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Festival di Sanremo 2021

Come sta Mihajlovic dopo la malattia, l’allenatore ospite a Sanremo ha sconfitto leucemia e Covid

Sinisa Mihajlovic ospite al Festival di Sanremo 2021 a quasi 2 anni dalla malattia che scoprì nell’estate del 2019: una forma di leucemia mieloide acuta, un tumore del sangue che si sviluppa nel midollo osseo ne aveva messo a rischio la vita. È riuscito a guarire dopo cure specifiche e un trapianto. Oggi a 52 anni sta bene, è riuscito a vincere la patologia e ha superato anche il Covid grazie all’amore della moglie, Arianna Rapaccioni, e dei figli. Ne ha sei: 5 nati nati dal matrimonio con la consorte attuale (Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nicholas), Marko invece è frutto della relazione precedente con Giovanna Bagordo.
A cura di Maurizio De Santis
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11 luglio 2019. È una data che Sinisa Mihajlovic, 52enne ospite a Sanremo 2021 questa sera, non potrà mai dimenticare. Scoprì di essere gravemente malato, i medici gli diagnosticarono una forma di leucemia mieloide acuta. Una malattia aggressiva: il tumore del sangue che si sviluppa nel midollo osseo lo aveva attaccato come un nemico silente. A dargli la pessima notizia – come lui stesso a raccontato – fu lo staff del Bologna (Walter Sabatini, Marco Di Vaio e il responsabile dello staff sanitario del club, Gianni Nanni). "Erano le 21.30 – lo ricordo come fosse ora, ha raccontato un anno fa, in occasione di quella ricorrenza che è come un brutto sogno e non va via nemmeno a occhi aperti -. Vennero nella stanza a mi dissero cosa avevo. Rimasi chiuso in camera per due giorni a pensare a tutto. Vidi tutta la vita passarmi davanti".

Come sta oggi Sinisa Mihajlovic

Oggi sta bene, le sue condizioni di salute sono nettamente migliorate dopo il trapianto e il ciclo di cure al quale si è sottoposto. Ha ripreso una vita normale, dentro e fuori dal campo, salendo anche sul palco del Teatro Ariston per il Festival di Sanremo. Ma sa che non deve mai abbassare la guardia a corredo di uno stile di vita che lo aiuti a proteggersi. Ad agosto 2020 fu il Covid a spaventarlo: si accorse di essere stato contagiato dal coronavirus dopo una vacanza trascorsa in Sardegna che fece discutere. Sua moglie Arianna intervenne con un post pubblico: "Non giudicate, siamo tutti peccatori". Superò anche quello e sbottò: "Invidia e fango, non prendo lezioni da nessuno". Ma quando ripercorre a ritroso sensazioni, emozioni, episodi, volti e parole che lo hanno accompagnato in un periodo durissimo della vita gli vengono i brividi e non può fare a meno di pensare che, carattere a parte, la fortuna è stata sua amica, soldi e notorietà lo hanno aiutato nel percorso terapico fino al trapianto di midollo eseguito a ottobre del 2019.

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"Nessuno si immaginava che sarei stato ancora qui a parlare di calcio", è la frase che più di tutte racchiude quel lasso di tempo trascorso a lottare contro quel male oscuro che ha rischiato di consumarlo e scavare dentro se stesso. Perché la vita è così: non chiede il permesso, non avverte mai e quando arriva può sconvolgerti l'esistenza nel bene e nel male. Mihajlovic ne porta ancora i segni addosso e ha imparato la lezione. Ha avuto la sua buona occasione per rinascere due volte, come lui stesso ammise nel salotto di Bruno Vespa: la prima, quando ripartì subito a pochi giorni di distanza dalla scoperta della malattia perché "convinto di vincere questa battaglia grazie alla reazione mentale ma soprattutto al sostegno dei medici"; la seconda quando gli comunicarono che era stato trovato il donatore compatibile, un ragazzo americano di 22 che "mi ha salvato la vita".

E la vita, ‘la partita della vita', è stato il libro autobiografico nel quale ha raccolto la propria esperienza senza filtri, mettendo da parte quell'immagine di uomo che non deve chiedere mai. "La malattia mi ha migliorato molto. Prima ero un uomo troppo duro, un divisivo. Ma dopo la scoperta del cancro ho unito tutti le persone a me più care perché lottassero con me".

Non chiamatelo eroe. Lo ripete a chi vede nella sua lotta per la vita una resistenza epica, da guerriero. Ma Sinisa rifiuta questa etichetta. "La verità è che non sono un eroe. Chi non ce la fa non è certo un perdente. Si tratta di una maledetta malattia. L'unica cosa che si può fare è non perdere la voglia di vivere: ora mi godo ogni momento, prima davo tutto per scontato".

La scoperta della malattia a luglio

L'11 luglio Sinisa sa di avere la leucemia. Il mondo gli crollò addosso. Due giorni dopo trovò la forza per sedersi in conferenza stampa e annunciare cosa gli era successo. Tralasciò nulla. Parlò di tutto a cuore aperto, elaborò così il dolore e la paura. Si fece forza guardando in faccia quella patologia che era sì progredita ma – per sua fortuna – non abbastanza da renderla inattaccabile. "Prima comincio e prima finisco. Ci vuole tempo, ma si guarisce. Ho spiegato tutto ai giocatori in call conference, e ho pianto anche con loro. La malattia si deve affrontare come voglio che loro affrontino le partite: attaccare, pressare, aggredire, andare a fare gol, non stare ad aspettare".

Il paziente Cgikjltfr Drnovs. In ospedale lo avevano registrato sotto falso nome per evitare che la sua privacy e la delicatezza della situazione fossero compromesse dalla curiosità morbosa delle persone. Mihajlovic era diventato un signore di 69 anni, senza fissa dimora. E quando ci ripensa, sorride divertito. "L'ho trovato ironico… senza dimora io, che negli stadi venivo chiamato zingaro di merda". La lunga traversata verso la guarigione era appena iniziata.

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La panchina a Verona ad agosto

Un mese dopo l'inizio del ciclo di chemioterapia Mihajlovic chiede a se stesso e ai medici l'impossibile. Aveva promesso alla squadra che non l'avrebbe lasciata sola nel giorno del debutto in campionato e mantenne la parola data. Una follia, ma doveva esserci. Voleva esserci nonostante tutto, a ogni costo. E così fu, a Verona scese in campo accanto ai suoi ragazzi. "Pesavo 75 chili, ero immunodepresso e rischiavo di cadere per terra davanti a tutti. Quando mi sono rivisto davanti alla tv non mi riconoscevo, ma dissi dentro di me che non ci si deve vergognare della malattia. Così ho cercato di far capire a tutte le persone del mio stato di non abbattersi. Fossero stati anche i nostri ultimi momenti".

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Il trapianto di midollo a ottobre

A fine ottobre arriva la notizia che attendeva: viene convocato ufficialmente per l'ennesimo ciclo di cure all'Ospedale di Bologna, ma nel reparto di Ematologia del Policlinico Sant'Orsola ci va per un altro motivo. Il donatore di midollo osseo compatibile è un giovane statunitense di 22 anni, è tutto pronto per il trapianto. Lo effettua e resta ricoverato per un altro mese. La vita lo aveva sorpreso ancora una volta: lui che aveva contestato la "guerra americana nei Balcani" negli Anni Novanta, lui che non amava l'America è stato salvato proprio da un cittadino statunitense. Il comunicato della struttura sanitaria e il bollettino medico furono uno squarcio di sole che spunta da dietro le nubi, la guarigione e la fiducia le spazzarono via. "Sinisa Mihajlovic è stato dimesso oggi, 22 novembre 2019, dall’Istituto di Ematologia Seragnoli, dopo essere stato sottoposto a trapianto di midollo osseo da donatore non familiare lo scorso 29 ottobre – si legge nella nota pubblicata allora dall'Ente -. Le condizioni generali del paziente e gli esami ematologici sono soddisfacenti".

La malattia superata anche grazie all'affetto della famiglia

"Più bella cosa non c'è". È la frase condivisa sui social network dalla moglie di Mihajlovic, Arianna Rapaccioni. L'immagine della coppia, finalmente sorridente all'uscita dell'ospedale, è il lieto fine di una vicenda iniziata con un grande sconforto e conclusa bene. Quanto sia stato importante il sostegno della consorte è tutto nelle parole che Sinisa ha dedicato alla donna che gli è rimasta accanto. "Dopo quasi 25 anni di matrimonio e cinque figli so che le devo tutto. Se non ci fosse stata lei accanto a me non ce l’avrei fatta". Poi l'ha presa per mano, accompagnandola in un Tango a Ballando con le stelle ballando assieme sul mondo.

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L'affetto dei suoi cari più stretti ha fatto il resto. Viktorija è la primogenita (nata nel 1997) dei cinque figli che l’ex calciatore ha avuto con la moglie attuale alla quale è legato dal 1995 e ha sposato nel 2005. Dopo la prima figlia sono arrivati Virginia (1998, assieme alla sorella ha partecipato all'edizione 2019 dell'Isola dei Famosi) e i tre maschi – Miroslav (2000), Dusan (2002) e Nicholas –. Prima del rapporto con Arianna Rapaccioni Mihajlovic era già diventato padre: il primo figlio è Marko Mihajlovic ed è nato a Roma nel 1994, frutto della precedente relazione con Giovanna Bagordo.

Viktorija e Virginia Mihajlovic 'naufraghe' nell'edizione 2019 del reality Isola dei Famosi
Viktorija e Virginia Mihajlovic ‘naufraghe' nell'edizione 2019 del reality Isola dei Famosi

Sinisa ha superato anche il Covid

Positivo al Covid. Nell'estate del 2020, quella in cui dopo i mesi trascorsi chiusi in casa per il lockdown provocato dalla pandemia, Sinisa riassapora per la prima volta dopo tanto tempo il gusto di concedersi una vacanza. La trascorre in Sardegna con la famiglia nell'incantevole scenario di Porto Cervo ma al rientro a Bologna scopre di essere contagiato dal coronavirus. È asintomatico ma la paura è grande. Supererà anche quella prova non senza qualche polemica per le presunte mancate precauzioni. I sei mesi di finestra dal trapianto erano già passati e il sistema immunitario si era ricostituito. Lui dirà di "non esser mai stato così bene neanche prima della leucemia".

Mihajlovic dal campo al Festival di Sanremo 2021

La partecipazione di Sinisa Mihajlovic al Festival di Sanremo è solo una delle ultime presenze dell'allenatore del Bologna in qualità di ospite in trasmissioni TV. Dal campo al palcoscenico è abituato a stare sotto i riflettori. Sotto quelli dell'Ariston ci sarà assieme a un amico e calciatore, Zlatan Ibrahimovic. A differenza dell'attaccante del Milan, ospite fisso della kermesse canora, la presenza del tecnico è limitata a una sola serata e s'incastra con il calendario delle partite: contro Cagliari il giorno 3 marzo (in trasferta) e contro il Napoli il giorno 6 marzo (sempre in trasferta).

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