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Come Spalletti ha trasformato l’Italia: lo spiega l’azione del secondo gol al Belgio

Il raddoppio degli Azzurri nella sfida di Nations League è la fotografia dell’idea di calcio e dell’identità di gioco a cui tende il ct. In quei 7, 8 passaggi c’è la nuova veste della Nazionale dopo un brutto Europeo.
A cura di Maurizio De Santis
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In gergo viene chiamato calcio relazionale. L'azione del raddoppio dell'Italia contro il Belgio è l'esempio dell'idea di calcio e dell'identità di gioco che Luciano Spalletti sa cucendo addosso alla Nazionale. E chissà come sarebbe finita senza quella grossa, grassa ingenuità di Pellegrini, che s'è beccato il rosso per un'entrata brutta e sciocca davvero su Theate al 38° e col 2-0 in tasca. Che amarezza per quel 2-2 che ha preso forma dal momento dell'espulsione.

Velocità, cambi di gioco brillanti, "connessione" tra più calciatori attraverso il possesso palla che non è fine a se stesso, lento, orizzontale, improduttivo, scandito solo da occupazione di spazi e posizioni, ma crea superiorità numerica in ogni zona del campo e si esalta in verticale: c'è tutto in quei sette, massimo otto, passaggi/tocchi che hanno permesso agli Azzurri di fare a fette i ‘diavoli rossi', rifilando l'uno-due micidiale che in meno di mezzora li ha lasciatoi storditi all'angolo per la sequenza di colpi presi sul muso.

Come nasce e si sviluppa l'azione del raddoppio della Nazionale

Tutto comincia da un passaggio arretrato verso Donnarumma che à palla a Bastoni. In quel momento Calafiori "si alza" per allentare la pressione degli avversari e è lì pronto a recitare il suo ruolo di lotta e di governo, Tonali (che taglia, cuce, fa da argine, si abbassa) si pone quale perno del triangolo che si contrae e dilata, fino a ritagliare lo spazio necessario per cercare la profondità.

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Retegui è sulla linea di centrocampo e fa a sponda verso Dimarco, che ha già guadagnato la "mattonella" migliore all'interno del pentagono in cui la posizione dei giocatori è dominante e lascia i belgi ai margini.

L'intuizione di Dimarco, vede uno spazio che per gli altri non esiste

L'esterno dell'Inter, che una cosa del genere l'aveva già fatta in Champions League contro il Barcellona (lo ripeterà anche nel dopo gara), sa già qual è la prossima mossa: ha visto uno spazio che per gli altri nemmeno esisteva e Cambiaso pronto a occuparlo. "Lì per lì non ci credevo, avevo paura che fosse fuorigioco", dice il bianconero che nella trama di quel frangente ha recitato un ruolo fondamentale.

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Perfetto il tocco al volo che ha preso alle spalle il Belgio, altrettanto corsa e controllo dello juventino e assalto combinato verso l'area di rigore avversaria. Poi il tiro e il tap-in di Retegui per il 2-0: in quel momento c'erano ben cinque calciatori dell'Italia davanti al portiere del Belgio, spaesato come i difensori presi d'infilata.

"Il commissario tecnico, Spalletti, ci chiede determinate cose e noi cerchiamo di metterle in pratica in campo – le parole di Dimarco alla fine di un incontro condizionato dall'inferiorità numerica per il rosso a Pellegrini -. E contro il Belgio s'è visto tutto. Al di là del risultato, abbiamo giocato un grandissimo calcio e dobbiamo continuare così. Dopo un brutto Europeo, siamo ripartiti alla grande".

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