebbe da dire, parafrasando Humphrey Bogart nel mitico film degli anni 50, "L'ultima minaccia".

E per Rocco Commisso, figlio di immigrati calabresi in America, non è diversamente. Cresciuto con il babbo falegname, guadagnandosi una borsa di studio giocando a calcio, per poi prendersi un master in economia fino a scalare il sogno americano nel mondo delle telecomunicazioni, sa da sempre cosa significhi produrre valore. E la Fiorentina ereditata dai Della Valle è stata considerata alla stregua di questo: un valore. Presa per 150 milioni oggi Commisso ne ha riportati in cassa 200, oltre ad aver assicurato alla società una solidità e una trasparenza economica che in Italia, al momento, ha pochi altri esempi. Non senza polemizzando, attaccando in prima persona, lottando all'interno del sistema.

Senza timore di affrontare anche la rabbia del proprio pubblico che si è visto sì una società dai conti a posto ma trasformatasi in una ‘banca d'organi' al miglior offerente. Nella sua gestione, Commisso ha spinto il rancore dei tifosi viola al massimo fattore con la doppia cessione alla nemica bianconera nell'arco di una manciata di mesi, della coppia d'oro Chiesa-Vlahovic. Un'onta, ripagata da 115 milioni di rientro, con il figlio d'arte che ha portato in cassa una sessantina di milioni e con il serbo pronto a portarne ancora di più: in pratica, ottenendo poco meno del prezzo con cui ha prelevato la Fiorentina dai Della Valle. Di cui ha sfruttato il lavoro di mercato al meglio: Veretout è stato ceduto alla Roma per 22 milioni (ed era stato acquistato a 5), Giovanni Simeone è partito per 18 verso Cagliari, Alban Lafont al Nantes per altri 8, e via dicendo passando per Ceccherini, Hugo, Hancko. Per un totale di 200 milioni.

Ma non è finita qui e i tifosi della Fiorentina si devono preparare ad altri scossoni. Mentre sul fronte d'entrata qualcosa si è già mossa con l'arrivo di Piatek e il pronto ingaggio di Cabral, all'orizzonte sono pronti altri "colpi" in uscita: Gaetano Castrovilli, prodotto del vivaio, dopo una serie di viaggi in prestito oggi vale almeno 18 milioni di euro; Nikola Milenkovic, arrivato dal Partizan nel 2017 per 5 milioni, adesso ne produrrebbe almeno 25; Bartlomiej Dragowski prelevato nel 2016 per 2.5 milioni, oggi sarebbe venduto a 15. In totale, altri 60 milioni in arrivo.
É il calcio, bellezza.

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