video suggerito
video suggerito
Mondiali in Qatar 2022

Come ogni 4 anni torna Ochoa ai Mondiali e tutti sono pronti a innamorarsi delle sue folli parate

Dopo aver aspettato i Mondiali del 2006 e 2010, dal 2014 Guillermo Ochoa diventa titolare della porta del Messico e inizia la sua storia. In ogni partita disputata dal Tri ha inventato parate con ogni parte del corpo, fermando i migliori attaccanti al mondo. Ora è in Qatar per ripetersi ancora una volta.
A cura di Jvan Sica
265 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Il 13 giugno 2014 nasce una storia d’amore molto particolare, una di quelle storie d’amore in cui la lontananza sai è come il vento, come cantava Domenico Modugno, capace di rafforzare e infuocare i legami forti invece di distruggerli. Nasce la storia d’amore tra un portiere messicano nato nel 1985, Francisco Guillermo Ochoa Magaña, per gli amici il “Portiere del Messico riccio” e il Mondiale di calcio, il suo palcoscenico preferito, in cui è capace di strabiliare e farsi ammirare con quei suoi capelli in cui ogni riccio è un capriccio (ormai Modugno domina in questo pezzo).

Come ogni vera storia d’amore durevole il corteggiamento da parte Ochoa è stato lungo e faticoso, pieno di momenti in cui il portiere stava per mollare la presa. Viene convocato infatti già nel 2006 per il Mondiale di Germania dal ct Ricardo la Volpe. Ha 20 anni e una faccia da bambino. È solo il terzo portiere, prima di lui ci sono il titolare della porta messicana, il Gran Capitán del Guadalajara, Oswaldo Sánchez e il secondo, José de Jesús Corona, l’uomo che ne doveva prendere il posto. Ochoa vive quel Mondiale in panchina, però si innamora follemente di una competizione che non ha niente a che vedere con tutte le altre partite giocate durante l’anno. Il Mondiale è di una bellezza sconfinata rispetto al resto e da quel momento Ochoa decide che dovrà diventare suo.

Ci riprova quattro anni dopo, ma fa semplicemente un passo in avanti, senza mai dichiararsi definitivamente. Il titolare del “Tri” è Oscar “El Conejo” Pérez, mitologico numero 1 del Cruz Azul e a lui tocca fare il 12 senza mai entrare in campo. Il Mondiale sembra sempre sfuggirgli, sembra sempre che si dichiari ad altri e non a lui. Serve aspettare altri quattro anni per incontrarlo di nuovo, ma Ochoa non si abbatte e finalmente arriva quel 13 giugno 2014, quando scende in campo da titolare per difendere la porta del Messico contro il Camerun di Eto’o e Choupo-Moting. Il Messico vince con un gol di Peralta, ma deve ringraziare anche il suo numero 13 che vola come un uccello perplesso su un colpo di testa di Benjamin Moukandjo negli ultimi minuti di partita.

Ochoa nel 2014, al suo primo Mondiale da titolare (il terzo in assoluto con il Messico)
Ochoa nel 2014, al suo primo Mondiale da titolare (il terzo in assoluto con il Messico)

Il 13 giugno c’è finalmente la dichiarazione ufficiale, ma è il 17 che scoppia la passione. Brasile-Messico all’Estádio Castelão di Fortaleza. I padroni di casa chiudono il Messico nei suoi 30 metri, è un assalto che dura 90 minuti. La prima parata senza senso è su un colpo di testa di Neymar, una sorta di copia della parata del secolo di Banks su Pelé a Mexico ’70, poi salva su Paulinho a tu per tu con Ochoa senza difensori messicani che se ne prendessero cura, parata di pancia su tiro preciso di Neymar sul primo palo e per finire puro istinto su un colpo di testa a due metri dalla porta di Thiago Silva. A fine partita la sua faccia è inquadrata più di quella di Johnny Depp in Secret Window. Dopo questo match che fa scoppiare l’amore, altra bellissima partita per regolare 3-1 la Croazia e poi sconfitta agli ottavi contro l’Olanda che finirà terza.

Passano altri quattro anni ma tutto è come prima. Mondiali di Russia 2018, Ochoa titolare, prima partita contro i campioni del mondo della Germania. Questa volta le meraviglie sono su Kroos, palla all’incrocio dei pali su punizione ma deviata con due mani con volo da uccello questa volta sregolato e su Mario Gómez, in uscita bassa con quella sua capacità di stare sulle ginocchia e parare di stomaco. Il Messico vince 1-0 e si mette bene. Servono però almeno altre due parate pazze prima degli ottavi, una sul centravanti della Svezia Marcus Berg, che colpisce a botta sicura ancora una volta a due metri dalla porta, ma trova lo stesso schermo in plexiglass di Thiago Silva e una parata di ascella su Son, che cerca di infilarlo con un colpetto rasoterra. Ancora Brasile, questa volta agli ottavi. La partita di Ochoa è di nuovo sensazionale. Le parate si ripetono su Neymar, Gabriel Jesuse una strepitosa su Willian con le unghie. Il Messico perde ma solo perché Ochoa non ha la bilocazione a disposizione.

E arriviamo all’oggi, nel momento in cui ritorna l’amore a scadenza quadriennale. Uscite strambe, colpi di puro istinto, un corpo che serve a non far oltrepassare alla palla quella riga bianca, spesso senza nessuna regola tecnica a guidarlo, opponendo tutto quello che ha a disposizione, senza buttare niente. Questo desideriamo da Ochoa e i Mondiali. E non vediamo l’ora di guardare un altro video come quello che è su Youtube sulle sue migliori parate nel 2018. La musica scelta per accompagnarlo è “Falling” dei Diviners (feat. Harley Bird), scelta eccezionale per quel che riguarda la melodia oltre che per il testo, perché Guillermo Ochoa sembra sempre che stia per cadere, ma poi non cade mai (almeno nel nostro cuore).

265 CONDIVISIONI
999 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views