Come può fare mercato il Barcellona con un abnorme buco da 144 milioni nel tetto salariale
Da un lato, i titoli dei giornali catalani su Haaland e compagnia. Dall’altro, la dura realtà. Il Barcellona è l’unico club della Liga a trovarsi un limite salariale negativo e sul mercato, come nelle ultime due sessioni, potrà operare solamente in base alle uscite e all’alleggerimento della propria situazione finanziaria. Nulla di semplice, ma neanche un blocco vero e proprio, tant’è che gli azulgrana stanno già muovendosi in ottica estiva: Franck Kessié e Andreas Christensen sono i principali obiettivi del club, accomunati entrambi da un contratto in scadenza il 30 giugno 2022. Due parametri zero esattamente come Eric Garcia, Depay, Dani Alves e Aubameyang, giusto ricordare le ultime operazioni in entrata della direttiva guidata da Joan Laporta. Le uniche acquisizioni onerose, in un mercato che ha visto il Barcellona perdere Lionel Messi senza avere possibilità di rinnovargli il contratto, sono state quelle di Emerson Royal (poi girato al Tottenham) e di Ferran Torres, a gennaio, per 55 milioni che verranno versati nelle casse del Manchester City a partire dalla prossima estate.
Cos'è il limite salariale della Liga
Partendo dalle basi: il Barcellona si ritrova, dopo le operazioni di mercato invernali, con un limite salariale negativo per 144,35 milioni. Ma cos’è il limite salariale imposto dalla Liga? Si tratta «dell'importo massimo che ogni club/SAD può spendere durante la stagione 2021/22 dopo il mercato estivo e include la spesa per giocatori, allenatore, vice allenatore e preparatore ficio della prima squadra. Tale limite comprende anche la spesa per le filiali, accademia e altre sezioni». Il calcolo di tale tetto di spesa prende in considerazione le seguenti voci: «stipendi fissi e variabili, previdenza sociale, premi collettivi, spese di acquisto (comprese le commissioni per gli agenti) e ammortamento». Ciascun club o SAD (società sportiva anonima) «propone alla Liga il proprio limite» che viene successivamente approvato dall'Organo de Validacion della stessa Liga, il quale può in caso rettificarlo. Per il Barça, in pratica, il tetto di spesa sul mercato è negativo. Non solo: lo è di oltre 144 milioni.
Ciò non significa che il club debba ripianare tale cifra. La spiegazione in merito l’ha data Javier Gomez, Director General Corporativo della Liga: «Il limite è negativo perché le perdite del Barcellona sono maggiori rispetto alla sua capacità di reperire risorse. Il sistema della Liga dice che deve tornare a generare profitti. Gli si permette di tesserare, ma con delle limitazioni». La strada porta a due possibili soluzioni: le plusvalenze sul mercato, con la cessione dei propri giocatori, oppure l'aumento dei ricavi, con l'accordo da ratificare con il fondo CVC. Il Barcellona è stato uno dei club ad essersi opposto alla creazione della media company LaLiga Impulso, ma anche accettando la proposta, non basterebbe da sola per tappare le falle: «L’operazione – prosegue Gomez – prevede che il 15% della somma prevista possa essere assegnata al tetto salariale». Di certo, non abbastanza per coprire i 144 milioni di saldo negativo.
Il Barcellona può operare sul mercato?
Le operazioni dell’ultimo anno evidenziano l’ovvio: il Barcellona può ancora fare acquisti, nonostante una situazione finanziaria a dir poco critica. Questo perché il tetto salariale posto dalla Liga, di fatto, non comporta blocchi. Anche chi non ha margine di manovra, sulla carta, può operare sul mercato. Lo può fare sulla base di quanto previsto dall’articolo 100 del Regolamento di controllo economico dei club, che autorizza spese pari al 25% di quanto ricavato dalle cessioni o di quanto risparmiato tramite risoluzioni o spalmature. Uno stratagemma che il Barça ha già adottato negli scorsi mesi: Piqué ha ridotto il proprio ingaggio e ha pubblicato anche su Twitter l’estratto conto (in polemica con un giornalista catalano), mentre Umtiti ha rinnovato il proprio contratto fino al 2026 per poter dilazionare il pagamento dello stipendio su tre esercizi, avendo un accordo precedentemente in scadenza nel 2023.
È in questo modo, considerando anche gli accordi con Jordi Alba e Busquets, che il Barcellona ha potuto tesserare i nuovi arrivati in estate (tutti a parametro zero) e che a gennaio ha potuto aprire le porte a nuovi acquisti, col solo Ferran Torres formalmente pagato al club di appartenenza, anche se il Manchester City inizierà a riscuotere le rate del cartellino solo dal prossimo esercizio. Allo stesso modo, il prossimo mercato del Barcellona dovrà seguire la stessa strada. Se Kessié chiede 6 milioni di stipendio (netto), i catalani dovranno liberare una cifra quattro volte superiore a quella investita per assicurarsi l’ivoriano, incluse tasse e commissioni da riconoscere al procuratore del giocatore. Stessa cosa per Christensen, il cui addio al Chelsea è sempre più probabile visto il blocco – stavolta sì – delle trattative per i rinnovi nel club londinese.
Niente Haaland, spazio agli svincolati
Ecco dunque perché, anche quest’estate, il Barcellona si tufferà sui parametri zero, nel tentativo di ridurre il più possibile le spese sul fronte dei nuovi innesti. E se nella classifica della Liga la squadra di Xavi è riuscita ad inserirsi nuovamente nel treno della Champions League, la prospettiva di assicurarsi la partecipazione alla massima competizione continentale non basterà certo per sognare in grande sul mercato. Insomma, i titoli dei giornali catalani su Haaland sono destinati a rimanere anche per quest’anno un’illusione. Ed è lo stesso club a chiarirlo una volta per tutte: «Non dipende da me, però in questo momento le cifre ci sfuggono», ha ammesso a Cadena Cope il vicepresidente Eduard Romeu. Con un’asta all’orizzonte, al Barcellona non resta che pensare agli svincolati.